La governance inefficace zavorra la PA digitale. E senza una riorganizzazione delle competenze si rischia che le novità inserite nel Dl Semplificazioni non sortiscano gli effetti desiderati. È questo il succo del documento della Corte dei Conti, depositato durante l’audizione del presidente Angelo Buscema nelle commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici al Senato sul dl Semplificazioni.
“Appare ormai più che auspicabile la previsione di una efficace formula organizzativa che assicuri il coordinamento delle azioni poste in essere da tutti i soggetti istituzionali a qualsiasi titolo coinvolti nello sviluppo dell’informatica pubblica – si legge – Tuttavia, la necessità di dover tornare spesso, attraverso ripetuti interventi legislativi sul tema della governance, segnala le oggettive difficoltà di registrare progressi significativi nella risoluzione dalle criticità poste dal coordinamento di soggetti coinvolti, competenze, risorse e modelli organizzativi”.
PA digitale, cosa prevede il Dl Semplificazioni
Per quanto riguarda la PA, si dà un assit normativo alla diffusione della Pec nei rapporti tra amministrazione, imprese e professionisti, con l’obiettivo di agevolarne l’operatività. Focus anche sulla frammentazione dei database – annoso problema la realizzazione dell’Italia digitale, rappresentando un freno all’interoperabilità dei servizi: si semplifica il sistema di monitoraggio degli investimenti pubblici e si riducono gli oneri informativi a carico delle PA per accelerare sul consolidamento.
Procedure semplificate anche per la cancellazione dal registro delle imprese e per lo scioglimento degli enti cooperativi, al fine di assicurare che il registro stesso rappresenti fedelmente la realtà imprenditoriale operante sul territorio.
Ecco tutte le novità
Domicilio digitale
Il Dl Semplificazioni amplia l’ambito del domicilio digitale e del punto di accesso telematico che obbliga le PA a rendere fruibili i servizi pubblici tramite l’AppIO. Gli enti dovranno inoltre erogare le prestazioni anche anche in modalità digitale ed avviare i relativi progetti di trasformazione digitale entro il 28 febbraio 2021.
Nel caso di mancato raggiungimento di tali obiettivi i dirigenti responsabili delle strutture competenti potranno vedersi ridotta la loro retribuzione di risultato ed il relativo trattamento accessorio collegato alla performance individuale in misura non inferiore al 30 per cento, oltre al divieto di attribuire premi o incentivi nell’ambito delle medesime strutture.
Spid e Cie
Il decreto incentiva Spid e Cie, facilitando anche le procedure di rinnovo di quest’ultima. Entro il 28 febbraio 2021 le PA dovranno dismettere i propri sistemi di identificazione online e adottare esclusivamente l’identità digitale Spid e Cie. Laddove sia richiesta l’identificazione di un documento di identità per accedere ai servizi pubblici, sarà possibile per il cittadino farsi identificare con i suddetti strumenti senza allegare o inviare la copia del documento di identità.
I gestori dell’identità digitale accreditati verranno iscritti in un apposito elenco pubblico, tenuto da Agid, consultabile anche in via telematica.
Piattaforma digitale nazionale dati
Il decreto introduce misure di semplificazione per la gestione, lo sviluppo e il funzionamento della piattaforma digitale nazionale dati che renderà immediatamente interrogabili, disponibili e fruibili alla PA i dati pubblici e conoscibili.
Contestualmente c’è l’obbligo per le amministrazioni centrali di migrare i loro Centri elaborazione dati (Ced), che non hanno i requisiti di sicurezza fissati da Agid, verso un’infrastruttura ad alta affidabilità, localizzata in Italia, sotto il cappello della Presidenza del Consiglio. In alternativa le PA centrali possono far migrare i loro servizi verso soluzioni cloud per la Pubblica Amministrazione che rispettano i principi stabiliti dall’Agid. Stesso obbligo per le amministrazioni locali. L’obiettivo è la realizzazione di un cloud nazionale per tutelare l’autonomia tecnologica del Paese, mettere in sicurezza le infrastrutture digitali della burocrazia e garantire la qualità e la sicurezza dei dati e dei servizi digitali.
Piattaforma unica per le notifiche di atti e provvedimenti
Si introduce la piattaforma digitale unica per le notifiche di atti e provvedimenti della PA a cittadini e imprese. La raccomandata è sostituita da una comunicazione digitale ma resta confermata, per i cittadini che non posseggono un domicilio digitale, la procedura di recapito attraverso posta ordinaria.
Il gestore della piattaforma dovrà assicurare l’autenticità, l’integrità, l’immodificabilità, la leggibilità e la reperibilità dei documenti informatici resi disponibili dalle amministrazioni e, a sua volta, renderli disponibili ai destinatari, ai quali assicura l’accesso alla piattaforma, personalmente o a mezzo delegati, per il reperimento, la consultazione e l’acquisizione dei documenti informatici oggetto di notificazione.
