Un’amministrazione “in movimento” soprattutto grazie al graduale diffondersi dei processi di digitalizzazione che, in alcuni casi, sono zavorrati da una eccessiva complessità di regole e di procedure burocratice. La fotografia è scattata dalla Relazione 2019 al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Pubbliche amministrazioni centrali e locali a imprese e cittadini, realizzata dal Cnel e presentata oggi a Roma, alla presenza della ministra della PA Fabiana Dadone.
Il report mette in luce un gap importante tra PA centrale e Locale, rilevando per quest’ultima un livello di digitalizzazione medio-basso, il che pone l’Italia tra gli Stati “non-consolidated eGov”, cioè quelli che non sfruttano appieno le opportunità fornite dalle tecnologie digitali. All’estremo opposto le amministrazioni centrali che hanno raggiunto punte di eccellenza e consentono la gestione online della quasi totalità dei procedimenti amministrativi: è il caso dell’Agenzia delle Entrate, dell’Inps e dell’Agenzia delle Dogane che rappresentano esempi concreti di un’efficace interazione con cittadini e imprese attraverso i propri siti web.
Il gap digitale italiano e il ruolo della formazione
“Il problema del divario di servizi tra Nord e Sud che offre la pubblica amministrazione a cittadini e imprese c’è da lungo tempo – ha commentato Dadone – Sicuramente ci sono degli investimenti da fare, ma con le nuove assunzioni si cercherà di superare queste disparità non solo tra Nord e Sud, ma anche tra piccoli e grandi comuni”.
In questo quadro per la ministra “la grande sfida sarà introdurre nuove competenze all’interno della Pubblica amministrazione, non solo aprire e fare entrare del nuovo personale, che sia un personale con delle qualifiche differenti, con skill differenti, non solo digitali, ma anche ‘soft’, che vengono cercate nell’ambito privato. Ritengo che sia ora di provarle anche nel pubblico”.
La Relazione evidenzia infatti una progressiva e consistente riduzione del numero di dipendenti pubblici conseguente agli anni di blocco assunzionale e alle politiche di pensionamento anticipato. “Per questo l’avvio della nuova e imminente fase di reclutamento rappresenta una leva fondamentale per il ricambio generazionale e culturale della pubblica amministrazione – ha spiegato Dadone – Risorse nuove, ricambio e competenze digitali, svecchiamento delle infrastrutture e delle procedure interne alla amministrazione diventano le parole d’ordine per la qualità dei servizi pubblici”.
A far svoltare la PA serve più formazione e per questo “è importante mettere a sistema l’attività del corso-concorso che dobbiamo continuare a riproporre in modo costante anche per il futuro”, ha proseguito la responsabile di Palazzo Vidoni. Quello che ha in mente il governo è una formazione continua lungo tutta la vita lavorativa. “Abbiamo già messo a punto una serie di strumenti di e-learning accessibili al personale per valutare le proprie competenze informatiche e sostenerlo nei percorsi di formazione”, ha annunciato la ministra.
Nella strategia delineata dalla ministra la formazione rappresenta anche uno strumento chiave per avvicinare cittadini e PA: dipendenti pubblici più formati significa, in sostanza, dipendenti in grado di rispondere alle esigenze e ai bisogni dei cittadini. “Immagino una pubblica amministrazione alleata dei cittadini e delle imprese”, ha concluso.
Gli open data
“Nello stendere la Relazione sui servizi offerti dalle pubbliche amministrazioni, abbiamo coinvolto 20 amministrazioni, centrali e locali, che offrono lo spaccato generale della Pubblica amministrazione e di come funzionano i meccanismi principali – ha spiegato il presidente del Cnel Tiziano Treu – Queste analisi danno degli elementi di fatto fondamentali per chi deve prendere delle decisioni: non si può decidere senza sapere cosa accade. In alcuni punti ci sono stati evidenti miglioramenti”. Ad esempio la PA italiana ha ben utilizzato la leva digitale sul fronte della fatturazine elettronica e siamo anche all’avanguardia nell’utilizzo degli open data. A zavorrare la PA è sempre e comunque la cultura digitale che scarseggia tra i cittadini: Secondo Treu infatti il ritardo delle amministrazioni non riguarda tanto l’iniezione di tecnologiaquanto il fatto che l’utenza tende a non utilizzare servizi online.