INNOVAZIONE

Quota 100 spinge la PA digitale. Bongiorno: “Porte aperte alle e-skill”

La ministra prevede che nel 2019 aderiranno al progetto pensionistico circa 100mila dipendenti pubblici: “Punteremo ad inserire esperti di Ict per velocizzare i processi di trasformazione”. Il responsabile della transizione digitale figura chiave

Pubblicato il 18 Mar 2019

bongiorno

Il successo di quota 100 apre nella PA chance per esperti digitali. Lo spiega la ministra Giulia Bongiorno in un’intercvista a “La Verità”. “Nella PA al momento hanno presentato domanda 33.717 lavoratori, prevediamo che all’incirca 100.000 dipendenti pubblici aderiranno a quota 100 nel 2019. Un successo – annuncia Bongiorno –  L’età media dei dirigenti è di 56 anni, dei dipendenti 52. La grande trasformazione avverrà quando finalmente tutti i servizi saranno offerti digitalmente, con personale adeguatamente preparato o con giovani già pronti a questo approccio”.

La ministra focalizza dunque l’attenzione sulla trasformazione digitale. “Tanto sbandierata dai precedenti governi, ma mai partita. Dicevano che stavano trasformando il Paese, ma siamo all’anno zero. Ho trovato la PA nel caos digitale. Non c’erano neanche i responsabili della transizione digitale. Ho fatto una circolare per nominare i responsabili della transizione digitale (Rtd)”, aggiunge Bongiorno. Con le entrate massicce di personale non si rischia un calo nella qualità del servizio? “Ovviamente devo garantire la continuità dei servizi. Per questo ho previsto che il termine sia di 6 mesi, anziché i 3 previsti nell’ordinario: calcoliamo il tempo per un po’ di formazione”, conclude.

L’Rtd è una figura prrvista dal Cad. L’art. 17 stabilisce che ciascuna pubblica amministrazione sia tenuta ad affidare ad un unico ufficio dirigenziale, fermo restando il numero complessivo degli uffici, la “transizione alla modalità operativa digitale e i conseguenti processi di riorganizzazione finalizzati alla realizzazione di un’amministrazione digitale e aperta, di servizi facilmente utilizzabili e di qualità, attraverso una maggiore efficienza ed economicità” nominando appunto un Responsabile per la Transizione al Digitale (Rtd).

Nel testo di legge si attribuiva alla struttura per l’organizzazione, l’innovazione e le tecnologie una serie di compiti di rilievo strategico. Tra i suoi compiti quello di analizzare la coerenza tra l’organizzazione dell’amministrazione e l’utilizzo delle tecnologie digitali, di ridurre i tempi e i costi dell’azione amministrativa e anche di promuovere le iniziative attinenti l’attuazione delle direttive impartite dal Presidente del Consiglio dei Ministri o dal Ministro delegato per l’innovazione e le tecnologie.

Il nuovo Cad (ovvero la versione novellata del 2016) ne definisce invece la collocazione organizzativa e dispone che, con riferimento ai compiti relativi alla transizione alla modalità digitale, risponde direttamente all’organo di vertice politico dell’ente (nel caso dei Comuni al sindaco, ad esempio) o, in sua assenza, a quello amministrativo.

Il fatto che l’Rtd dipenda dall’organo politico denota – spiegavano da Palazzo Vidoni – la volontà del legislatore di ricondurre immediatamente al vertice dell’amministrazione la governance della transizione del Paese al digitale, attraverso la realizzazione di servizi pubblici rivisitati in un’ottica che ne preveda la piena integrazione con le nuove tecnologie e non più la giustapposizione di queste ultime alle esistenti forme di organizzazione.

Entra dunque nel vivo l’azione strategica con cui il governo punta ad innovare la PA. Nei giorni scorsi è stato varato il nuovo Piano Triennale di Agid, tassello chiave della strategia.

Il Piano contiene elementi per strutturare la governance: sostiene il percorso inclusivo di crescita digitale delle PA centrali e locali puntando sulla figura del Responsabile per la transizione al digitale, rafforza gli interventi a supporto delle amministrazioni locali per colmare il divario tra i diversi territori del Paese.

Continua il consolidamento di attività già avviate come la razionalizzazione dei data center pubblici e l’adozione del Cloud nelle amministrazioni italiane quale tecnologia prioritaria per consentire risparmi di costi e maggiore sicurezza. Stabilisce l’evoluzione e la più capillare diffusione dei servizi digitali, tra cui carta d’identità elettronica, Spid e PagoPA. Punta inoltre al rafforzamento delle competenze manageriali e digitali all’interno delle pubbliche amministrazioni con iniziative concrete di sensibilizzazione e formazione.

Il Piano delinea anche azioni totalmente dedicate al mondo delle imprese, per favorire l’investimento in innovazione del tessuto economico e produttivo.

Tra le nuove misure previste, anche azioni per l’innovazione dei servizi pubblici declinando il paradigma dell’open innovation, iniziative volte a integrare le azioni per semplificare il trasporto delle merci e per ridurre i costi della catena logistica con una visione che concilia le esigenze di mobilità di persone e merci e le strategie per l’adozione – a livello nazionale – delle tecnologie emergenti, come la Blockchain e l’Intelligenza artificiale.

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