AGENDA DIGITALE

Pisano: “App IO fuori dalla fase beta, ora puntare su personalizzazione”

L’annuncio della ministra dell’Innovazione: “Gli utenti non si accontentano più di servizi standardizzati, nemmeno nella PA. La sfida è sviluppare prestazioni più vicine alle esigenze del cittadino”

Pubblicato il 04 Set 2020

paola pisano

L’App IO accelera. Oggi la ministra dell’Innovazione, Paola Pisano, ha annunciato che l’applicazione che fungerà da unoco punto di accesso mobile alla PA “è uscita dalla fase beta, nel futuro ci sarà un’unica app per tutti i servizi della Pubblica amministrazione”.

“La personalizzazione del servizio – ha aggiunto Pisano – è importante: i consumatori non si accontentano più di un servizio standard, anche nella PA. Competiamo con cittadini abituati ad Amazon, e anche i servizi digitali della Pubblica amministrazione devono essere più efficienti. Dobbiamo dare servizi veloci al cittadino, far parlare tra loro i database della PA e semplificare – ha concluso – la vita alle persone”.

Il ruolo del Recovery Fund per l’Agenda digitale

Con la grossa vittoria per l’Italia del Recovery Fund, uno stanziamento mai accaduto, dobbiamo rialzarci dal Covid e sfruttare i fondi per innovare – ha detto Pisano, visitando a Porto Marghera il Vega Park – Non sarà facile allocare soldi ma cambiamo sistema: non diamoli su enti o soggetti, ma su progetti. Non è solo una questione economica, bisogna investire e seguire i progetti. Servono competenze e conoscenza del territorio”.

Tra i progetti chiave il cloud nazionale considerato dalla ministra uno strumento necessario per recuperare il ritardo digitale del nostro Paese e aumentare la produttività di imprese e PA.

“Con i 209 miliardi di euro che l’Unione Europea stanzia per l’Italia, il 28 per cento del totale, dobbiamo far sì che il nostro Paese recuperi ritardi accumulati nel tempo e favorisca un aumento della produttività – ha spiegato in un’intervista al Sole  A vantaggio sia delle imprese sia della qualità dei servizi pubblici. Oggi rischiamo che le banche dati della Pubblica amministrazione risultino spesso un insieme di vicoli ciechi, caratterizzati da alcune modalità di funzionamento obsolete. Capita che un ramo dell’amministrazione, nonostante abbia diritto a conoscerli, ignori dati custoditi da un altro ramo”.

“Va configurato invece – continua – un sistema di canali scorrevoli adatto ad agevolare gli scambi di informazioni, anche con Regioni ed enti locali, nel rispetto della sicurezza e della privacy nelle forme dovute. In sostanza, occorre un cloud per i dati della Pubblica amministrazione che non comprometta le autonomie delle sue varie componenti. Questa operazione dovrà avvalersi di fondi, parte dei quali per permettere a singole amministrazioni di rendere digitali propri servizi”. Il ministro chiarisce inoltre che “l’autonomia tecnologica può essere recuperata su scala europea, con strategie nazionali convergenti verso questo obiettivo. Promuovere una sovranità digitale italiana ed europea non significa essere retrogradi né protezionisti, bensì aggiornare la nostra concezione di sovranità e non vuol dire tantomeno fare concessioni al sovranismo”. Nel decreto semplificazioni è prevista la creazione di un’infrastruttura per il consolidamento di quasi 11mila data center della PA.

“Per il progetto, che dovrà avere una guida pubblica, pensiamo a un partenariato pubblico-privato – ha concluso – Occorre una infrastruttura capace di proiettarsi già verso una successiva compatibilità, entro limiti da definire, con un sistema di cloud della Ue. L’embrione di questo può essere il progetto europeo Gaia X”.

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