I SETTE ANNI DEL GARANTE

Pizzetti: “Senza efficace protezione dati a rischio Agenda digitale”

Il Garante uscente fa il bilancio del suo settennato e segna la strada al suo successore: “La nuova fase della protezione dati a livello Ue si inserisce in un contesto globale. Fondamentale il lavoro della Commissione Ue per il nuovo Regolamento e la Direttiva comunitaria sulla privacy”

Pubblicato il 13 Mar 2012

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"La nuova fase della protezione dati a livello Ue si inserisce in un contesto globale – dice Pizzetti – ancor più importante il lavoro della Commissione e la presentazione del nuovo Regolamento e della nuova Direttiva", ha detto Pizzetti, aggiungendo che la stessa vicepresidente della Commissione Europea Neelie Kroes ha detto con chiarezza che senza un efficace sistema di protezione dati anche lo sviluppo dell’Agenda Digitale corre pericoli seri e rischia di andare incontro a resistenze, diffidenze e limitazioni che ne metterebbero seriamente a rischio l’efficacia innovativa e la capacità di incrementare lo sviluppo delle nostre economie".

Lo ha detto oggi Francesco Pizzetti, alla presentazione del volume “Sette anni di protezione dati in Italia” con cui di fatto chiude il suo settennato. Gli interventi più rilevanti del Garante nel 2011 hanno riguardato i social network, la trasparenza online, gli smartphone e il cloud computing, la tutela dei contribuenti nell’ambito delle misure antievasione, la sanità, la tutela dei minori nel mondo dell’informazione, il telemarketing invasivo; i diritti dei consumatori, il rapporto di lavoro, la ricerca medico-scientifica. Rilevanti gli interventi per frenare i fenomeni delle telefonate mute e dei fax selvaggi e nel dettare le regole per la tutela dei clienti bancari.

Registro opposizioni

“Nel corso del 2011 nel nostro mondo economico si è manifestata una spinta a un telemarketing sempre più aggressivo. Si sono introdotte modifiche legislative che hanno consentito di passare dal consenso espresso, come condizione per poter inviare pubblicità telefonica all’attuale sistema basato sul Registro delle opposizioni. Non me ne voglia il presidnete della Fondazione Ugo Bordoni, ma a molti mesi dall’entrata in vigore del nuovo sistema possiamo dire che esso non funziona. Le segnalazioni dei cittadini hanno ormai raggiunto un ritmo giornaliero preoccupante. Una maggiore attenzione ai nostri avvertimenti sarebbe stata opportuna. Un’eccessiva aggressività commerciale che si trasforma in prepotenza e danneggia anche le imprese”.

I numeri del 2011, 3 milioni di sanzioni riscosse

Nel 2011 il Garante ha adottato 519 provvedimenti collegiali, fornendo 3.668 riscontri a quesiti, reclami e segnalazioni in riferimento a telefonia, Internet informatizzazione, sanità, servizi di assitenza sociale, videosorveglianza, rapporti di lavoro. Sono stati decisi 257 ricorsi, raddoppiati i pareri resi dal Collegio al Governo, sono state effettuate 447 ispezioni a fronte di 358 violazioni amministrative contestate a fronte di 3 milioni di euro riscossi. Gli interventi più rilevanti hanno riguardato i social network, la trasparenza online, gli smartphone e il cloud computing, la tutela dei contribuenti nellambito delle misure antievasione, la sanità, la tutela dei minori nel mondo dell’informazione, il telemarketing invasivo; i diritti dei consumatori, il rapporto di lavoro, la ricerca medico-scientifica. Rilevanti gli interventi per frenare i fenomeni delle telefonate mute e dei fax selvaggi e nel dettare le regole per la tutela dei clienti bancari.

Fisco, norme antievasione strappi forti allo Stato di diritto

Le nuove norme sulla trasparenza amministrativa nei controlli fiscali rappresentano “strappi forti allo Stato di diritto”, ha sottolineato il Garante. “È proprio dei sudditi essere considerati dei potenziali mariuoli – ha proseguito Pizzetti nella sua relazione – È proprio dello Stato non democratico pensare che i propri cittadini siano tutti possibili violatori delle leggi. In uno Stato democratico, il cittadino ha il diritto di essere rispettato fino a che non violi le leggi, non di essere un sospettato a priori”, aggiungendo che “è una fase di emergenza dalla quale uscire al più presto”, altrimenti “lo spread fra democrazia italiana e occidentali crescerebbe”.

“Sentiamo il bisogno di lanciare questo monito – ha aggiunto – anche perché vediamo che è in atto, a ogni livello dell’amministrazione, e specialmente in ambito locale, una spinta al controllo e all’acquisizione di informazioni sui comportamenti dei cittadini che cresce di giorno in giorno. Un fenomeno che, unito all’ amministrazione digitale, a una concezione potenzialmente illimitata dell’open data e all’invocazione della trasparenza declinata come diritto di ogni cittadino di conoscere tutto, può condurre a fenomeni di controllo sociale di dimensioni spaventose”. “Attenzione alle liste dei buoni e dei cattivi. Attenzione ai bollini di qualunque colore siano. Le vie dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni”, ha aggiunto Pizzetti riferendosi alle ultime norme e proposte per i commercianti non in regola con il fisco.

