“Le fondamenta le abbiamo posate. Ora però non bisogna fermare il cantiere. Anzi, bisogna darsi da fare affinché l’edificio sorga il prima possibile”. È con questa metafora che Cristiano Radaelli, presidente di Anitec, descrive l’iter dell’Agenda digitale italiana in un’intervista ad Agendadigitale.eu.
“Il governo Monti è riuscito a mettere a segno la prima grande azione di un certo rilievo in materia di digitalizzazione. Ma il rischio concreto è che il tutto passi alla storia come un bel manifesto e basta”. Secondo Radaelli è arrivato il momento di darsi una vision Paese. E il presidente di Anitec punta il dito contro la “mancanza di organicità”: c’è molta carne al fuoco, numerose le iniziative presentate “ma alcune sono allo stato embrionale e altre in stato avanzato. Ma quel che davvero manca è una visione aggregata”. “Al Paese – continua – serve un cambio culturale e di processi che deve essere governato e organico e deve coinvolgere tutti gli attori della filiera: pubblica amministrazione, imprese, scuola e cittadini”.
La pubblica amministrazione rappresenta, secondo Radaelli, una leva importante: “Può e deve fare da driver alla rivoluzione digitale, andando a incidere proprio sul cambio di mano in senso culturale, di alfabetizzazione della popolazione. La PA italiana è fra le prime in Europa riguardo alla quantità di servizi di e-gov attivati, di app online disponibili. Il problema però è che nel nostro Paese il processo non è end-to-end: non si può pensare di offrire un servizio ‘monco’ al cittadino, costringendolo di fatto a recarsi presso gli sportelli per completare la procedura. Bisogna fare in modo che tutto il processo si possa svolgere per via telematica, altrimenti il beneficio non esiste”.