Nel 2012 è stato fatto un ottimo lavoro a livello governativo e di tutta l’industria dell’Ict in Italia (anche tramite l’operato di Confindustria Digitale) per definire gli obiettivi dell’Agenda digitale e i relativi processi di attuazione. Sono state anche approvate le normative che incentivano le misure per la realizzazione dell’Agenda, a cui devono ora far seguito i relativi decreti attuativi senza ritardi, pur nell’attuale scenario politico di fine legislatura e campagna elettorale. Il nuovo governo dovrà innanzitutto prendere atto del lavoro di preparazione svolto nel 2012 e porre tra le primissime priorità il raggiungimento degli obiettivi prefissati, in sintonia con quelli europei. Sarà necessario dimostrare grande coerenza e capacità di eseguire i progetti nel concreto e nel dettaglio.
Si tratta di progetti che si svolgeranno lungo l’intero arco della prossima legislatura. Siamo ancora in tempo utile, ma il Paese è in ritardo e ha bisogno di una guida capace e consapevole della strategicità dell’Agenda digitale per la crescita economica e sociale dell’Italia. Ricordo che a livello europeo, la piena realizzazione degli obiettivi dell’Agenda digitale consentirà una crescita nei prossimi anni del 5% in termini di Pil, incrementando gli investimenti nell’Ict, migliorando le competenze digitali dei lavoratori, portando innovazione nella pubblica amministrazione, fertilizzando l’economia basata su Internet (che cresce a tassi sette volte maggiori di quella tradizionale) e creando 3,8 milioni di nuovi posti di lavoro.
Vogliamo che l’Italia rimanga fuori da questo progresso? Nei primi 100 giorni il nuovo governo dovrà focalizzarsi sul chiarimento organizzativo e di governance necessario a dare una guida forte e univoca alle attività dell’Agenda digitale, confermando forti poteri e risorse all’Agenzia a questo scopo già costituita.
La scelta di persone capaci alla guida dei dipartimenti interessati sarà altrettanto fondamentale, così come il coinvolgimento dell’industria privata in questo lavoro così vitale per la competitività futura del nostro Paese e per il quale quindi tutte le migliori competenze devono essere mobilitate.