Obbligo di fattura elettronica anche tra i privati. E’ il pilastro del “pacchetto digitale” che il governo sta studiando per accelerare sul fronte della lotta all’evasione ma anche su quello della semplificazione dei rapporti col fisco. Si è aperto, infatti, il cantiere per la prossima legge di Bilancio, con i primi incontri per riaprire i vari dossier, dal lavoro, alla previdenza, al fisco, che già si sono tenuti la scorsa settimana. Con la manovra per il 2018 il governo dovrà per prima cosa sterilizzare completamente gli aumenti dell’Iva. Al netto dello sconto Ue (8-9 miliardi) e dell’effetto strutturale della manovrina (3,8 miliardi di dote per il 2018) servono ancora circa sei miliardi e mezzo. Senza contare gli impegni per il rinnovo del contratto del pubblico impiego e per una nuova riduzione del cuneo fiscale che portano il conto attualmente attorno a 10-12 miliardi.
Risorse che potrebbero venire in parte da una ulteriore stretta sul fronte dell’evasione Iva, se arriverà da Bruxelles il via libera alla deroga che consenta di estendere al b2b l’obbligo della e-fattura. I contatti, viene riferito, sarebbero già in corso. Altro tassello quello della semplificazione delle comunicazioni dei dati all’amministrazione fiscale con la creazione, tra l’altro, di un “documento unico di vendita”, che superi le attuali diverse modalità (fattura, ricevuta, ecc). In questo modo si realizzerebbe una quasi completa “de-materializzazione” della documentazione da inviare al fisco, che viaggerebbe per via telematica, raggiungendo un server centrale. I dati sarebbero poi anche a disposizione nel proprio “cassetto fiscale”, ferma restando la possibilità di richiedere una copia cartacea di fatture o ricevute se necessaria.
Al momento si tratta ancora di ipotesi allo studio, che si stanno approfondendo a un tavolo di lavoro ad hoc, coordinato dal viceministro Luigi Casero, che coinvolge l’intera amministrazione finanziaria, comprese Ragioneria, Gdf e Entrate. All’interno di questo pacchetto andrebbe poi ricollocata anche la lotteria degli scontrini, che doveva entrare a regime dal 2018. Quello cui si starebbe pensando è a un rinvio dell’intero processo al 2019. Al momento, tra l’altro, manca ancora l’infrastruttura tecnologica necessaria a supportare i negozi che vogliano aderire all’iniziativa.
Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano, il beneficio del passaggio dal processo “tradizionale” alla fatturazione elettronica si assesta tra i 7,5 e gli 11,5 euro a fattura, per organizzazioni che producono/ricevono un volume di fatture superiore alle 3.000 all’anno. Il risparmio deriva da una serie di attività per le quali occorreva l’utilizzo di manodopera “umana”: stampa e imbustamento delle fatture, interazione con il cliente, conservazione dell’archivio cartaceo, senza dimenticare il costo della burocrazia legata ai diversi passaggi autorizzativi al pagamento delle fatture.