Da oggi 1° marzo le amministrazioni devono consentire l’accesso ai propri servizi digitali con la Spid e Cie – mandando in soffitta le vecchie credenziali – integrare la piattaforma PagoPA nei sistemi di incasso per la riscossione delle proprie entrate nonché avviare la trasformazione della “PA in app” mettendo a disposizione le prestazioni sull’App IO.
Stop dunque al rilascio di credenziali proprie che, però, restano in uso fino a fine a settembre, quando verrannp dismesse.
L’obbligo era previsto dal Decreto Semplificazioni con una deroga per i Comuni sotto i 5mila abitanti a cui è stato dato tempo fino alla fine dell’emergenza sanitaria.
Per agevolare lo switch off, poi, il governo Conte ha messo a disposizione degli enti 43 milioni del Fondo Innovazione e Digitalizzazione.
I termini per la presentazione delle domande di partecipazione sono scaduti il 15 gennaio 2021, registrando richieste provenienti da 7.246 Comuni, pari al 92% complessivo di 7.904 enti. È previsto che le risorse siano erogate in due tempi: la prima in misura pari al 20% per le attività concluse entro il 28 febbraio 2021 e la seconda, per il rimanente spettante, per quelle concluse entro il 31 dicembre 2021 ma a valle della verifica di quanto realizzato.
Il quadro era dunque completo: c’erano norme e fondi. Eppure gran parte della PA italiana ha ancora una volta mancato l’appuntamento, come evidenziano i numeri.
Per quanto riguarda PagoPA, la piattaforma pubblica di e-payment, gli enti aderenti sono oltre 18.600 pari al 37% del totale mentre sono 5.500 le PA, su un totale di 20mila, che consentono l’accesso tramite Spid, utilizzato lo scorso anno 144 milioni di volte per accedere ai servizi pubblici.
I dati delle adesioni all’accesso con Cie della Pubblica Amministrazione parlano di 241 enti già abilitati e di 5,5 milioni di accessi ai servizi nel 2020 (a gennaio 2021 sono stati 1,8 milioni). Con il nuovo servizio automatizzato di federazione all’identità digitale Cie il ministero dell’Interno, responsabile del progetto, punta ad accelerare l’adesione.
Numeri nettamente più bassi per l’App IO utilizzata come piattaforma di accesso ai servizi solo da 400 enti (ma questo si spiega anche con il fatto che l’applicazione è più “giovane” rispetto agli altri sistemi) e scaricata da oltre 10 milioni di utenti.
Meglio va sul fronte dell’utenza con i dati di Spid e Cie, soprattutto, in costante crescita.
Le identità digitali superano quota 17 milioni (17,3 milioni a voler essere precisi): lo sprint soprattutto dai bonus – mobilità e cashback, ad esempio – messi a disposizione del governo per fruire dei quali è necessario dotarsi di Spid.
Con oltre 19 milioni di emissioni la carta d’identità elettronica è l’identità digitale più diffusa in Italia e documento d’accesso ai servizi digitali della PA garantito dallo Stato italiano.
La corsa in avanti di Inps, Inail e Agenzia delle Entrate
Tra le PA virtuose spiccano Agenzia delle Entrate, Inail e Inps. Agenzia delle Entrate da oggi non eroga più le credenziali di Fisconline, cioè quelle proprie dell’Agenzia, e nei prossimi mesi quelle già in uso verranno progressivamente dismesse.
Sarà quindi necessario dotarsi di una delle tre modalità di identificazione e autenticazione, Spid, Cie o Cns, riconosciute per i servizi online di tutte le Pubbliche amministrazioni e che sono già utilizzabili per accedere ai servizi delle Entrate.
I cittadini, invece, che utilizzano le credenziali di Fisconline, fornite dall’Agenzia, potranno continuare ad utilizzarle fino alla naturale scadenza (e comunque non oltre il 30 settembre 2021), dopo di che sarà necessario essere in possesso, a scelta, di uno dei tre strumenti citati. I professionisti e le imprese potranno richiedere le credenziali Entratel, Fisconline o Sister, rilasciate dall’Agenzia anche dopo il 1° marzo e fino alla data che sarà stabilita con un apposito decreto attuativo, come previsto dal Codice dell’amministrazione digitale.
Sulla stessa lunghezza d’onda Inail: i nuovi soggetti che richiedono a qualunque titolo l’abilitazione ai servizi online dovranno utilizzare come esclusiva modalità di accesso identità digitale, Cie (Carta di identità elettronica) o Cns (Carta nazionale dei servizi).
“Per i soggetti già registrati e non appartenenti alle categorie per le quali è già stato previsto l’obbligo di accesso esclusivo tramite Spid, Cie e Cns – avverte l’istituto – restano valide le credenziali precedentemente rilasciate fino a nuova data stabilita da Inail e comunque non oltre il termine del 30 settembre 2021”.
Per accedere ai servizi online Inail tramite Spid, Cie, Cns gli utenti possono collegarsi al sito Inail e effettuare l’accesso alla sezione gestioneaccessi.inail.it, dove è anche possibile registrarsi per la prima volta a portale.
Pioniere Inps che no rilascia più il sui pin come credenziale di accesso ai servizi digitali avendolo sostituito con Spid. er gli attuali possessori di Pin il passaggio allo Spid avverrà gradualmente secondo le istruzioni fornite con la circolare Inps 17 luglio 2020, n. 87, che prevede una fase transitoria che si concluderà con la definitiva cessazione della validità dei Pin rilasciati dall’Istituto.
“Con lo switch off del Pin – spiega una nota Inps – l’Istituto rafforza il diritto dei cittadini alla semplificazione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione e rende operative le politiche nazionali di digitalizzazione aperte ormai agli sviluppi europei”.
I dubbi dei sindacati
I sindacati dei pensionati, in vista delle novità, chiedono l’accesso individuando un sistema che tenga conto del divario digitale. In una lettera inviata al presidente dell’Inps Pasquale Tridico e al presidente del Civ Inps Guglielmo Loy, hanno chiesto un tavolo urgente in cui affrontare il tema del divario digitale e delle difficoltà per milioni di pensionati di avere accesso ai propri cedolini della pensione.
“Sono passati ormai sei anni da quando l’Inps ha deciso di sopprimere le comunicazioni cartacee con cui inviava ai cittadini le informazioni sui trattamenti pensionistici, rendendo le informazioni accessibili solo online dal sito dell’Istituto, dopo rilascio di apposito Pin – si legge nella missiva -. Il bilancio è sconfortante: solo 4,5 milioni di pensionati su 16 milioni usano il Pin Inps e circa 12 milioni di pensionati oggi non riescono quindi a controllare importi ed eventuali variazioni delle loro pensioni e ad accedere ai propri cedolini, cosa quest’ultima che sarà resa ancora più difficile col passaggio da Pin Inps a Spid”.
Il Decreto Semplificazioni, ricordano i sindacati dei pensionati, “ha previsto, per chi non ha accesso a un domicilio digitale, altre modalità di messa a disposizione e consegna della documentazione della pubblica amministrazione, da determinare con successivo decreto, riconoscendo che esiste un problema di divario digitale. L’esclusione digitale di una parte consistente della popolazione anziana e pensionata, soprattutto quella di età più avanzata, è un fatto reale e rischia di aggravarsi ulteriormente”.