“La separazione verticale degli operatori che beneficiano di finanziamenti pubblici al fine della realizzazione delle reti di nuova generazione, unitamente all’ulteriore limite di precludere il controllo della società che concorre ai finanziamenti, costituiscono misure idonee a ridurre il rischio che le risorse pubbliche siano utilizzate per finanziare forme di sussidio incrociato ai servizi offerti in concorrenza nei mercati a valle e dunque ad alterare le condizioni competitive”. L’Antitrust, nel dare il disco verde alla Strategia per la banda ultralarga, risponde ai quesiti che la presidenza del Consiglio dei ministri aveva sottoposto in data 6 marzo (due giorni dopo la presentazione del Piano Bul da parte del governo) all’Autorità presieduta da Giovanni Pitruzzella. Obiettivo del governo era verificare se sul cammino del piano si possano frammettere ostacoli di natura regolamentare in particolare legati alla normativa sugli aiuti di stato, ossia se si rischia di incorrere in infrazioni a livello europeo nel caso dell’erogazione dei fondi e nella concessione delle agevolazioni fiscali agli operatori.
La risposta dell’Antitrust è chiara: l’assegnazione di risorse pubbliche per la realizzazione delle reti a banda ultralarga non dovrebbero essere concesse agli operatori verticalmente integrati, laddove sulla questione degli incentivi fiscali viene lasciato al governo un maggior margine di azione: “Valuti il Governo – si legge nel parere dell’Antitrust – se le limitazioni previste debbano riguardare le sole procedure competitive per l’assegnazione di risorse pubbliche per la realizzazione delle reti a banda ultra-larga o debbano riguardare anche la concessione di agevolazioni fiscali”.
Secondo l’Antitrust sarebbe ottimale lo “scorporo” della rete dalla società di servizi al fine di garantire a tutti gli operatori in campo pari condizioni di accesso all’infrastruttura. Si potrebbe altrimenti optare per una joint venture o una newco. La separazione fra rete e servizi consentirebbe – puntualizza l’Authority – di migliorare l’efficienza dell’attività di monitoraggio dell’uso dei contributi pubblici e delle agevolazioni fiscali previsti dalla Strategia. Di fatto, nel ribadire quanto già messo nero su bianco nella sua indagine conoscitiva, l’Antitrust ripropone “il modello di un operatore di rete wholesale puro, non integrato verticalmente nella fornitura di servizi alla clientela finale”. E puntualizza come “la separazione proprietaria tra rete essenziale e servizi presenta evidenti pregi sotto il profilo concorrenziale”. Ma anche ”i limiti previsti nella richiesta di parere appaiono compatibili anche con l’ipotesi di una societa’ assegnataria dei contributi alla quale partecipino, in posizioni non di controllo, una pluralità di operatori attivi nella fornitura di servizi agli utenti finali”.