IL CASO

Piano banda ultralarga, l’Europa vuole vederci chiaro sui “cluster”

L’ambizione del governo è approvare il testo definitivo entro fine mese. Ma sulla strada restano le perplessità della Commissione europea sugli investimenti nelle migliaia di aree in cui è stato parcellizzato il territorio. All’Italia chiesti chiarimenti sull’effettiva disponibilità di infrastrutture

Pubblicato il 11 Feb 2015

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Definire nel dettaglio le caratteristiche dei cluster e indicare l’effettiva situazione in termini di disponibilità di infrastrutture per singole aree individuate: questi i chiarimenti che la Commissione europea, secondo quanto risulta a CorCom, avrebbe chiesto al governo italiano prima di dare il disco verde, seppur informale, al Piano ultrabroadband. Nell’ambito degli accordi di partenariato, in cui rientra per l’appunto il Piano Ultrabroadband così come il Crescita digitale, nelle condizioni procedurali è previsto l’invio del testo alla Commissione europea. Procedura pienamente rispettata dall’Italia che fra l’altro ha messo il Piano in consultazione pubblica fino al 20 dicembre.

Ora il governo ha deciso di imprimere un’accelerata all’iter di approvazione del documento e come già anticipato da CorCom l’ “ambizione” è di licenziarlo già entro fine mese – a quanto risulta dalle ultime voci già in occasione del Cdm del 20 febbraio. Il governo sta lavorando al testo definitivo che sempre secondo quanto risulta a CorCom non dovrebbe subire sostanziali modifiche rispetto alla versione A. E al momento non è chiaro se si stia intervenendo proprio sulla questione cluster per evitare, nella successiva fase dei decreti attuativi, che l’Italia possa incappare nelle maglie della normativa sugli aiuti di Stato. Infratel – a cui è stata demandata la mappatura delle aree di intervento – avrebbe identificato 96mila aree bianche (quelle a fallimento di mercato) destinatarie di possibili investimenti. Un numero elevatissimo sul quale l’Europa avrebbe acceso i riflettori con l’obiettivo di capire qual è lo stato dell’arte in termini di dotazione infrastrutturale. Di qui la richiesta, seppure informale, al governo italiano di chiarire le caratteristiche dei singoli cluster. Secondo alcune voci, le perplessità dell’Europa riguarderebbero poi l’utilizzo di contributi a fondo perduto per l’upgrade a 100 Mbps nelle aree in cui gli operatori hanno realizzato o realizzeranno reti con collegamenti ad almeno 30 Mbps (aree che rientrano nel cluster B). E a tal proposito lo stesso governo italiano avrebbe chiesto all’Europa una “soluzione” per portare i 100 Mb nelle aree già a 30 Mbps in regola con la normativa e con gli obitettivi 2020.

Secondo quanto risulta a CorCom l’esecutivo italiano non avrebbe ancora pronto il piano definitivo, ma sarebbe questione di ore. E il governo sta spingendo l’acceleratore sulll’iter di approvazione. Il testo definitivo potrebbe essere comunque inviato a Bruxelles prima del passaggio in Cdm, per “cortesia” procedurale, ma anche per capire di qui alla messa a punto dei singoli decreti attuativi se ci siano ancora questioni in ballo. Il vero banco di prova sarà infatti proprio quello dei progetti attuativi e in particolare quelli legati all’erogazione delle risorse comunitarie sui quali penderà inevitabilmente l’ok dell’Europa.

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