C’è anche l’Agenda digitale tra gli obiettivi elencati dal premier Enrico Letta nel suo discorso al Senato, dove ha ottenuto la fiducia con 235 sì e 70 no Non è un mistero che il piano telematico nazionale sia uno dei progetti chiave che l’attuale governo vuole portare a compimento con un “utilizzo ragionato dei fondi europei”, ma è la prima volta che in un discorso per la fiducia fa la sua comparsa il settore Ict.
Proprio ieri su come la crisi di governo avrebbe potuto mettere a rischio i fondi europei era intervenuto ieri il ministro per la Coesione territoriale, Carlo Trigilia. “Se la legislatura si interrompesse prima della sua naturale scadenza, se cioè lo sblocco della crisi politica fossero le elezioni anticipate, sarebbero a rischio fondi europei della programmazione 2014-2020 – ha scritto sul sito del ministero – Nessun governo in carica per la sola ordinaria amministrazione potrebbe infatti portare a termine, non avendo i poteri ‘normali’ di un esecutivo regolarmente in carica, la complessa e fondamentale serie di adempimenti istituzionali legati alla gestione delle risorse Ue”, spiegava il ministro.
Incassata la fiducia dunque il governo può proseguire all’attuazione dell’Agenda “slim” battezzata da mister Agenda digitale. Come spiegato da Francesco Caio nell’intervista rilasciata al Corriere delle Comunicazioni, i progetti chiave del piano – anagrafe unica, identità digitale e fatturazione elettronica – dovranno essere infatti finanziati con fondi strutturali europei da cofinanziare con fondi italiani, circa 30/35 miliardi per il periodo 2014-2020.
A questo proposito Agostino Ragosa aveva annunciato al nostro giornale che l’Agenzia per l’Italia digitale sta studiando insieme alle Regioni, al ministero per la Coesione Territoriale e al Mise una pianificazione “anti-spreco”.
D’altronde acceletare sul piano diventa ormai imprescindibile. Secondo l’Osservatorio Agenda digitale della School of Management del Politecnico di Milano la mancata attuazione costa al Paese un miliardo di euro al mese. Nel dettaglio un’adozione spinta e pervasiva della fatturazione elettronica verso la PA potrebbe portare risparmi di 1,1 miliardi l’anno, mentre l’introduzione di soluzioni informatiche nei processi in Sanità farebbe risparmiare 6,5 miliardi l’anno. Il corretto ricorso a infrastrutture cloud vale invece 1 miliardo in tre anni e lo sviluppo di negoziazioni online attraverso strumenti di eProcurement 5 miliardi ogni anno, passando dall’attuale 5% di transato online sulla spesa pubblica per beni e servizi al 30 per cento. La riduzione dei pagamenti con contante potrebbe poi, secondo il Politecnico, far recuperare 5 miliardi dal sommerso, se si incrementasse la quota di pagamenti elettronici dall’attuale 20% al 30% del totale. Infine ci sarebbero i vantaggi della conservazione elettronica degli archivi fiscali, in grado di rendere più rapidi i controlli, con altri 10 miliardi di possibile recupero. In base a queste stime e considerando solo i benefici più facilmente perseguibili, l’Osservatorio del Politecnico stima che ogni mese di ritardo nell’attuazione dell’Agenda digitale costi 995 milioni di mancati risparmi.