L'OSSERVATORIO POLIMI

L’Agenda digitale vale 70 miliardi

La stima a firma dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Polimi. Pagamenti elettronici e e-procurement chiave per rendere meno costosa la PA. Imprese: Pil in crescita con le start up innovative

Pubblicato il 15 Feb 2013

L’attuazione di un’agenda digitale per il Paese può liberare risorse per oltre 70 miliardi di euro: 35 miliardi di euro dal contrasto all’evasione fiscale e dal miglioramento dell’efficienza della PA, 25 miliardi dalla semplificazione della relazione tra PA, imprese e cittadini, più ulteriori risorse per le imprese dall’aumento della produttività, dalla riduzione dei costi e dalla nascita di nuove Start-Up. E’ il nocciolo dell studio presentato dall‘Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano al Convegno “Qual è la vera agenda digitale di partiti e coalizioni?” al quale hanno partecipato Luigi Buoncristiani di Rivoluzione Civile, Mario Caputi di Fare per fermare il declino, Alex Curti del Movimento 5 Stelle, Marco Meloni del Pd, Antonio Palmieri del PdL, Francesco Sacco di Scelta Civica.

“Abbiamo voluto richiamare l’attenzione di tutte le parti politiche al tema dell’agenda digitale che è uno dei fattori chiave da cui dipenderà il futuro del nostro Paese – affermano Andrea Rangone e Alessandro Perego, Responsabili Scientifici dell‘Osservatorio Agenda Digitale – Spingere l’innovazione digitale infatti è una leva trasversale a qualsiasi comparto dell’economia e della pubblica amministrazione, capace di portare benefici consistenti all’Italia. Nella pubblica amministrazione può aumentare l’efficienza della PA, combattere l’evasione fiscale, semplificare la relazione tra PA, cittadini e imprese. Mentre per le imprese può aumentare gli investimenti in Ict, favorire lo sviluppo dei mercati digitali, stimolare la nascita di Start-Up Hi-Tech”.

Riguardo la PA, una spinta all’innovazione digitale può produrre benefici per 35 miliardi di euro al bilancio dello Stato in termini di maggiori entrate, grazie a misure che combattano l’evasione fiscale, e di minori uscite, grazie ad un miglioramento dell’efficienza della PA. Nel dettaglio è possibile stimare 5 miliardi di euro di maggiori entrate, nell’ipotesi di un aumento dal 20% al 30% della penetrazione dei pagamenti elettronici consumer, utili a ridurre l’evasione su Iva. e imposte. 10 miliardi invece si potrebbero ricavare nell’ipotesi che tutte le imprese adottino la conservazione sostitutiva di documenti fiscali, che raddoppia la produttività dei controlli dell’Agenzia delle Entrate. Aumentando la diffisione dell’eProcurement dall’attuale 5% al 30% si risparmierebbero 5 miliardi di risparmi per saving negoziali. 15 miliardi di euro di risparmi per saving di processo si risparmierebbero nell’ipotesi della riduzione costi del personale del 10% grazie alla digitalizzazione processi della PA (amministrazione, sanità, scuola, giustizia. ecc), capace di aumentarne la produttività.

“L’agenda digitale rappresenta uno strumento per sanare il bilancio pubblico, ridurre le tasse e favorire la crescita economica – proseguono Rangone e Perego – Non a caso, l’innovazione digitale è da anni al centro della strategia politica degli Stati Uniti e della Ue, che si è esplicitamente dotata di un’agenda digitale a partire dal 2010. In Italia, è necessario che il nuovo Governo riprenda con un programma chiaro per l’innovazione digitale la strada già tracciata da diversi provvedimenti di legge, culminata con lo scorso dicembre con l’approvazione del decreto Sviluppo bis”.

L’innovazione digitale nella Pubblica amministrazione inoltre può portare benefici per le imprese per un totale di 25 miliardi di euro grazie ad una semplificazione della la relazione tra PA, imprese e cittadini, nell’ipotesi che si concretizzino due azioni chiave: 23 miliardi di euro l’anno di recupero di produttività grazie alla digitalizzazione dei processi di interfaccia tra PA e Imprese, che possono ridurre di un terzo i costi della burocrazia sostenuti dalle imprese; 2 miliardi di euro l’anno di minori oneri finanziari grazie ai Pagamenti elettronici della PA che abilita il pagamento dei fornitori nei tempi prescritti dalla Direttiva 2011/7/UE, riducendo del 50% i costi legati a ritardi di processo.

Ma non è tutto. Anche l’innovazione digitale delle imprese stesse può portare ulteriori benefici al sistema economico: 6 miliardi di minori costi, nell’ipotesi che passi dall’attuale 5% al 15% la digitalizzazione dei processi commerciali tra le imprese (fatturazione elettronica estesa o eCommerce B2b) che riduce i costi e aumenta la produttività; 3 miliardi di euro l’anno di risparmi per le famiglie dalla crescita dei mercati digitali, nell’ipotesi che passi dall’attuale 2,6% al 10% l’utilizzo esteso dell’eCommerce B2c, che comporterebbe un beneficio pari a 1500 euro per famiglia l’anno.

Con la nascita di start up hi-tech il Pil crescerebbe dello 0,2%,nell’ipotesi che siano stanziati 300 milioni di euro l’anno in fondi Seed, con impatto sulla crescita del prodotto interno lordo nel lungo termine (se l’investimento è ripetuto nel tempo l’incremento del PIL diviene stabile). La produttività del lavoro aumenterebbe dell’1,5% grazie alla digitalizzazione dei processi aziendali, che porterebbe a eliminare 30 miliardi di documenti cartacei e risparmiare 7 miliardi ore di lavoro “a scarso valore aggiunto” in 10 anni.

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