OUTLOOK 2015

Ocse, paradosso Italia: “Regina del cloud, Cenerentola dell’e-commerce”

Secondo i risultati del Digital Economy Outlook 2015 siamo al terzo posto per diffusione della nuvola, ma solo il 21% delle aziende vende online. Le connessioni in fibra salgono al 16,4%

Pubblicato il 15 Lug 2015

Enzo Lima

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L’economia digitale è una priorità per la maggioranza dei Paesi Ocse. Dei 34 Paesi Ocse ben 27 hanno una strategia digitale che riconosce l’importanza dell’economia digitale per migliorare la competitività, la crescita e il benessere sociale. E la maggior parte dei paesi ha rivolto la propria azione su misure concentrate sullo sviluppo della domanda. E’ quanto emerge dal Rapporto Ocse Digital Economy Outlook 2015. Il rapporto, biennale, esamina e documenta l’evoluzione, le sfide e le opportunità offerte dall’economia digitale ed evidenzia inoltre anche le diverse politiche dei Paesi Ocse attraverso un’analisi comparata. Evoluzione in chiaroscuro per l’Italia che presenta alcune “contraddizioni”.

Il futuro del settore Ict sembra essere positivo. L’export nel manifatturiero è cresciuto del 6% all’anno mentre i servizi sono cresciuti di 30% all’anno nel periodo 2001-2013. Il settore rappresenta il 30% del totale degli investimenti privati in R&S e il 40% di tutte le domande presentate per la registrazione di brevetti, a testimonianza del ruolo fondamentale del settore nel produrre innovazione. Mentre l’occupazione nel settore Ict rimane stabile, l’occupazione degli specialisti Ict all’interno di tutti gli altri settori produttivi è aumentata, raggiungendo almeno il 3/4% del totale dell’occupazione in molti Paesi.

L’accesso alla rete e ai servizi di telecomunicazioni è sempre più veloce e meno costoso. Nel giugno del 2014, la fibra ha raggiunto il 16,4% sul totale di tutte le connessioni a banda larga e i prezzi sono diminuiti sensibilmente nel periodo 2012-2014. La telefonia mobile è sempre meno costosa: il prezzo delle offerte per i pacchetti smartphone è diminuito del 52% rispetto al 2012.

Il settore privato è online. Nel 2014, la maggior parte delle imprese dipendeva dall’Ict: il 95% delle aziende ha la banda larga rispetto all’86% del 2010. Il 76% del settore privato ha una presenza sul web. Una larga maggioranza (90%) interagisce in rete con la Pubblica Amministrazione. Il cloud computing sta accelerando: il 22% della aziende utilizza il cloud e l’Italia è tra i primi tre paesi. Permangono tuttavia numerosi ritardi. Solo il 21% delle aziende vende online con una crescita di appena il 2% rispetto al 2009. Nell’uso della sofisticazione dei software, solo il 31% della aziende ha usato l’Enterprise Resource Planning (Erp) nel 2014. Le dimensioni contano: le imprese più grandi hanno livelli d’adozione maggiori delle PMI con conseguenti ricadute negative sulla produttività. Considerato che le Pmi rappresentano una larga parte dell’economia dei Paesi Ocse, c’è ampio spazio per interventi del settore pubblico volti ad incentivare l’introduzione dell’Ict.

Ancora più disomogeneo è l’uso di Internet da parte della popolazione, con significative differenze rispetto all’età e all’istruzione. L’82% della popolazione adulta nei Paesi Ocse utilizza Internet, il 95% se ci limitiamo alla fascia d’età dei 24enni. Meno del 49% di quanti hanno un’età superiore ai 55 anni usa Internet e con sensibili differenze rispetto al livello di istruzione soprattutto tra gli individui d’età compresa tra i 65-74 anni. Gli individui con istruzione universitaria conducono più attività su Internet (58% più ampia). Il commercio elettronico è aumentato dal 31% nel 2007 al 50% nel 2014, anche attraverso gli smartphone, dal 24% nel 2011 al 38% nel 2013. I servizi di e-government variano sensibilmente da paese a paese con il 64% dei cittadini che utilizzano i servizi pubblici disponibili online. Sicurezza e fiducia sono essenziali per lo sviluppo dell’economia digitale. Gli utenti mostrano maggiore preoccupazione, rispetto al passato, nei confronti della loro privacy. In un recente survey, il 64% dei intervistati ha risposto di essere preoccupato per i propri dati personali ma anche per i governi sicurezza e privacy sono considerate priorità. Si afferma la necessità di individuare strategia integrate che facciano leva anche sulle possibilità offerte dalla tecnologia.

La possibilità di connettere qualsiasi oggetto “intelligente” è il fattore abilitante dell’ “Internet delle cose”, un’innovazione che avrà un profondo impatto su diversi settori dell’economia, inclusa l’automazione, la fornitura d’energia e i trasporti. Oggi, nei paesi Ocse, una famiglia di 4 componenti, con due figli adolescenti ha in o intorno casa, almeno dieci devices connessi alla rete. Secondo le stime Ocse, si passerà dal miliardo attuale di “cose connesse” ai 14 miliardi nel 2022.

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