Fa bene il ministro Brunetta ad individuare nella PA il settore dal
quale poter riavviare la crescita della nostra economia (come
d’altronde la Commissione europea sostiene da anni) sancendo il
passaggio dallo Stato soggetto allo Stato funzione o, meglio
ancora, servizio.
Ma questa centralità non può essere guadagnata semplicemente
appellandosi al senso di responsabilità dei dipendenti pubblici a
favore di una maggiore produttività. Troppo semplice per
un’equazione leggermente più complessa: all’orgoglio
individuale ci si può riferire quando c’è una visione di futuro
che non può essere semplicemente quella di mettersi a testa bassa
e produrre di più in termini assoluti. Il processo di
informatizzazione e di modernizzazione della PA, ad esempio, in
passato si è prevalentemente basato su una spontanea
partecipazione dei dipendenti più motivati che hanno messo a
disposizione competenze, energie e orgoglio per costruire una PA
più vicina ai cittadini: è sullo spontaneismo dal basso che sono
nate le prime reti civiche, i servizi online e la telematica
pubblica.
Ora è evidentemente necessario pensare ad una nuova fase che dia
spinta e centralità alla PA e che sia sostenuta, allora sì,
dall’orgoglio e dalla responsabilità a cui si appella Brunetta.
Ma è una fase che deve scaturire da un genetico mutamento.
Qualcosa come il progetto “Digital Britain” voluto dal primo
ministro Gordon Brown che punta sull’industria delle Tlc per
ridare slancio all’economia inglese tramite l’obiettivo di
dotare le case di banda larga entro il 2012.
C’è bisogno di una “Digital Italy”. Da questa prospettiva il
Web 2.0 può essere metafora e strumento per una PA che si ripensa.
È metafora nel senso che può essere evocativo di una PA che
ridefinisce il suo ruolo all’interno del paese, è strumento
perché dall’utilizzo delle tecnologiche più avanzate si possono
trovare le soluzioni più adatte per migliorare i servizi, ridurre
i costi, guadagnare efficienza per investire in nuove soluzioni e
fare così da volano ad un’economia in difficoltà.
L’Amministrazione 2.0 (per ora chiamiamola così) ragiona in
termini di obiettivi piuttosto che di procedure, si preoccupa di
valorizzare i saperi e la saggezza dei dipendenti e dei cittadini
nella consapevolezza che l’intelligenza collettiva permette
imprese impossibili per un’organizzazione o per una persona.
Convinti della necessità di avviare una riflessione su questi temi
Forum PA e il Comune di Venezia hanno organizzato un tavolo di
confronto tra gli enti locali più sensibili ed impegnati a
sostenere un nuovo modo di amministrare la cosa pubblica: il club
di Amministrare 2.0. Si tratta di un tavolo basato su incontri
informali di scambio di esperienze e che a Forum PA troverà
un’occasione di confronto e di lavoro tra gli addetti ai lavori
con l’obiettivo di mettere a sistema le prime iniziative che, per
fortuna, non mancano, a cominciare da Venezia che
dell’amministrare 2.0 ha fatto una scelta di guida della città.
Così come il Comune di Reggio Emilia ha deciso di utilizzare dei
dispositivi Bluetooth per un nuovo progetto di comunicazione.
Alla base, l’intenzione di costruire una rete di dispositivi
Bluetooth in grado di trasmettere le informazioni della PA in punti
strategici della città. Dispositivi bidirezionali, in grado di
ricevere i contenuti trasmessi dai cittadini tramite terminale
mobile: in questo modo si consente una comunicazione a tutti gli
effetti elevando l’utente dalla condizione di ricevitore passivo
di messaggi.
*Amministrare 2.0