Miragliotta: “Spid, modello a costo zero per lo Stato”

Il docente del Politecnico di Milano: “Fra tre anni avranno l’identità digitale fra i 9 e i 17 milioni di italiani. Un numero sufficiente per garantire gli oneri degli identity provider”

Pubblicato il 26 Ott 2015

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«Prevediamo che fra tre anni gli italiani con una identità digitale Spid saranno tra i 9 e i 17 milioni: un numero sufficiente per garantire la sostenibilità del lavoro di identity provider. A patto però che tutti giochino bene la propria parte». Giovanni Miragliotta, docente del Politecnico di Milano, è uno degli autori di uno studio commissionato dall’Agenzia per l’Italia Digitale sulla fattibilità del business model Spid.

Che cosa avete capito studiando i possibili modelli di business per l’identità digitale?

La base del lavoro era capire se fosse sostenibile un modello in cui gli identity provider privati facessero il lavoro senza costi per la pubblica amministrazione. E quindi se fosse possibile remunerarli attraverso la sola vendita dei servizi di identità ai service provider privati. Dovevamo anche capire quali fattori potevano portare un numero di utenti insufficiente alla sostenibilità economica.

E quindi a quale risposta siete giunti? Cominciamo con una risposta secca: il tutto può essere sostenibile o no?

Sì, può esserlo. A certe condizioni. Una di questa è che il sistema Spid attiri abbastanza utenti, in modo da portare a bordo un numero sufficiente di service provider paganti per gli identity provider.

E quanti dovranno essere gli utenti?

A tre anni dal lancio, potrebbero essere 9- 17 milioni, un numero sufficiente per garantire la sostenibilità. La condizione è che le pubbliche amministrazioni facciano alcune cose. Primo, rispettino un impegno già preso: che tutte le PA accettino Spid come servizio di autenticazione, a due anni dal primo accreditamento di un identity provider.

Secondo, le PA devono far migrare verso Spid le identità già in loro possesso in alcuni database, in particolar modo quello dell’Inps. I cittadini dovrebbero dare solo il consenso alla conversione dell’identità, senza rifare il processo- oneroso- di identificazione.

Un terzo impegno generale potrebbe essere quello di dare un’adeguata comunicazione di Spid su canali pubblici; sulla Rai.

Ma anche gli identiy provider devono fare qualcosa per arrivare a una sostenibilità?

Sì: è importante che molti soggetti dotati di una grande base utenti- per esempio banche, operatori telefonici- aderiscano a Spid e lo promuovano con campagne di comunicazione. Una seconda condizione è che anche gli identity provider facciano migrare in Spid i propri sistemi di autenticazione. Un operatore telefonico che sia identity provider deve farmi usare Spid per l’accesso ai suoi servizi. Gli identity provider devono insomma cavalcare Spid anche in veste di service provider.

Quali altri fattori peseranno per il successo di Spid?

La user experience deve essere ottimale: deve essere semplice usare Spid. Nel complesso però il nostro studio è giunto a questa conclusione: un sistema centralizzato di identità digitale, sicuro, utile ed efficiente, è qualcosa di cui il pubblico sente il bisogno. Può quindi avere successo.

I service provider. Quelli pubblici saranno obbligati a usare Spid. Quelli privati che vantaggio ne avranno?

Sono numerosi, i vantaggi. Quello che viene spesso citato- il risparmio sui costi di autenticazione- non è il più importante. Il principale vantaggio, per un’azienda che offre un servizio online, è la possibilità di ampliare di colpo la platea di italiani che possono interagirvi. Tutti quelli dotati di Spid possono usare il servizio senza doversi registrare. Secondo vantaggio, l’identità digitale che accede ai servizi del provider è ricca di attribuiti, di sicuro validi. Adesso invece molti account con cui accediamo a servizi possono avere dati falsi o comunque molto limitati. Avere dati certi sui propri utenti è importante per il business. Al momento, però, questo vantaggio è poco spendibile. La normativa impone di fornire al service provider solo il set minimo di attribuiti di identità necessario per quel servizio. Un ristorante, in un servizio di prenotazione online, non saprebbe- dell’utente Spid- il sesso, l’età, la residenza.

Altri vantaggi?

Sì: grazie a Spid il service provider può offrire servizi più sofisticati e completi. Anche quelli legati a un contratto. Sfruttando i livelli di autenticazione forte Spid, potrà chiudere online la pratica, laddove adesso è obbligato a spedire al cliente un contratto cartaceo. Infine, legando l’identità a dati di pagamento, è possibile rendere il servizio molto immediato e diretto. Entri nel sito, scegli un bene o un servizio, e paghi: il tutto tramite Spid, senza dover immettere altri codici o dati (di carta o Paypal, per esempio). È un grosso vantaggio per l’e-commerce.

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