Il sistema Paese, nonostante tutte le sue difficoltà e contraddizioni, appare in marcia verso la trasformazione digitale, sia in ambito pubblico che privato, con delle punte di eccellenza probabilmente sorprendenti per il pubblico dei non addetti ai lavori. Questa la principale evidenza della dodicesima edizione del Forum dei Centri Servizi Digitali, l’annuale appuntamento promosso da Ifin Sistemi con il patrocinio di Assintel e Assoconservatori Accreditati. Un appuntamento che si rivolge alle società che operano nel campo dell’Information Technology e nella esternalizzazione dei servizi documentali, che negli scorsi mesi sono state interessate dall’entrata in vigore dell’obbligatorietà della fatturazione elettronica tra privati. Una normativa che, come ha messo in evidenza l’amministratore unico di Ifin Sistemi, Giovanni Maria Martingano, ha sostanzialmente dato vita al progetto digitale pubblico più importante della storia italiana. Con numeri che, nel giro di pochi mesi, appaiono già notevoli e che sembrano smentire il timore caos paventato alla vigilia dell’introduzione.
Ma la fatturazione elettronica non è forse che la punta più avanzata di un processo di rinnovamento digitale che interessa tutto il variegato mondo dei servizi alle imprese e al cittadino. In questo percorso è profondamente impegnato un attore come Agid, l’Agenzia nazionale per la trasformazione digitale, che si propone per l’appunto di offrire un valore al cittadino utente, semplificandogli la vita e i suoi rapporti con la PA. Che, invece, molto spesso sono caratterizzati da controlli inutili e ripetitivi, nonché da procedure e adempimenti privi di senso. Un compito non semplice, considerando che l’universo della PA è costituito da ben 22.000 diverse pubbliche amministrazioni disseminate sul territorio nazionale, 13.500 delle quali erogano servizi direttamente ai cittadini.
In realtà in questi anni sono stati già fatti passi avanti importanti, come dimostra la velocissima diffusione di strumenti come Pago PA (141 milioni di fatture gestite), lo Spid e la partenza dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente. Per non parlare della imponente operazione di digitalizzazione messa in piedi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, chiamato a gestire tutti gli ordini di acquisto della pubblica amministrazione in formato elettronico tramite il Nodo di Smistamento degli Ordini (NSO).
Di recente il Team per la trasformazione digitale ha poi presentato un piano triennale destinato a tutta la PA per favorire la digitalizzazione del Paese, fissando azioni e obiettivi e definendo delle linee guida, volte a garantire usabilità e interoperabilità, nonché un indirizzamento più efficace della spesa delle amministrazioni. In questo senso la leva della performance potrà finalmente fare la differenza: l’azione digitale delle PA è oggi collegata a degli obiettivi e a degli indicatori precisi (come ad esempio il numero dei servizi full digital), che costituiscono un punto di riferimento inequivocabile.
Ad assistere ulteriormente il passaggio della PA italiana c’è anche una riorganizzazione e razionalizzazione della governance intorno alla trasformazione digitale, come testimonia peraltro il ritorno della figura del ministro dell’innovazione tecnologica e dell’innovazione digitale. Esiste poi anche una certa spinta da parte della normativa e della giurisprudenza: secondo una recente ricerca della Corte dei Conti, un’Amministrazione che non aderisce ai progetti digitale sta potenzialmente esponendo lo Stato a un danno erariale, dunque potrebbe essere chiamata a rispondere dal punto di vista finanziario.
Come però è stato più volte messe in luce nel corso del Forum, ogni volta che la PA opta per la digitalizzazione non ha comunque la possibilità di lasciare indietro nessuno, ovvero tutta quella larga fetta di popolazione che ha una scarsa dimestichezza con le nuove tecnologie. Tutto questo, è facile da capire, rende difficile una completa digitalizzazione dei servizi. Esiste infatti un problema nella popolazione di competenze culturali adatte ad affrontare questo cambiamento, persino nelle nuove generazioni. In questo senso va salutata positivamente la nascita di un percorso di laurea presso l’Università della Calabria in Gestione e conservazione dei documenti digitali, che sta ottenendo successi significativi anche dal punto di vista dei risultati occupazionali.
Sempre sul cammino della trasformazione digitale dei servizi alle imprese e ai cittadini ci sono due tecnologie che devono essere tenute particolarmente sott’occhio. Una è quella della blockchain, che sta vedendo una forte crescita degli investimenti, nonché dell’attenzione delle istituzioni come l’Unione Europea, che prevede un forte impatto sull’economia europea nei prossimi 10-15 anni. Ma l’affermazione della blockchain nei prossimi anni sarà strettamente correlata allo sviluppo di una apposita regolamentazione e di adeguati standard tecnici, nonché dall’avvento di una governance collaborativa su scala continentale. Più avanzato è invece il percorso dell’Intelligenza artificiale che, nonostante i timori che la sua introduzione ancora comporta (in particolare dal punto di vista delle conseguenze occupazionali), può invece rivelarsi fondamentale per l’automatizzazione e l’ottimizzazione di determinati tipi di servizi caratterizzati da una grande quantità di dati.