Dal diritto all’oblio alla privacy a quello di accesso all’informazione (in riferimento ad esempio al Freedom of Information Act, un tipo di legge già adottata in 90 paesi democratici che rende la conoscenza delle informazioni raccolte dal governo un diritto universale, ponendolo alla base della libertà di espressione dei cittadini), è davvero ampio il campo dei diritti toccati dalla rivoluzione digitale. Un argomento, questo, mai come oggi tanto attuale quanto dibattuto. Anche in Italia, dove si è svolta la prima riunione per la commissione per i diritti e i doveri di internet istituita dalla presidente della Camera, Laura Boldrini (che, attraverso il suo profilo Twitter, ha commentato entusiasta: “felice per la prima riunione della Commissione per i diritti e doveri in Internet #BillOfRights”).
A confrontarsi in merito ai temi legati alla rete sono stati chiamati deputati attivi sui temi dell’innovazione tecnologica e dei diritti fondamentali, studiosi ed esperti, operatori del settore e rappresentanti di associazioni (a coordinare i lavori del comitato ristretto che darà vita a una bozza del già citato “bill of rights” è il professor Stefano Rodotà).
Le proposte elaborate dalla Commissione saranno sottoposte ad una consultazione pubblica per assicurare un’adesione più ampia possibile alla definizione di un testo finale. I primi risultati saranno sottoposti anche all’attenzione dei partecipanti alla riunione interparlamentare sui diritti fondamentali che si svolgerà proprio alla Camera il 13 e 14 ottobre 2014 nel corso del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea e che vedrà la partecipazione dei Parlamenti di tutti e 28 gli Stati membri dell’Unione europea. Insieme alla commissione della Camera, a livello internazionale si stanno già muovendo altri paesi e alcune istituzioni europee, con l’intento di approdare alla definizione di una Carta dei diritti per gli utenti della rete, che renda internet uno strumento adeguato di democrazia, difendendo la riservatezza e sicurezza di coloro che la utilizzano.
Un complesso iter progettuale, quello che si sta portando avanti a livello mondiale, in stretto rimando al modello di partenza dettato dal Marco Civil da internet, la legge N. 12.965 – promulgata lo scorso 23 aprile – che ha posto il Brasile in prima linea per la disciplina dei diritti della rete. In base a questa prima Costituzione di internet le informazioni online – la cui raccolta e diffusione è disciplinata dalla legge carioca – devono essere distribuite senza discriminazioni di prezzo e non essere sottoposte a controllo preventivo da parte dei provider (ma solo a oscuramento nel caso in cui si verifichino degli illeciti). Informazione, privacy – con particolare attenzione ai minori e al loro utilizzo dei social network – e nuove tecnologie.
In Italia il dibattito rimane aperto (“il Parlamento non può rimanere a guardare di fronte a questi cambiamenti epocali”, afferma la presidente Boldrini). Ma la strada imboccata sembrerebbe quella giusta, anche alla luce delle recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, convinto che il nostro paese “deve cambiare faccia, anzi interfaccia” e che “è arrivato il momento di un mercato digitale e di un’unica authority digitale europea. Perché senza investire nell’Information and communication technology non c’è democrazia”.