IL PROGRAMMA

Oscar Giannino: Agenda digitale, PA il pilastro

“Fare per fermare il declino” presenta il programma telematico, nonostante la bufera che ha costretto il leader a dimettersi da presidente (ma non da candidato premier). Open data e pagamenti elettronici leva per costruire un “lean government”

Pubblicato il 20 Feb 2013

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Rendere la pubblica amministrazione più efficace ed efficiente, sfruttando il web e tutte le nuove tecnologie informatiche esistenti, permetterebbe allo Stato di risparmiare 7 miliardi di euro. È quanto si legge nell’agenda digitale presentata da Fare per fermare il declino, il partito fondato, tra gli altri da Oscar Giannino, in cui sono elencati i “pilastri dell’innovazione”: dalla digitalizzazione della PA e della scuola, agli open data, passando per sanità infrastrutture, giustizia, turismo, copyright, e-commerce e micropagamenti.

L’agenda digitale di Fare è costruita su un principio di fondo: tutto può e deve essere digitalizzato a meno che non costi di più farlo. L’uso dell’Ict (Information and communication technology) è uno strumento che richiede una formazione adeguata, non solo per trasferire la burocrazia esistente su computer, ma anche per una completa riprogettazione Bpr (Business process reengineering) dei processi governativi. “Questa riprogettazione – si legge nel documento di Fare – dovrà applicare i principi del ‘lean government’ (governo agile) per rendere veloci, efficaci ed efficienti tutte le procedure della macchina pubblica. A questo scopo si sottolinea l’importanza della formazione personale all’uso dei nuovi strumenti e la necessità di ridimensionare l’organico in base alla nuova organizzazione”.

Secondo Fare, se si utilizzasse l’e-procurement (l’insieme di tecnologie, procedure, operazioni e modalità organizzative, che consentono l’acquisizione di beni e servizi on-line, tra aziende) all’interno della PA per il 30% dei suoi acquisti (7% attuale) si risparmierebbero 7 miliardi di euro. Anche l’uso di tecnologie cloud è importante per il partito, ma serve una adeguata infrastruttura, non presente in buona parte del Paese. In alcuni casi sarebbe utile anche l’introduzione di “software on demand”.

Il programma prevede anche la digitalizzazione della scuola ma che “sia un reale motore di innovazione e cambiamento e non una semplice trasposizione dei libri in digitale“. Occorrebbe, inoltre, dotare le scuole di adeguate infrastrutture di accesso a banda larga e formare gli insegnanti sulle nuove tecnologie.

L’agenda ritiene gli open data un’enorme risorsa per la crescita: “Devono essere uno strumento a disposizione dei cittadini e di verifica dell’operato della PA (un bilancio dettagliato delle Regioni in open data avrebbe permesso un più facile controllo degli abusi che si sono verificati recentemente). Quella degli open data deve essere una consuetudine obbligatoria, chi è inadempiente dovrebbe perdere la sua funzione”. Per aumentare la trasparenza e anche al fine di aumentare l’utilizzo degli open data, Fare pensa sia necessaria l’adozione di una norma sul modello del Freedom of information act americano (Foia), che garantisca a tutti i cittadini l’accesso agli atti e ai documenti prodotti dalla pubblica amministrazione.

Per rendere la macchina pubblica più efficiente, trasparente e vicina al cittadini, Fare ritiene fondamentale la digitalizzazione della Sanità e della Giustizia. Per quanto riguarda le infrastrutture, il programma prevede di affidare i compiti di regolazione e controllo indipendente ad Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni). Inoltre, prevede che siano sviluppate politiche di incentivazione della banda larga dal lato della domanda (ad esempio attraverso un voucher al consumatore, di valore fino a 300 euro, per l’allacciamento in banda larga e per l’allacciamento in banda ultralarga per le zone attualmente non coperte). La connettività a banda larga, secondo Fare, dovrebbe essere tra gli oneri di urbanizzazione (ad esempio la fibra spenta).

Fare vuole la digitalizzazione del Paese anche attraverso iniziative mirate allo sviluppo dell’e-commerce tra cui: introdurre incentivi fiscali attraverso una riduzione del carico fiscale sul fatturato realizzato online pari al 5% al primo anno, il 3% al secondo ed il 2% il terzo anno; parificare le aliquote Iva per merce fisica ed elettronica (per esempio i libri); razionalizzare la legislazione (ad esempio per l’autorizzazione di inizio attività) e semplificare gli obblighi informativi in capo all’esercente; ridurre le incombenze fiscali per le vendite dirette ai consumatori, visto che i pagamenti sono tracciati e in forma elettronica.
La competizione sul turismo, secondo Fare, passa, oggi, attraverso la fornitura di adeguati servizi internet. Il turismo è, infatti, il principale settore dell’e-commerce (46% del fatturato): “Va avviato un progetto con adeguati incentivi per lo sviluppo di open data, di consorzi e di piattaforme di prenotazione e diffusione”. Il programma prevede, inoltre, formazione e aggiornamento continuo degli operatori che lavorano nel settore.

Vista la crescente rilevanza dei dispositivi elettronici mobili e la prossima introduzione di tecnologie di mobile payments (per esempio Nfc) Fare intende favorire modelli di business basati sui micropagamenti di contenuti (musica, libri, articoli) e stimolare forme di collaborazione tra circuiti di pagamento, banche, operatori Tlc, esercenti. Contestualmente occorre definire un quadro normativo che assicuri la diffusione e la interoperabilità dei diversi sistemi di pagamento e favorire la concorrenza bancaria e quindi una riduzione delle commissioni interbancarie a carico degli esercenti.

Riflettori puntati anche sui “servizi in deroga“, cioè di quei servizi per cui gli operatori telefonici possono offrire servizi di pagamento senza doversi costituire come “Istituto di pagamento” o “Istituto di moneta elettronica” (ad esempio per addebito parcheggio). Questo consentirebbe- secondo Fare – per importi di spesa contenuti di addebitare il pagamento direttamente sul credito telefonico

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