"Intercettazioni, serve una legge equilibrata"

Un altro tema caldo sul fronte della privacy e della tutela dei dati personali è quello delle intercettazioni giudiziarie. “Ci uniamo a quanti auspicano, anche nelle più alte sedi istituzionali, che si riesca a pervenire finalmente a soluzioni legislative equilibrate, e compatibili con tutti i diversi valori in gioco”, ha detto Pizzetti. Un auspicio ribadito anche dal presidnete del Senato Renato Schifani e dal vicepresidente della Camera Rosy Bindi. “Abbiamo anche ripetuto in ogni occasione che i dati acquisiti a fini di giustizia devono essere adeguatamente protetti – ha proseguito – e che il legislatore, così come può e deve definire per quali finalità di giustizia possono essere raccolti e utilizzati, allo stesso modo può regolare quando e in che modo essi possono essere comunicati alla stampa o da questa essere conoscibili. Va peraltro ribadito che difficilmente sarebbe compatibile col quadro costituzionale una legislazione che pretendesse di definire in via generale e astratta quando sussiste e quando no l’interesse pubblico a conoscere”.

"Contro la gogna mediatica basta il buon gusto"

Per quanto riguarda i media, Pizzetti è netto: “La gogna, in qualunque forma, materiale o mediatica che sia, è sempre uno strumento pericoloso, anzi pericolosissimo. Nessuno, in una società democratica – ha aggiunto – potrà mai chiedere e ottenere di porre limiti al diritto dei giornalisti di sapere, conoscere e informare. Ma il loro stesso codice deontologico contiene regole chiare sulla necessità di rispettare i principi di essenzialità delle informazioni, di tutelare i minori, di rispettare la dignità delle persone, specialmente nell’ambito sanitario e sessuale”. “Accade spesso – ha proseguito – anche che i protagonisti dei fatti di cronaca e i loro familiari si espongano senza limiti a un’informazione mediatica che diventa dichiaratamente spettacolo puro. Purtroppo in questi casi, prima del diritto e dello stesso Codice deontologico dei giornalisti, è il buon gusto e talvolta persino il senso di umana pietà che dovrebbe guidare i media. Non sempre avviene così e non sempre soltanto per il comportamento dei professionisti dell’informazione”.

"Decreto Sviluppo e Salva-Italia, errore limitare azione sulle imprese"

Pizzetti è poi passato al mondo delle imprese, definendo “un errore” la scelta di ridurre l’applicabilità del codice per la privacy contenuta nel “decreto Sviluppo” e nel “Salva Italia”. “Degli effetti di questi provvedimenti – ha proseguito Pizzetti – abbiamo avuto immediato riscontro e in molti casi abbiamo dovuto anche interrompere istruttorie in atto, archiviare segnalazioni delle quali si era avviato l’esame, dichiarare estinti ricorsi ancora non scaduti. Solo gli strumenti ordinari del diritto e l’adozione di misure adeguate potranno difendere le imprese dallo spionaggio industriale e dai danni conseguenti alla perdita di dati. Accorgimenti non sempre facili da adottare da parte delle imprese, specie quelle di piccole o piccolissime dimensioni”. “Anche i presunti giovamenti relativi alla presunta minore onerosità delle attività sono assai limitati – ha sostenuto il garante – perché ogni volta che le imprese trattano dati di persone fisiche, devono comunque rispettare la normativa di protezione dei dati. Dunque, è ragionevole chiedersi se davvero si è operato con sufficiente ponderazione. Lo stesso vale per l’abolizione del documento programmatico sulla sicurezza, operata con il recente decreto ‘Semplifica Italia”.

"Tra le imprese la diffidenza resta alta"

“Mentre sono aumentate le richieste di cooperazione da parte degli operatori pubblici, tra gli operatori privati è rimasta alta la diffidenza nei nostri confronti”, aggiunge il presidente uscente. “I recenti provvedimenti, che hanno ridotto il nostro ruolo rispetto alle attività delle imprese e quelli adottati per favorire le telefonate promozionali non richieste ne sono testimonianza”, ha aggiunto. “Dispiace che il mondo delle imprese e delle attività produttive – ha proseguito Pizzetti – non presti l’attenzione che noi vorremmo al fatto che il rispetto della riservatezza dei cittadini e l’adozione di misure di protezione adeguate si trasforma in un valore prezioso per le imprese, perché riduce il rischio di danni legati alla perdita o al furto di dati, e favorisce un rapporto più corretto e più positivo anche tra attività economiche e utenti”. “Sappiamo che le scelte fatte di sottrarre le imprese alla protezione dei dati è in linea con quanto prevalentemente accade in Europa e nel mondo – ha aggiunto il Garante – Pensiamo però che esse, se non accompagnate da un forte sforzo di autoconsapevolezza e di attenzione alla adozione delle necessarie misure di protezione, possono tradursi, specialmente nell’era del cloud e dell’agenda digitale, in rischi gravissimi per gli operatori economici”.

"Nel settore pubblico troppe trascuratezze"

Nel settore pubblico “molte trascuratezze potrebbero essere evitate”, ha aggiunto il Garante riferendosi “alla grande quantità di dati personali che il sistema giudiziario, civile, penale, amministrativo, contabile, tratta ogni giorno” e “alla facilità con la quale spesso possono essere conosciuti anche da chi non ne ha nessun diritto”. “Non abbiamo risparmiato i nostri sforzi ma i risultati non sono stati soddisfacenti – ha aggiunto – Lo sanno i ministri della giustizia che si sono succeduti in questi anni; lo sanno i Vicepresidenti del Csm; lo sanno i Capi degli uffici giudiziari. Tutti condividono le nostre preoccupazioni. Spesso sono invocate, con ragione, ristrettezze finanziarie e difficoltà organizzative. Noi comprendiamo, ma consentiteci di dire che spesso molte trascuratezze potrebbero essere evitate”.

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