l 10 aprile scorso l’Agenzia per l’Italia Digitale ha presentato le linee guida sulle competenze digitali per la Pubblica Amministrazione: “Indicazioni strategiche e operative del Programma nazionale per la cultura, la formazione e le competenze digitali”.
Il documento pone l’accento, tra l’altro, sulla formazione permanente dei dipendenti pubblici, un tema che dovrebbe avere la massima priorità nei prossimi impegni del Governo sul tema strategico dell’Agenda Digitale.
Nel processo di riforma e razionalizzazione della Pubblica amministrazione perché è così importante partire dalla formazione dei suoi dipendenti?
Per comprenderlo possiamo paragonare gli uffici pubblici ad un’automobile da revisionare.
Siamo partiti decine di anni fa quando si vedeva l’informatizzazione come panacea di ogni male della burocrazia; abbiamo iniziato a riempire i Centri di elaborazione dati (Ced) di hardware, middleware e poi una miriade di applicativi non integrati tra loro continuamente “riasfaltati” da nuovi strati.
Nella metafora dell’automobile è come se, per migliorare le performance, avessimo continuato a pompare benzina nel serbatoio.
Visto che non solo non avevamo risolto le inefficienze ma le avevamo amplificate da una informatizzazione mal governata, negli ultimi anni si è fatta largo la consapevolezza che bisogna mettere le mani nei processi interni alla PA e non solo fornire strumenti tecnologici: era necessario aprire il cofano motore della nostra automobile.
Oggi, dobbiamo fare un ulteriore salto culturale considerando che questa auto è guidata da più di tre milioni di persone che rappresentano il capitale umano della nostra Pubblica amministrazione: i dipendenti pubblici.
Non affrontare il tema delle competenze informatiche in una amministrazione che vuole definirsi digitale è come guidare questa automobile senza “le permis de conduire”.
Uno dei punti affrontati dalle linee guida sulle competenze digitali è la figura dell’e-leader. Per e-leadership si intende la capacità di un manager o di un dirigente di gestire il cambiamento che l’evoluzione tecnologica impone alla società, alle famiglie, alle imprese. La Pubblica amministrazione non può restare indietro per il bene del Paese e servono delle figure dirigenziali come queste, in grado di vedere l’innovazione come una sfida entusiasmante: sentirsi attuatori di un progresso sociale, di un cambiamento che deve partire proprio dal rapporto con i propri dipendenti, con la loro crescita e valorizzazione, con la formazione di competenze interne agli uffici pubblici. Sono tutte considerazioni condivise da chi si occupa di amministrazione digitale e che rischiano di restare sulla carta (quale peggiore antitesi?) senza una forte linea d’azione del Governo.