Si scalda il dibattito sulla cessione di PagoPA, prevista da una norma del decreto Pnrr che attribuisce all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, in misura non inferiore al 51%, e per la restante quota di partecipazione, a Poste Italiane, i diritti di opzione per l’acquisto dell’intera partecipazione azionaria detenuta dallo Stato nella società che gestisce la piattaforma nazionale dei pagamenti.
L’audizione di Del Fante
In Commissione Trasporti e Tlc della Camera, l’Ad di Poste, Matteo Del Fante ha ricordato che il passaggio, sotto il controllo del Poligrafico, che sarà azionista di maggioranza, e di Poste Italiane in quota di minoranza “è previsto un provvedimento di legge” e che “sarà garantita la riservatezza dei dati”.
“L’anno scorso abbiamo fatto un miliardo di transazioni su Spid – ha aggiunto – toccando gli italiani 800 milioni di volte e nessuno si è mai lamentato della riservatezza”. Del Fante ha poi portato l’esempio delle banche italiane “con cui lavoriamo da più di 20 anni. Noi per legge non possiamo fare prestiti, ma proprio per la presenza sul territorio dal 2002 distribuiamo prestiti di istituzioni finanziarie – ha puntualizzato – Quindi nel caso di un nostro cliente che entra nell’ufficio postale e vuole un prestito al consumo, noi analizziamo la pratica e la passiamo alla banca che gli dà i soldi. Abbiamo fatto più di 48 miliardi di operazioni e oltre 4 milioni di italiani hanno beneficiato di questa presenza territoriale. In quel caso il problema di riservatezza lo dovremmo avere noi, perchè passiamo un nostro cliente alle banche, ma non abbiamo mai avuto il benché minimo problema”.
“PagoPA è un circuito di pagamento – ha concluso Del Fante – sul quale siamo assestati in 409 fornitori di servizi. Non c’è alcun interesse, chiunque sia il proprietario del circuito di pagamento, a minimizzarlo. Anzi, è interesse dell’azionista far crescere i propri asset assicurando la massima riservatezza”.
Il ricorso del Codacons
Intanto anche i consumatori affilano le armi. Sull’operazione PagoPA, il Codacons ha presentato oggi un esposto all’Antitrust e alla Corte dei conti chiedendo di ”accendere un faro sull’operazione” aprendo un provvedimento volto a verificare la correttezza dell’iter seguito dal governo per la cessione delle proprie quote”.
Secondo l’associazione il caso rientra nella normativa speciale contenuta nel decreto legislativo 332/1994 riguardante le procedure di dismissione di partecipazioni dello Stato e degli enti pubblici in società per azioni’ che prevede, in caso di cessione mediante trattativa diretta di partecipazioni in società controllate direttamente o indirettamente dallo Stato, l’invito a potenziali acquirenti, che presentino requisiti di idonea capacità imprenditoriale, a presentare delle offerte’.
”Risulta evidente che il sistema prioritario è il ricorso al mercato (al miglior offerente) con procedura aperta, relegando in via residuale ed eccezionale la negoziazione diretta, in linea con l’orientamento giurisprudenziale del Consiglio di Stato – puntualizza il Codacons – Non sarebbe possibile derogare alla regola dell’evidenza pubblica per il solo fatto che il conferimento della partecipazione abbia luogo a favore di un’altra società in mano pubblica, con l’effetto che la quota non viene in realtà collocata sul mercato, ma permarrebbe sostanzialmente nell’orbita del sistema amministrativo della pubblica amministrazione”.
Anche in tali casi, prosegue il Codacons, ”secondo l’Antitrust, la cessione deve aver luogo mediante gara, per valorizzare al meglio i beni pubblici da alienare che, in definitiva, fanno parte del patrimonio della collettività. Qualora il compenso pagato da Zecca e Poste dovesse essere inferiore al valore di mercato delle quote in PagoPA, si potrebbe ipotizzare una violazione della disciplina sugli aiuti di Stato”.
L’interrogazione del Pd
Nelle scorse settimane il Pd ha presentato un’interrogazione sulla cessione di PagoPA, evidenziandone le criticità.
Il capogruppo in commissione Bilancio del Senato, Daniele Manca, ha ricordato che l’operazione che “si inserisce nel solco delle privatizzazioni previste dal governo per recuperare 20 miliardi di euro nel triennio 2024-2026, ha suscitato la protesta di molti enti creditizi che denunciano l’aggiramento delle norme sulla concorrenza”.
“Per questo motivo ho presentato una interrogazione al ministero per gli Affari europei e al Mef, sottoscritta da tutto il gruppo del Pd, nella quale chiedo di sapere ‘quali siano le motivazioni che hanno portato al coinvolgimento di Poste italiane Spa nell’operazione di cessione di quote di capitale di PagoPA; se intendano chiarire quale sia li corrispettivo minimo atteso dalla suddetta cessione e quali siano i criteri che saranno adottati dai soggetti nominati dal ministero dell’Economia e delle finanze per la definizione della cessione delle quote di PagoPA alle parti acquirenti”.
Nel mirino anche la questione della concorrenza: si chiede al governo di chiarire se la cessione di quote di capitale di PagoPA a Poste Italiane comporti problematiche di natura concorrenziale e si possano escludere problematiche relative alla protezione dei dati sensibili dei cittadini che si avvalgono di Pago PA, a partire dai metodi pagamento con bancomat e carte di credito.
Sotto la lente del Pd anche la questione dell’allineamento ai target Pnrr. “Chiediamo al governo – precisa Manca – se non ritenga che la cessione di quote di PagoPA sia del tutto in contrasto con gli obiettivi del Pnrre gli interessi della pubblica amministrazione in tema di digitalizzazione e se intendano escludere che da tale cessione non derivi un disimpegno pubblico sul fronte dello sviluppo, della semplificazione, della qualità e della sicurezza dei servizi di pagamento in via digitale, con conseguente pregiudizio per la pubblica amministrazione e gli enti creditori che hanno finora utilizzato la piattaforma di PagoPA”.
I timori delle banche
Timori anche dal mondo bancario. Secondo quanto risulta a CorCom almeno un paio di istituti avrebbero sondato il terreno per capire se ci siano gli elementi per fare ricorso all’Antitrust contro il decreto. A preoccupare soprattutto il ruolo di Poste che, svolge anche attività bancarie, potrebbe decidere di chiudere ai competitor l’accesso alla piattaforma e il fatto che il provvedimento assegni alla società guidata da Del Fante una quota rilevante senza gara pubblica.
L’accordo con Fs
Intanto Poste Italiane ha firmato con il Gruppo FS due distinti accordi, un Memorandum of Understanding nell’ambito del trasporto passeggeri e una Lettera di Intenti in ambito trasporto merci, con l’obiettivo di sviluppare soluzioni sostenibili, innovative e digitali così da semplificare le esperienze di viaggio delle persone e potenziare l’intermodalità nella logistica.
La partnership punta a migliorare l’offerta competitiva di entrambe le aziende, garantendo soluzioni logistiche intermodali, innovative e sostenibili in Europa, che mettono insieme i servizi ferroviari del Polo Logistica con quelli di primo-ultimo miglio stradale con i mezzi green di sennder.