Semplificazione della notifica di atti giudiziali e stragiudiziali
Previste anche misure di semplificazione della notificazione e comunicazione telematica degli atti in materia civile, penale, amministrativa, contabile e stragiudiziale e disposizioni per facilitare l’accesso ai servizi online da parte delle persone diversamente abili: esteso l’obbligo di accessibilità degli strumenti informatici anche agli enti o società private, con un fatturato medio negli ultimi tre anni superiore a 900 euro, che offrono servizi al pubblico attraverso siti web o applicazioni sul telefonino.
La certificazione dei dati anagrafici in modalità telematica è assicurata dal Ministero dell’Interno tramite l’Anpr mediante l’emissione di documenti digitali muniti di sigillo elettronico qualificato.
Smart working
Il decreto introduce l’obbligo per le diverse articolazioni della PA di sviluppare i propri sistemi con modalità idonee a consentire l’accesso da remoto ai dipendenti, naturalmente nel rispetto dello Statuto dei lavoratori e delle disposizioni di sicurezza delle reti e dei dati. Ovviamente va garantito un adeguato livello di sicurezza informatica, in linea con le migliori pratiche e gli standard nazionali ed internazionali per la protezione delle proprie reti, nonché promuovendo la consapevolezza dei lavoratori sull’uso sicuro dei suddetti sistemi informativi, anche attraverso la diffusione di apposite linee guida che disciplinano la tipologia di attività che possono essere svolte.
Codice di condotta tecnologica
Il codice di condotta tecnologica disciplina le modalità di progettazione, sviluppo e implementazione dei progetti, sistemi e servizi digitali delle amministrazioni pubbliche, nel rispetto della disciplina in materia di perimetro nazionale di sicurezza cibernetica.
Inoltre le PA per colmare il deficit di competenze professionali e tecniche, possono assumere temporaneamente esperti, dotati di esperienza e qualificazione professionale nello sviluppo e nella gestione di processi complessi di trasformazione digitale.
La posizione di Asstel
“Auspichiamo che nel corso dell’iter Parlamentare non vengano apportate modifiche che incidano sull’equilibrio raggiunto nel DL Semplificazioni che fornisce una risposta chiara all’interno del percorso di sviluppo delle reti 5G in Italia”. Lo ha dichiarato Pietro Guindani, Presidente di Asstel Assotelecomunicazioni, nel corso dell’audizione appena conclusa presso le Commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavori Pubblici del Senato.
“Per la Filiera delle Telecomunicazioni è di primaria importanza continuare a collaborare con le Amministrazioni Locali nella realizzazione delle reti di telecomunicazioni – ha spigetao – Il Dl Semplificazioni chiarisce le rispettive competenze istituzionali per assicurare il rispetto delle esigenze urbanistiche e dell’ambiente, in linea con quanto già previsto dalla legge quadro, n.36 del 2001, che ha lo scopo di tutelare la salute della popolazione dall’esposizione ai campi elettromagnetici ed è stata attuata dal Dpcm, 8 luglio 2003, definendo i limiti assai stringenti vigenti in Italia. I principi e le competenze contenuti in tali norme di validità nazionale sono stati costantemente ribaditi dalla giurisprudenza amministrativa e costituzionale negli ultimi 20 anni”.
Le disposizioni del Decreto Legge relative alla semplificazione delle procedure per la realizzazione delle reti di comunicazione elettronica a banda ultra-larga fissa e mobile, secondo Asstel, appaiono in grado di razionalizzare i procedimenti autorizzativi e di renderne certi i tempi di conclusione, elementi di fondamentale importanza per disporre di riferimenti normativi coerenti con i programmi di ingenti investimenti attuali e nel prossimo futuro. Su tali basi è possibile costruire un sistema di rapporti tra Istituzioni e Operatori basato sulla fiducia reciproca, che consenta al Paese di ottenere nei tempi più brevi possibili e nel rispetto delle prerogative di ognuno una infrastruttura di telecomunicazioni adeguata a sostenere le sfide dello sviluppo nel prossimo futuro.
“Questi interventi di semplificazione legislativa sono funzionali ad assicurare a tutti i cittadini la possibilità di accedere a parità di condizioni ad un adeguato servizio internet a banda ultra-larga, indispensabile per consentire di lavorare, di studiare e di fruire di servizi essenziali scegliendo liberamente il luogo ed il tempo – conclude Guidani – Il percorso verso la digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici e privati è il fondamento per il reale rilancio dell’economia italiana, assicurando nuove opportunità di occupazione e di competitività al Paese nel contesto europeo”.