L'INTERVISTA

Pnrr, Pacini: “Coinvolgere le in house nelle strategie digitali per la ripartenza”

Il direttore generale di Csi Piemonte: “Queste aziende hanno il vantaggio competitivo di aver già realizzato molti dei progetti chiave del Piano, come il cloud. Necessario che svolgano un ruolo concreto nella definizione delle priorità da individuare per la gestione dei fondi”

Pubblicato il 13 Ott 2021

Pietro-Pacini

Per l’Italia si apre la sfida della ripartenza post-Covid. Il Piano nazionale di ripresa e resilineza mette sul piatto quasi 50 miliardi per il digitale. In questo quadro i territori possono giocare un ruolo cruciale per abilitare un modello di sviluppo più sostenibile e competitivo al tempo stesso. Ne parliamo con Pietro Pacini, Direttore Generale Csi Piemonte.

Pacini, il Pnrr è il driver della ripartenza. Che ruolo svolgono che in house?

Potremmo dire che le “in house” hanno il vantaggio importante di conoscere in maniera approfondita il settore pubblico, facendone parte. Ma secondo me il vero aspetto quando si parla di Pnrr è che alcune “in house” sono già pronte a entrare subito in gioco. Hanno il vantaggio competitivo di aver realizzato molto di ciò che si vuole raggiungere con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Ad esempio?

Il Cloud. Si legge di cordate pronte a entrare in gioco per elaborare soluzioni e mettere in campo le tecnologie necessarie per il futuro cloud pubblico. Ma noi in Csi un Cloud Pubblico completamente Open Source l’abbiamo già messo in campo da tempo e già offriamo queste soluzioni a diversi enti, fra i quali 400 comuni piemontesi che stanno migrando al cloud grazie al bando lanciato dalla Regione Piemonte. Non è un caso che i nostri clienti stiano aumentando in modo significativo negli ultimi anni, anche con l’ingresso di realtà extra piemontesi.  Con queste infrastrutture è possibile quindi avviare da subito il processo di trasformazione delle realtà della Pubblica Amministrazione Locale utilizzando i fondi del Pnrr. Per questo ritengo che le “in house” debbano svolgere un ruolo concreto nella definizione delle priorità che dovranno essere individuate per la gestione dei fondi. Non per la loro natura giuridica, non per la loro esperienza, ma perché alcune hanno già pronte le soluzioni che altri devono ancora sviluppare e adattare al contesto pubblico.

Come si sta attrezzando il Csi Piemonte per la sfida Pnrr?

In realtà il percorso che stiamo seguendo arriva da prima. Quando sono diventato Direttore Generale del Csi, nel 2018, l’azienda ha intrapreso una evoluzione, culturale prima che tecnologica e organizzativa, che ha trovato un mattone fondamentale nel primo Piano Strategico triennale 2019-2021. Su queste fondamenta abbiamo lavorato per scrivere il secondo Piano Triennale 2022-2024, appena approvato dalla nostra Assemblea dei soci.  Dal 2019, per esempio, siamo diventati Cloud Service Provider certificati da AgID e partecipiamo al progetto internazionale Gaia X. Siamo poi fra gli Csirt (Computer Security Incident Response Team) certificati da Trusted Introducer e gestiamo minacce e incidenti sulle infrastrutture della nostra rete, garantendo un coordinamento strategico a livello regionale, nazionale ed europeo. Senza dimenticare, sempre in tema di sicurezza informatica, il lavoro del nostro Service Operation Center (Soc) che supporta operativamente i nostri soci nella gestione e nella risposta in tema di sicurezza informatica. Insomma, se fra i temi caldi del Pnrr ci sono il Cloud, la Cybersecurity, la cultura dell’innovazione e i servizi perché non iniziare da subito con realtà, come la nostra, che da anni progettano, sviluppano ed erogano questi servizi ai propri clienti con sempre maggiore successo?

Quali sono i punti salienti e gli obiettivi di quest’ultimo Piano?

