Potenziare e connettere le “autostrade digitali” della sanità, rafforzare l’assistenza sul territorio e studiare nuove forme per meglio garantire e valutare la qualità dei camici bianchi. Questi i consigli rivolti all’Italia dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che oggi ha diffuso un rapporto in cui promuove l’assistenza nel nostro Paese, rilevando tuttavia una situazione a macchia di leopardo con profonde disparità tra regioni.
“L’ Italia si mobiliti – raccomanda l’Ocse – per rafforzare le infrastrutture informative del servizio sanitario, in particolare espandendo l’insieme degli indicatori della griglia dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e facilitando il collegamento tra database, in particolare collegando i dati attraverso le regioni e tra i sistemi informativi regionali e nazionali, sviluppando i progressi fatti con la creazione del Nuovo Sistema Informativo Sanitario“.
Il Nuovo Sistema Informativo Sanitario è nato infatti con con l’obiettivo di rendere disponibile, a livello nazionale e regionale, un patrimonio di dati, di regole e metodologie per misure di qualità, efficienza, appropriatezza e costo a supporto del governo del Ssn, del monitoraggio dei Lea e della spesa sanitaria, condiviso fra i vari livelli istituzionali e centrato sul cittadino.
E ancora l’Ocse: il Belpaese “assicuri un’applicazione più omogenea a livello regionale delle iniziative nazionali per la qualità e i requisiti minimi, includendo l’assistenza primaria e assistenziale; ampli le reti per l’ assistenza territoriale e gli ospedali di comunità su tutto il territorio nazionale, attraverso l’erogazione di risorse finanziarie, e lo sviluppo di linee guida appropriate, comprese linee guida relative all’ assistenza agli anziani, ai pazienti che presentano morbosità multiple e al coordinamento delle cure”.
Infine, per l’Ocse l’Italia dovrebbe migliorare “il ruolo svolto dagli erogatori di cure primarie nella prevenzione primaria e secondaria”, e sviluppare “più ambiziose forme di garanzia e miglioramento della qualità del personale sanitario. Per esempio la ri-certificazione, la valutazione fra pari e indicatori di qualità ed esito a livello di singolo medico”.
E per incentivare lo sviluppo del digitale nel comparto sanità il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha varato il Patto per la sanità digitale. Il Patto individua alcune priorità tra le quali: i sistemi per l’interazione multidisciplinare tra professionisti in ambito ospedaliero e territoriale atti a garantire la continuità assistenziale, la definizione di modelli organizzativi innovativi per le cure primarie e la cartella clinica condivisa, i sistemi informativi ospedalieri integrati, le soluzioni per la Clinical Governance e per il monitoraggio dell’appropriatezza delle prescrizioni farmaceutiche.
Di particolare rilievo sono il fascicolo sanitario elettronico e la realizzazione di servizi di telemedicina, fattori abilitanti dei processi riorganizzativi della rete assistenziale, favorendo la de-ospedalizzazione e il potenziamento dell’assistenza territoriale. Si tratta di un primo elenco di priorità individuate tra quelle maggiormente suscettibili di interventi in regime di partenariato pubblico-privato, che sarà delineato anche sulla base della condivisione con i diversi portatori di interesse coinvolti.