L’assemblea di Poste Italiane con la sua prima assemblea pubblica post-quotazione, ha approvato ieri il bilancio 2015 – fatturato pari a 30,739 miliardi, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente, con un risultato operativo di 880 milioni in aumento del 27% e un utile netto di 552 milioni in rialzo del 160% – e un dividendo di 34 centesimi per azione. “Poste Italiane – ha commentato l’amministratore delegato Francesco Caio – si presenta alla sua prima assemblea pubblica con gli azionisti con un bilancio 2015 in crescita per fatturato e per margini e con una indicazione di dividendo agli azionisti molto interessante: l’80% del nostro utile netto verrà distribuito agli azionisti”. E ha assicurato che “anche per il 2016 è confermato un dividendo nella misura dell’80% del nostro utile netto”. Il dividendo che incasserà il Mef ammonta a 287 milioni di euro.
“Non abbiamo dato al mercato dati prospettici, ma possiamo ribadire che anche per l’esercizio in corso del 2016 è confermato un dividendo nella misura dell’80 per cento dell’utile netto – ha assicurato Caio – Le acquisizioni le consideriamo come un’opzione”, ha affermato, precisando che “al momento l’interesse principale è per il mercato domestico”. Nel 2015 i dipendenti di Poste Italiane hanno visto incrementi per circa 1.800 e uscite per 3.200 persone “attraverso il meccanismo dei prepensionamenti e l’esodo incentivato”. Nel primo trimestre del 2016 ci sono stati 300 ingressi e sempre con il sistema degli esodi incentivati e prepensionamenti sono uscite 600 persone, ha aggiunto Caio.
L’assemblea ha ampliato il numero dei membri del Consiglio di amministrazione portandolo da 7 a 9 componenti. Nel Cda presieduto da Luisa Todini entrano ora i due rappresentanti indicati dalle minoranze Mimi Kung e Giovanni Azzone, rettore del Politecnico di Milano. Del Cda fanno parte anche Francesco Caio (amministratore delegato), Elisabetta Fabri, Umberto Carlo Maria Nicodano, Chiara Palmieri, Filippo Passerini e Roberto Rao.
Rispondendo a una domanda di un azionista in merito alla prospettiva del collocamento di un’ulteriore quota della società oltre al 35% già sul mercato, Caio ha utilizzato la “formula standard”: “La decisione spetta all’azionista di maggioranza, Governo e Mef”. Ma il Governo ha già deciso che una quota del 30-35% del Tesoro passerà a Cdp. E che la restante quota, anche questa fra il 30 e il 35%, del pacchetto che ad oggi detiene (65%) possa essere poi collocata sul mercato.
Lunedì in una riunione al Mef, presenti il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il capo di gabinetto Roberto Garofoli e l’Ad di Cdp Fabio Gallia, oltre ad ad alcuni tecnici, il piano è stato esaminato e, con le dovute verifiche di queste ore – lo riporta l’Adnkronos – sembra destinato ad andare in porto a breve. Tanto che il cda di Cassa Depositi e Prestiti, che dovrebbe esprimersi sulle offerte per Metroweb, potrebbe esaminarlo, almeno in via preliminare, già domani. Anche se potrebbe essere necessario altro lavoro per arrivare a finalizzare la cessione della quota. L’operazione, che sarebbe compiuta in due tempi, prima il passaggio della quota a Cdp e poi il collocamento sul mercato della partecipazione residua, rientrerebbe nel pacchetto di interventi che il governo ha intenzione di portare a termine nel dossier privatizzazioni. Obiettivo dichiarato quello di ottenere risorse da destinare innanzitutto alla riduzione del debito pubblico.