Il primo luogo vorrei sottolineare che l’approccio utilizzato per questo nuovo documento ha previsto fin dalle prime fasi un attivo coinvolgimento dei principali stakeholder del territorio e degli Enti consorziati, per raccoglierne le relative esigenze e contributi.  Il documento mette al centro il tema della trasformazione digitale e si propone di rafforzare il modello consortile per il mercato locale, nazionale e internazionale, realizzare progetti strategici, in coerenza con il Pnrr, e promuovere l’utilizzo delle tecnologie emergenti, anche in collaborazione con la Casa delle Tecnologie Emergenti che abbiamo inaugurato lo scorso luglio insieme alla Città di Torino e tanti altri partner di eccellenza. Ci proponiamo insomma di diventare un punto di riferimento per tutta la Pubblica Amministrazione italiana, consolidare il nostro ruolo di motore dell’innovazione, rendere sempre più efficiente il modello produttivo. All’interno del Piano c’è una forte attenzione al tema del software libero che si concretizzerà con un’offerta di servizi sempre più open source e sarà promosso il paradigma “cloud first”, consolidando il posizionamento del Consorzio quale cloud service provider dalla PA, per giocare un ruolo di primo piano nel settore.

Questo impatta anche sul fronte organizzativo?

Dal punto di vista organizzativo, proseguiremo con il ricambio generazionale e valorizzeremo le competenze interne, incrementando il know how del Consorzio, necessari al perseguimento degli obiettivi strategici.  È di fatto un piano espansivo, sia sul fronte della previsione dei ricavi, sia sul fronte degli asset del Consorzio in termini di risorse umane e di capability tecnologica.

In questi ultimi anni si è allargata e differenziata la platea di Csi di associati con l’ingresso di due città metropolitane, prima Milano e poi Roma. Cosa significa per voi e che valore aggiunge “l’extraterritorialità”?

I nuovi consorziamenti, ovvero la Città Metropolitana di Milano, il Comune di Milano, l’ente nazionale Indire e la Città Metropolitana di Roma Capitale sono un fatto davvero significativo. Questi enti hanno individuato nel CSI un partner strategico, che con oltre 40 anni di esperienza nell’innovazione tecnologica e nella digitalizzazione della pubblica amministrazione potrà contribuire all’evoluzione e alla gestione delle infrastrutture e dei sistemi informatici dell’ente, consentendogli di beneficiare degli investimenti tecnologici e delle economie di scala del Consorzio.  Il Csi dal canto suo si arricchisce di realtà importanti, a conferma di un percorso straordinario che ha visto in questi ultimi due anni un numero sempre maggiore di enti, anche non piemontesi, scegliere il Consorzio come partner tecnologico. Oggi il Csi è un’azienda che può davvero affiancare tutta la Pubblica Amministrazione, con competenze e progetti innovativi da realizzare anche a partire dalle grandi potenzialità offerte dal Recovery Fund.

Csi è anche Italy’s Best Employers 2022…

Al di là degli aspetti tecnologici, dei progetti o dei risultati raggiunti mi preme sottolineare l’aspetto del benessere lavorativo di chi lavora in Csi. Una recentissima indagine del Corriere della Sera ha infatti portato alla stesura della classifica, che vede elencate le 400 aziende italiane premiate come migliori datori di lavoro dai propri dipendenti. Ecco, sono felice di poter dire che il Csi si è classificato all’ottava posizione nella categoria “Internet, IT e Telecomunicazioni” (e 111° nella graduatoria generale), dietro a big del settore come Apple, Microsoft, Tim, Cisco o Ibm, ma davanti a tante altre realtà nazionali di primissimo piano.  La classifica è stata stilata a seguito di un’analisi realizzata dalla piattaforma digitale Statista in oltre 3.000 aziende con più di 250 dipendenti, coinvolgendo circa 22.500 lavoratori. Devo dire che tra i tanti risultati di questi tre anni questo davvero lo considero un riconoscimento straordinario. Essere tra le prime dieci aziende in Italia in compagnia di importanti multinazionali è veramente un grande orgoglio per me e per tutte le persone che ogni giorno contribuiscono a rendere il Csi quello che è.

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