L'INTERVISTA

Lamartina (CA Technologies): “Spid, è l’ora dei service provider”

Il country manager per l’Italia della società di software: “Il successo del sistema pubblico per l’identità digitale passa dall’incremento dell’offerta di servizi. Pa e aziende sempre più sensibili alla digital transformation”

Pubblicato il 24 Feb 2017

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“La trasformazione digitale è un passo dovuto al tempo dell’economia delle applicazioni, che è dirompente e trasversale, e che si percepisce sia sulle pubbliche amministrazioni sia su diversi settori merceologici, come le banche, le assicurazioni, le telecomunicazioni. Le applicazioni e quindi il software sono il principale strumento di comunicazione tra il cittadino e la PA, tra il cliente e il fornitore, al punto di determinare spesso il successo o l’insuccesso di un brand, di un’azienda o di un’iniziativa commerciale. Per questo il software deve stare al centro del processo della trasformazione digitale”. A parlare è Michele Lamartina, country manager per l’Italia di CA Technologies, azienda specializzata nello sviluppo di software e nella promozione della trasformazione digitale delle aziende

Lamartina, quali sono gli ingredienti per avere successo nella trasformazione digitale?

E’ fondamentale adottare le migliori tecnologie digitali, per consentire una più funzionale ed efficace interazione con i clienti. Il secondo aspetto è di investire in know-how e risorse che abbiano queste competenze, e di avere una vision ben strutturata sull’agenda digitale, perché se non c’è una spinta dall’alto, dal top management della PA e in generale dei clienti, un processo di trasformazione digitale non potrà raggiungere i risultati attesi. Inoltre bisogna avere degli strumenti che possano consentire di misurare il successo delle iniziative, e per capire se la direzione è quella giusta. Quanto alla sicurezza, deve essere focalizzata non soltanto sui contenuti da proteggere, ma soprattutto sulle identità digitali. Alla fine di questo processo si otterranno i benefici della application economy: maggiore agilità, maggior velocità decisionale, un time to market più breve, una customer experience digitale migliore e di conseguenza un incremento del fatturato.

Sta cambiando la propensione a investire sulla trasformazione digitale?

In generale sì, anche se registriamo velocità diverse a seconda sei settori. La parte bancaria e finanziaria, piuttosto che la parte Telco, sono partite prima. La PA procede a macchia di leopardo, quindi ci sono eccellenze in alcune aree e realtà un po’ più lente. Ma in generale c’è grande interesse, e molte aziende sono già in marcia, tra chi si tuffa nella trasformazione digitale a 360 gradi e chi si concentra su singoli segmenti, come il DevOps o le identità digitali.

Qual è oggi il livello di fiducia dei clienti verso la sicurezza delle soluzioni digitali?

C’è più attenzione rispetto al passato sul tema della sicurezza, che si tratti di dati, di applicazioni o di utenti, anche in virtù del fatto che si sta spostando sul digitale una parte sempre maggiore di business e fatturato. Le identità digitali sono probabilmente l’asset su cui ci si concentra di più. La nostra attenzione nell’ultimo periodo è stata concentrata sulle soluzioni che consentono di monitorare gli accessi privilegiati, e sullo sviluppo di soluzioni di analisi dinamica per verificare il comportamento degli utenti, confrontarlo con quello “standard” e dare l’allarme in caso di anomalie. L’obiettivo è di prevenire eventuali furti o fughe di dati, e mitigare eventuali comportamenti fraudolenti

Lo Spid sarà uno dei driver che favorirà la digital transformation. Cosa è possibile fare per facilitare questo passaggio?

Spid è un veicolo fondamentale. A dicembre 2015 sono stati certificati i primi tre identity provider, e noi abbiamo lavorato con due di loro, tra i quali Tim, e fatto esperienza nel corso degli anni, già dal 2014, in questo campo. Grazie alle competenze acquisite finora siamo stati in grado di realizzare un pacchetto, un “acceleration kit” per Spid, che consente alle pubbliche amministrazioni – che dovranno adeguarsi a Spid entro la fine di quest’anno e hanno quindi la scadenza più ravvicinata – ma anche alle aziende private, di diventare service provider, e quindi offrire i propri servizi tramite Spid, nel rispetto delle regole dettate da Agid. Un segnale positivo è che il kit sta avendo successo, e questo porterà ad avere presto molti più servizi accessibili tramite il sistema pubblico di identità digitale, grazie a un numero più alto di service provider.

Qual è il ruolo in questo settore delle metodologie Agile e delle pratiche DevOps? L’elemento centrale che conferma il successo di un software è l’esperienza digitale che si riesce a offrire al cliente. Le aziende devono convivere sempre di più con il concetto di cambiamento, e sono obbligate a rivedere il modo in cui progettano, sviluppano, rilasciano le applicazioni e il software. Se questo è il cuore della strategia della trasformazione digitale, è evidente che tecnologie Agile e processi di DevOps possono essere vincenti. Le prime tengono conto dell’esigenza dei clienti sin dall’inizio del ciclo di sviluppo di un’applicazione, consentendo un’interazione continua sugli sviluppi e sui rilasci dei software a partire proprio dai feedback del cliente. I processi e le pratiche DevOps invece promuovono una collaborazione sempre più stretta tra chi sviluppa il software, quindi i developer, e chi si occupa delle operations: questo consente una maggior velocità nel rilascio di software e applicazioni con standard qualitativi più elevati. Grazie all’adozione combinata di metodologia Agile e pratiche DevOps si può migliorare la soddisfazione del cliente, una maggiore efficienza e minori costi IT, e quindi una maggiore produttività.

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