Il futuro della sanità informatizzata si chiama patient
empowerment. Ovvero: è il paziente che controlla i suoi dati
medici, in prima persona. E’ questa la direzione indicata dalla
recente allenza annunciata tra Ibm e Google, il cui scopo, spiega
Giovanna Camorali, responsabile mercato Sanità ed enti locali di
Ibm Italia, è sviluppare software che permettano l’integrazione
dei dati medici: “Ogni paziente si rivolge a molteplici strutture
e professionisti. La tecnologia ha l’obiettivo di dare vita a un
fascicolo sanitario unico facendo comunicare i dati prodotti in
ambienti disparati e anche con apparecchi medicali diversi”.
Negli Stati Uniti la cartella sanitaria online accessibile al
paziente sempre e ovunque è già realtà grazie a Google Health,
ma quali sono le prospettive in Italia? “Le Asl sono interessate
a questa evoluzione: la cartella elettronica permette maggiore
efficienza e risparmi netti”, risponde la Camorali. Tanti i
progetti avviati da Ibm con le aziende sanitarie italiane: per
l’ospedale Miulli di Bari Big Blue ha realizzato una rete di
comunicazione Lan wireless che copre tutti i reparti e per il
Centro riabilitativo Villa Beretta dell’Ospedale Valduce, insieme
a Lenovo e Intel, ha messo a punto un sistema di accesso “senza
fili” alle informazioni contenute nei sistemi informatici per
avere a disposizione, ovunque nell’ospedale, i video che
identificano i problemi motori dei pazienti e i loro successivi
progressi.
“Per la prima volta la tecnologia viene usata per rafforzare il
coinvolgimento attivo del paziente”, afferma Luca Buccolieri,
responsabile del settore e-health di Cergas (Università Bocconi).
“Queste soluzioni permettono l’accesso del paziente ai suoi
dati medici, come non era mai stato possibile finora”. E’
questo il patient empowerment e rappresenta “la nuova frontiera
dell’innovazione tecnologica per la sanità: anche in Italia si
stanno muovendo i primi passi in questa direzione con la carta
elettronica dei servizi in Lombardia o il conto corrente sanitario
alla Asl di Chiavari, un vero home banking dei dati medici”. Ma
attenzione, sottolinea Buccolieri: “La privacy resta uno scoglio.
Negli altri Paesi ci sono regole meno severe e il mercato è
decollato. In Italia la normativa più rigida può ostacolare il
pieno successo dei servizi che mettono i dati sanitari online,
anche se la tecnologia ha già raggiunto un buon livello di
sicurezza”.