In questi giorni FPA ha portato a termine l’incarico relativo al supporto all’Ufficio Comunicazione dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, che le è stato conferito dopo aver vinto una gara un paio di anni fa.
E’ il momento quindi di fare qualche bilancio di un’esperienza senz’altro positiva ed interessante. Con questo contributo voglio raccontare un’iniziativa importante che ha caratterizzato la comunicazione dell’Agenzia nell’ultimo anno. Un progetto voluto dalla direzione di Ludovica Agrò e confermato dalla direzione di Antonio Caponetto, per cui credo l’ACT meriti un particolare apprezzamento: “Le parole della Coesione”.
La campagna “Le Parole della Coesione” è stata progettata come supporto della comunicazione social dell’Agenzia per la Coesione Territoriale ed è nata con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dei cittadini, contrastare la cultura delle fake news, e, non da ultimo, rispondere alle indicazioni delle indagini e delle ricerche più recenti relative alla comunicazione europea.
Secondo, infatti, il progetto multidisciplinare Cohesify “la percezione della politica di coesione è influenzata dalla comunicazione”, tanto che i ricercatori raccomandano ai soggetti istituzionali di adottare un linguaggio gergo-free e di “svelare” sigle, acronimi, termini tecnici.
Si è trattato quindi di una nuova rubrica social dedicata alla semplificazione del linguaggio delle Politiche di Coesione: un percorso di condivisione del vocabolario che, per l’avvio della rubrica ha scelto il termine più capace di perimetrare la mission dell’ente: coesione. La parola descrive infatti l’identità, le finalità istituzionali e la visione dell’Agenzia e funziona come pietra miliare di un percorso linguistico finalizzato a divulgare la cultura della coesione territoriale.
La rubrica è diventata un appuntamento fisso e costante, con il lancio settimanale di un termine attraverso gli account ufficiali dell’Agenzia su Twitter e Instagram. L’obiettivo che l’Agenzia si è prefisso è stato di qualificare una discussione informata attorno alle attività istituzionali e attivare nuovi percorsi di consapevolezza sui contenuti della coesione e sul valore delle politiche. Ogni termine dell’articolato dizionario dell’Agenzia è stato infatti spiegato e condiviso attraverso chart costruite con lo stesso format grafico e pensate per valorizzare l’immagine coordinata di cui l’Agenzia si è dotata, costituita dai colori istituzionali e da 12 icone, connesse tra loro, e dedicate ciascuna a uno degli obiettivi tematici perseguiti attraverso le politiche di coesione. Il colore principale delle chart è il blu europeo, selezionato in base al pantone cromatico della UE e caratterizzante i loghi dell’Unione Europea e della Commissione Europea, e prevede sullo sfondo, in trasparenza, la presenza delle icone. Gli altri colori sono stati scelti in coerenza con l’identità cromatica della campagna Cohesion 30 tramite la quale la Commissione Europea si prefigge l’obiettivo di raccontare la Politica di Coesione in tutti gli stati membri.
La rubrica è stata caratterizzata da un hashtag, ossia da un’etichetta utile a individuare le discussioni sui social network, in grado di caratterizzarle e perimetrarle. Nel caso de “Le Parole della Coesione” l’hashtag selezionato è #coesione. L’Agenzia ha infatti preferito individuare una etichetta già consolidata con l’obiettivo di inserire la rubrica in una discussione avviata per raggiungere il più ampio numero di persone e per attenersi a una logica di chiarezza. Anche in questo caso, quindi, è stato preferito un approccio orientato alla semplificazione e alla immediatezza dei contenuti.
La semplificazione del linguaggio, infine, è stata quindi una delle finalità che l’Agenzia per la coesione territoriale ha individuato tra le priorità di comunicazione all’interno del Piano Triennale di cui si è dotata per orientare la propria attività nei prossimi anni. Forte è infatti la consapevolezza di una necessaria azione di trasparenza che deve necessariamente iniziare da una sostanziale apertura del linguaggio istituzionale.
I social spesso non brillano né per chiarezza né per semplicità, a meno che non siano “semplici” insulti. Questa sperimentazione dell’Agenzia ci dimostra che si può parlare semplicemente di cose complesse senza tradirle o banalizzarle. In questo momento è un esempio prezioso.