La Pec ai nastri di partenza. Ma restano dubbi tecnici

A fine novemebre i professionisti obbligati ad avere una mail certificata. Brunetta: “Con la riforma del Cad ovvieremo a tutte le carenze tecniche e organizzative”

Pubblicato il 23 Nov 2009

Nessuna proroga, nessun rinvio. Sulla Posta elettrica certificata,
il ministro per la PA e Innovazione, Renato Brunetta, non ha
intenzione di spostarsi di un millimetro: entro il prossimo 28
novembre tutti i professionisti (architetti, avvocati,
commercialisti e consulenti del lavoro) dovranno dotarsi una e-mail
certificata da utilizzare nelle comunicazione con le pubbliche
amministrazioni e ne dovranno fare comunicazione all’ordine di
appartenenza. Gli ordini professionali saranno, invece, obbligati a
predisporre un elenco degli indirizzi dei loro iscritti accessibili
solo da parte delle PA.
“Non ho intenzione di fare passi indietro rispetto alla scadenza
perché credo che i professionisti siano la punta di diamante
dell’intelligenza professionale in Italia – precisa il ministro
Brunetta -. Grazie a loro si potrà attivare un circolo virtuoso di
utilizzazione che ci porterà dritti dritti all’adozione
universale della Pec, prevista per 2010, che coinvolgerà circa 30
milioni di cittadini”.

Stando ai numeri del Cup (Comitato Unitario dei Professionisti)
saranno circa 2 milioni i nuovi utenti di caselle certificate;
caselle che si andranno ad associare a quelle attivate da Aci e
Inps che, per prime, hanno dato il via alla sperimentazione lo
scorso 1à novembre.
Nonostante i numeri, comunque importanti – il test autunnale
prevede di lanciare 5 milioni di Pec, associando quelle dei
professionisti, dei due enti sperimentatori e delle  nuove imprese
che con la legge 133/2008 sono state obbligate ad attivare una mail
certificata – la casella “innovativa” rischia,di partire con
qualche difetto nel motore.
A cominciare dall’elenco degli indirizzi Pec dei professionisti
che gli ordini sono obbligati a creare. Saranno davvero a prova di
privacy con accesso solo per le amministrazioni autorizzate? E per
quanto tempo i messaggi devono essere conservati? E ancora, come
dovranno essere archiviati?
Tutti interrogativi a cui il ministero della PA e innovazione non
ha ancora dato una risposta “tecnica”. Ma il ministro
rassicura. “La delega che il governo ha ottenuto per la riforma
del Codice dell’amministrazione digitale consentirà definire
meccanismi organizzativi e tecnici – rivela -. Lavoreremo inoltre
perché nella PA ci siano due canali di comunicazione distinta, uno
per le Pec dei professionisti e uno per quelle dei cittadini,
articolandoli in base agli uffici di protocollo”.

Altro punto dolente riguarda il contenuto delle mail. I cittadini e
i professionisti potranno fare ricorso a questo strumento per
comunicare una qualsivoglia cosa alla PA? “Anche in questo caso
le sperimentazioni ci saranno d’aiuto – prosegue Brunetta -.
Bisogna sicuramente filtrare il contenuto, rispettando i bisogni
del cittadino ma anche valutando le capacità di risposta delle
PA”.
Discorso a parte, invece, va fatto per la posta elettronica che
verrà attivata dagli avvocati. Oggi i “professionisti del
tribunale” utilizzano quella del comparto Giustizia, realizzata
per il processo telematico che è, sì, elettronica, ma non
certificata.
“La Posta elettronica che si utilizza ora nei tribunali è
tecnologicamente identica quella cosiddetta universale – precisa
Brunetta -. L’unica differenza è che non è certificata secondo
i requisiti di legge. In questo senso avvieremo un processo di
certificazione per attuare la legge 2/2009 che richiede una sola
casella certificata per dialogare con tutte le PA, in
collaborazione con il ministero della Giustizia”.

Entro il 2010 il ministero contra di attivare circa 30 milioni di
caselle di posta elettronica certificata.
“La Pec è un tassello fondamentale del piano di e-government –
conclude il ministro -. Praticamente la testa d’ariete della
digitalizzazione di tutta la Pubblica amministrazione, centrale e
locale. In questo senso per facilitare l’adozione di strumenti di
comunicazione certificata abbiamo messo a disposizione dei piccoli
Comuni (in Italia sono 5700 ndr) un milione e 500mila euro”.

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