Anche l’Italia ha il suoi Foia grazie al quale – per usare la parole del sottosegretario alla PA, Angelo Righetti, – la PA “diventa una casa di vetro”. Il Consiglio dei ministri ha dato infatti il via libera al decreto attuativo della riforma PA sulla trasparenza, che introduce il Freedom of information act, ossia il diritto di accesso agli atti e ai documenti della PA da parte dei cittadini. Il coordinamento formale del testo è stato affidato al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti. “Il primo decreto ha finito il suo percorso.
Il decreto introduce una nuova forma di accesso civico ai dati e documenti pubblici equivalente a quella che nel sistema anglosassone è definita Freedom of Information Act che consente ai cittadini di richiedere anche dati e documenti che le pubbliche amministrazioni non hanno l’obbligo di pubblicare.
D’ora in poi il cittadino, a prescindere da un interesse diretto, senza doverlo giustificare, potrà richiedere alla pubblica amministrazione dati e documenti.
Come si legge nel comunicato di Palazzo Chigi nello specifico: si aprono le banche dati delle amministrazioni che le gestiscono e si rende strutturale il sito “Soldi pubblici”. Il piano nazionale anticorruzione adottato dall’Anac, inoltre, sarà più semplice, snello e di facile attuazione per le pubbliche amministrazioni che dovranno recepirlo nei propri piani triennali di prevenzione della corruzione. Sono state accolte le condizioni poste dalle Commissioni parlamentari nei loro pareri e sono state recepite gran parte delle osservazioni avanzate dalla Conferenza Unificata, dal Consiglio di Stato e dal Garante per la protezione dei dati personali.
In tema di accesso civico viene eliminato l’obbligo di identificare chiaramente dati o documenti richiesti, viene esplicitata la gratuità del rilascio di dati e documenti; viene stabilito che l’accoglimento o il rifiuto dell’accesso dovranno essere effettuati con un provvedimento espresso e motivato. In particolare l’accesso è rifiutato quando si renda necessario evitare un pregiudizio concreto alla tutela di uno degli interessi pubblici o privati (interessi dello Stato, sicurezza nazionale, questioni militari tra gli altri).
Contro l’eventuale “no” dell’ufficio pubblico, chi fa la richiesta potrà appellarsi al responsabile anticorruzione o, negli enti locali, al difensore civico, evitando così la via più costosa del ricorso al Tar, unica strada prospettata dal primo testo del decreto.
Il Freedom of Information Act è uno dei cavalli di battaglia del ministro Maria Anna Madia la quale, alla vigilia dell’arrivo del testo sul tavolo del Consiglio dei Ministri, ha affermato che il Decreto Trasparenza “ci porterà a livelli di paesi più avanti di noi”.
A parere del commissario Anticorruzione Raffaele Cantone, il Foia rappresenta la pietra miliare di un cambiamento profondo di mentalità della concezione della PA verso la trasformazione in una casa di vetro dove sarà più difficile l’annidarsi di inefficienza e corruzione.
Ma quali sono i documento a cui si potrà accedere? Si potrà accedere ad esempio all’iter di valutazione di un appalto o ai finanziamenti concessi dal Comune dei provvedimenti sui servizi pubblici, dalla sanità ai trasporti, i tempi reali per lo smaltimento delle pratiche e molto altro.
Ma non sempre ci sarà bisogno di chiedere l’accesso: il testo regola gli obblighi “automatici” di pubblicazione finora sparsi in tante normative. Le amministrazioni dovranno mettere online tutti i pagamenti effettuati, in forma puntuale e aggregata, per permettere di tenere davvero sotto controllo il fenomeno dei debiti commerciali nei confronti dei fornitori. Stato, Regioni ed enti locali dovranno pubblicare anche per i titolari di incarichi dirigenziali a qualsiasi titolo i dati che oggi devono fornire peri politici, dalle indennità alla situazione patrimoniale. Dovranno essere pubblici, anche i criteri con cui si formano le liste di attesa nella sanità.
“Per un bilancio complessivo sul provvedimento, aspettiamo di poter leggere il testo che speriamo venga reso pubblico al più presto, soprattutto perché di trasparenza si tratta” – dichiara Federico Anghelé di Riparte il futuro– Le dichiarazioni del governo fanno ben sperare ma non siamo ancora in grado di valutare quante e quali delle obiezioni presentate da Riparte il futuro al ministro Madia siano effettivamente state accolte. Come risaputo la bozza di decreto approvata in via preliminare il 20 gennaio era largamente insufficiente e conteneva alcuni provvedimenti sbagliati che dovrebbero ora essere stati corretti”.
“Foia4Italy si è rivelata una straordinaria iniziativa della società civile: oltre 30 soggetti diversi che si sono uniti per veder riconosciuto anche in Italia il diritto di accesso civico come già accade in oltre 90 paesi del mondo. Per la prima volta esperti, attivisti, cittadini hanno dato vita a una rete aperta, che ha raccolto oltre 88.000 firme e che ha seguito tutto l’iter legislativo tenendo costantemente informata la community. Ora aspettiamo di poter dire fino a che punto siamo riusciti a incidere”, conclude Anghelé.