La Pubblica amministrazione locale è ancora indietro sulla trasformazione digitale. Ed il percorso indicato dalla Commissione è ancora in buona parte da realizzare con il 65% delle pubbliche amministrazioni che lamenta poche risorse ed il 58% poco personale. E’ il quadro che emerge dalla VII indagine su “L’informatizzazione nelle Amministrazioni locali” diffusa dalla Banca d’Italia. (SCARICA QUI IL REPORT).
Pochi i servizi digitali per gli utenti
Stando all’analisi di Bankitalia, i livelli d’informatizzazione nelle PA locali sono più elevati nelle aree di attività legate alla contabilità e, più in generale, all’autoamministrazione, e più bassi nelle attività che sono maggiormente legate ai servizi erogati all’utenza che potrebbero trarre benefici maggiori dall’uso delle Ict.
Il percorso di cambiamento delle amministrazioni attraverso la digitalizzazione “non è sempre agevole e sconta, in uno scenario sempre più caratterizzato dalla necessità di ridurre i costi della PA, la carenza di risorse finanziarie e di figure professionali adeguate, le difficoltà organizzative, la persistenza di una cultura amministrativa burocratica”.
Nell’indagine (di Luigi Abate, Marco Corradetti, Walter Giuzio, Giulio Saitta, Ilaria Salvati e Alessandro Vinci e con l’ introduzione di Pasquale Ferro), emerge che i dati mostrano che sono due i fattori che spingono le amministrazioni locali italiane ad adottare le nuove tecnologie informatiche, e cioè la volontà di migliorare i servizi offerti all’utenza (indicata dall’86% degli enti) e la necessità di adempiere alle disposizioni normative (56% degli enti); fattori di ostacolo sono invece costituiti dalla limitatezza delle risorse finanziarie a disposizione (65% degli enti) e da carenze di professionalità del personale (58% degli enti).
Cad, a che punto siamo
La Banca d’Italia, che rispetto all’indagine precedente ha modificato parte dell’impianto dell’indagine e adeguato per renderlo coerente con le modifiche normative intervenute, ha rilevato inoltre informazioni connesse agli obblighi normativi del Codice dell’Amministrazione Digitale. Sul tema, gli analisti riferiscono che gli enti mostrano un adeguamento parziale agli obblighi previsti dalle norme: solo il 30% degli enti consente l’accesso ai propri servizi online tramite Spid; il 40% non ha ancora individuato un Responsabile per la Transizione Digitale; il 55% non ha ancora avviato gli sviluppi per utilizzare l’applicazione per smartphone realizzata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le Pubbliche Amministrazioni; il 12% degli enti non ha ancora aderito a PagoPA.
La formazione segna il passo
Limitate anche le iniziative di formazione: secondo i dati, circa due terzi degli enti ha previsto formazione in materia di digitalizzazione a meno del 20% del personale. Le iniziative hanno riguardato prevalentemente la gestione documentale, la sicurezza informatica e le piattaforme Spid e PagoPA. Mentre solo una ridotta parte di enti procede su base periodica a rilevare le esigenze di formazione del personale. E invece, sottolinea sempre Banca d’Italia, “dotare le amministrazioni delle professionalità e delle competenze tecniche utili a superare i gap culturali dei dipendenti pubblici, di puntare sull’incremento delle risorse finanziarie ma soprattutto sulla formazione, tema che sta acquisendo un ruolo cruciale nell’ambito dell’attuazione dei progetti del Pnrr” è una concreta necessità.
I dati sui pagamenti online
Per ciò che concerne l’erogazione dei servizi all’utenza tramite canali online e strumenti di pagamento utilizzati, il quadro rilevato dall’indagine di Bankitalia presenta ancora ampi margini di miglioramento. Circa il 53% degli enti ha un sito internet esclusivamente informativo e non abilitato al dialogo con l’utenza, percentuale che sale al 67% nel 11 Mezzogiorno, mentre solo il 30% degli enti consente il pagamento online tramite il proprio sito (13% nel Mezzogiorno).
Circa il 41% delle entrate degli enti avviene tramite bonifico, il 25% tramite F24 e il 17% tramite bollettini di c/c postale; contanti e carte di pagamento sono usati rispettivamente nel 5% e nel 4% delle transazioni, mentre la restante parte è relativa a Mav, assegni e strumenti residuali. Al tempo stesso, tra gli enti iniziano a diffondersi i più recenti paradigmi tecnologici.
Utilizzo di tecnologie
Circa la metà degli enti ha adottato tecnologie di cloud computing, mentre un ulteriore 15% ne starebbe valutando l’implementazione. Circa il 13% degli enti sta inoltre utilizzando almeno una soluzione basata su strumenti quali Big Data Analytics, Intelligenza Artificiale, Internet of things e tecnologie blockchain. L’adozione di Siope+ ha consentito alle amministrazioni una migliore integrazione con gli altri sistemi informatici utilizzati (67% degli enti) e una riduzione del ricorso a documenti cartacei (56%); il 41% delle Amministrazioni ritiene che Siope+ abbia reso più percorribile un eventuale cambio di tesoriere.
I risultati dell’indagine, sottolinea Bankitalia, “indicano con sempre maggiore nitidezza la necessità di dotare le amministrazioni delle professionalità e delle competenze tecniche utili a superare i gap culturali dei dipendenti pubblici, di puntare sull’incremento delle risorse finanziarie ma soprattutto sulla formazione, tema che sta acquisendo un ruolo cruciale nell’ambito dell’attuazione dei progetti del Pnrr”. “Ciò – prosegue – consentirà di dotare le amministrazioni, a tutti i livelli, di persone in grado di far decollare le stesse verso una moderna organizzazione digitale nella fornitura di servizi a cittadini e imprese. Per il perseguimento di tali finalità, sarà cruciale spendere bene le risorse derivanti dal Pnrr e raggiungere gli ambiziosi obiettivi indicati anche per le amministrazioni locali; un aspetto rilevante sarà quello di monitorare costantemente le fasi dei progetti e i risultati conseguiti nell’ambito della digitalizzazione degli enti locali. Questa indicazione ci guiderà anche nella fase di impostazione della prossima indagine, considerati i tempi di attuazione del Pnrr”.