SCENARI

Nella PA dimezzata la spesa in formazione, Inapp: “Investire su e-skill o Pnrr a rischio”

Secondo i numeri dell’Istituto per le politiche pubbliche in dieci anni si è passati da 262 milioni a 154 milioni di euro. Al palo le competenze digitali. Il presidente Fadda: “Serve sviluppare nuovi saperi che riguardino l’uso di strumenti tecnologici e capacità di reingegnerizzazione dei processi e di riorganizzazione del lavoro”

Pubblicato il 20 Lug 2021

SebastianoFadda

La spesa in formazione nella  Pubblica amministrazione è passata dai 262 milioni di euro del 2008 ai 154 milioni del 2018, per un investimento pari a 48 euro per  dipendente. Nel frattempo, l’età media dei dipendenti è cresciuta di  oltre sei anni, passando da 44,3 anni del 2003 a 50,7 anni del 2018. Gli over 50 rappresentano ormai circa il 58% del personale in  servizio. Per loro, in particolare, serve una formazione mirata e al  passo con le nuove sfide della digitalizzazione e sul solco delle  linee indicate dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza).
Sono questi alcuni dati presi in considerazione durante un webinar  organizzato oggi dall’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle  politiche pubbliche) dedicato alla pubblica amministrazione,  nell’ambito dell’iniziativa Inapp Academy, con la quale l’Istituto  intende rendersi soggetto promotore per progettare e condurre – in  sinergia con i principali referenti istituzionali – azioni tese a  sistematizzare le informazioni prodotte sul tema dei fabbisogni  formativi nell’ambito delle organizzazioni pubbliche, con iniziative  concordate anche con la Sna, la Scuola nazionale dell’amministrazione.

Le riflessioni svolte nel webinar sottolineano l’esigenza di investire in maniera concreta sulle nuove competenze per adattare i processi di  lavoro all’utilizzo delle tecnologie digitali e l’emergere di nuovi  ambiti di competenza. La pandemia ha reso ancora più urgente questo tema, come emerge anche dal dibattito in merito alle azioni da  intraprendere nell’ambito del Recovery Plan Next Generation e del  Pnrr.

Del resto, ulteriori criticità relative alla formazione nella PA emergono dai dati contenuti nel Rapporto Annuale dell’Inapp presentato venerdì scorso alla Camera dei Deputati dal Presidente Sebastiano Fadda. Secondo l’indagine meno di un terzodelle Amministrazioni ha predisposto una rilevazione dei fabbisogni formativi e, di queste, la maggior parte l’ha effettuata in modo parziale.

Inoltre meno di un quintosvolge un’attività di progettazione specifica per i corsi di formazione e redige un piano o un programma per la formazione del proprio personale. Questo dato è particolarmente allarmante in quanto dal 2013 le amministrazioni statali e gli enti pubblici non economici sono tenuti ad adottare, entro il 30 giugno di ogni anno, un Piano triennale di formazione del personale che rappresenti le esigenze formative del proprio personale.

Infine poco meno di un terzodelle amministrazioni mette in atto una valutazione finale dei corsi realizzati e un quinto delle PA ha adottato innovazioni tecnologiche 4.0 per la digitalizzazione dei servizi e delle procedure interne di lavoro.

Per quanto riguarda l’oggetto dei corsi di formazione, le competenze più frequenti sono quelle amministrative, contabili e l’attitudine al problem solving. Al contrario competenze di tipo manageriale, gestionale, organizzativo, di trattamento dati e di familiarità con le nuove tecnologie digitali appaiono piuttosto trascurate.

Infine, il tasso di partecipazione formativa e il tasso di accesso alla formazione degli over 50 sono più bassi di quelli degli under 50. Un over 50 in media partecipa a corsi di formazione per quattro ore in meno rispetto a un under 50. Per due terzi delle amministrazioni lo strumento più diffuso per l’aggiornamento delle competenze degli over 50 risiede nella relazione lavorativa quotidiana diretta con colleghi e/o responsabili. Questo dato, analizzato congiuntamente al fatto che quasi la metà delle amministrazioni lascia alla singola persona la responsabilità del proprio aggiornamento professionale, fa comprendere come spesso non si abbia un piano chiaro per contrastare l’obsolescenza delle competenze dei lavoratori più anziani.

“Dal quadro attuale – commenta  Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp – emerge la necessità che la PA rinnovi metodi di lavoro, processi burocratici, qualità dei servizi ai cittadini e alle imprese, compiendo passi avanti nella direzione della semplificazione e della trasparenza. Ciò implica la necessità di sviluppare nei dipendenti pubblici nuovi saperi ed abilità che non riguardino solo l’aggiornamento sulle normative o il mero utilizzo di strumenti tecnologici e digitali, ma anche la reingegnerizzazione dei processi e la riorganizzazione del lavoro per garantire nello stesso tempo maggiore produttività e migliore qualità del lavoro. L’iniziativa lanciata dall’Inapp per la creazione di nuovi percorsi di formazione va proprio in questo senso e si pone nel solco della tradizione che l’Istituto ha rispetto a queste tematiche”.

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