Il bando per la posta elettronica certificata continua a far
parlare di sé. Dopo l’articolo pubblicato dal Corriere delle
Comunicazioni nello scorso numero, il ministero della PA e
Innovazione, che quel bando lo ha fatto, ci tiene a mettere i
puntini sulle i della polemica sollevata dal caso Poste Italiane,
presunta azienda “avvantaggiata” dai requisiti tecnici
richiesti dal disciplinare di gara. Requisiti che, però, non
devono necessariamente fare capo ad una sola impresa. “Il bando
di gara parla esplicitamente di possibilità di raggruppamenti
temporanei di impresa – precisano dal Dit -. Non è specificato da
nessuna parte che debba essere una sola azienda ad avere tutti i
requisiti richiesti. Al contrario è possibile che anche due o più
società si accordino per mettere a fattor comune il loro know-how
tecnologico e la loro rete, proprietaria o meno, per partecipare
alla gara”. Il primo raggruppamento “virtuoso” per mettere le
mani su un progetto innovativo che vale circa 50 milioni di euro si
sarebbe già attivato per partecipare alla gara. Stando a quanto
risulta al Corriere delle Comunicazioni, Poste italiane e Telecom
Italia avrebbero messo a fattor comune le rispettive capacità: la
prima, una presenza sul territorio che in Italia non ha eguali e la
seconda, un know-how tecnologico decisamente all’avanguardia.
Una massa d’urto, quella messo in piedi dalle due imprese, che se
la dovrà vedere con altri due concorrenti di caratura come Aruba e
Lottomatica. Ancora secondo quanto appreso dal Corriere delle
Comunicazioni, il service provider, che è uno dei gestori Pec
certificati dal Cnipa, avrebbe trovato un accordo con Lottomatica:
l’azienda leader nel mercato dei giochi legali metterebbe a
disposizione la sua rete di punti vendita che coprono l’80% dei
comuni italiani con popolazione residente superiore ai 10mila
abitanti, così come richiesto dal bando. “Va tenuto conto del
fatto – sottolineano ancora gli esperti di Brunetta – che il bando
prevede il cosiddetto ‘avvalimento’, ovvero la possibilità di
un’azienda di avvalersi delle competenze di un’altra, anche
più piccola, per rispondere ai requisiti previsti dal bando di
gara”.
Questi accordi virtuosi risponderebbero alle esigenze del progetto
“Pec pubblica” che deve raggiungere tutti i cittadini, anche
quelli residenti in zone marginali, dove non mancherà certo un
ufficio postale e anche un punto Lottomatica. “Dobbiamo
garantire una reale capillarità del servizio in risposta
ai requisiti previsti dal Dpcm dello scorso maggio che norma la
mail certificata – rimarca il ministero -. Non ci possiamo
permettere di lanciare un progetto Paese come la Pec senza che
effettivamente tutti i cittadini possano comodamente
accedervi”.
A rimanere fuori dalla gara, invece, i tabaccai di cui finora si
era parlato come possibili partecipanti alla gara, quantomeno per
gli sforzi messi in campo con il progetto Reti amiche, ovvero
quello che permette ai cittadini di fruire di alcuni dei servizi
della PA direttamente nei punti vendita aderenti alla Fit
(Federazione italiana tabaccai).
Chiunque vincerà la gara, comunque, si troverà a dover gestire un
progetto come quello della Pec che vale 50 milioni di euro e
destinato esclusivamente alle comunicazioni tra PA e cittadini.
Cosa che ha fatto storcere la bocca a chi pensava che la Pec
sarebbe servita anche per altri tipi di rapporti. Il disciplinare
regola una Cec-Pac (Comunicazione elettronica certificata tra PA e
cittadino). “Anche in questo caso abbiamo rispettato il Dpcm che
ha normato una casella per permettere agli utenti di dialogare
agevolmente con la PA – spiegano al ministero -. Non potevamo
regalare (la Pec sarà gratuita, ndr) uno strumento utilizzabile in
ogni settore. Saremmo entrati a gamba tesa nel mercato privato
degli operatori Pec. Quale operatore sarebbe stato in grado di
competere con una Pec pubblica gratuita?”. Nessuno,
effettivamente.