AGENDA DIGITALE

Ragosa: “Da open data 50mila posti di lavoro”

Le stime del direttore dell’Agenzia digitale accendono i riflettori sulla necessità di aprire le info della PA: “Il Pil crescerà di mezzo punto”

Pubblicato il 30 Mag 2013

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Cinquantamila posti di lavoro e mezzo punto di Pil. Sono queste le stime di nuova occupazione che potrebbe arrivare dagli open data, secondo il direttore dell’Agenzia per l’Italia Digitale, Agostino Ragosa. “Sugli open data in Italia stiamo partendo. E’ un’area su cui l’agenzia sta lavorando. Abbiamo appena emesso le linee guida per individuare le basi critiche, stiamo lavorando ad un progetto ‘G8 gov to gov’. E’ un’area estremamente importante: rendere open i dati pubblici potrà significare sviluppo per le imprese private – ha detto Ragosa, intervenendo a ForumPA 2013 – Potrà generare nuovi servizi, nuovi ricavi; significa pil e e significa nuova occupazione”.

Si tratta, ha proseguito il direttore dell’Agenzia Digitale, di “un’area di estremo interesse su cui l’Agenzia lavorerà e porterà la pubblica amministrazione ad aprire nel più breve tempo possibile le proprie base dati. Ne abbiamo di importanti, pensate al Mibac: i database del ministero dei Beni culturali sono unici. Lì il numero dei servizi che potremmo immaginare per il settore turistico, per esempio, sono veramente tanti”.

Dall’apertura dei dati dell PA potrebbero arrivare nuovi posti di lavoro e nuova crescita. “Gli americani fanno riferimento ad un milione di posti di lavoro che saranno generati dagli open data e a 4 punti di pil. Io mi accontenterei di 50mila posti di lavoro e mezzo punto di pil”, ha concluso Ragosa.

Secondo Michele Liberato, presidente di EMC Italia “nell’attuale scenario recessivo, l’innovazione digitale rappresenta lo strumento più importante per permettere al nostro Paese di agganciare la futura ripresa economica. Senza tecnologia, non c’è crescita. Senza crescita, non c’è futuro”.

“Secondo gli Osservatori Ict del Politecnico di Milano, il pacchetto di norme contenute nell’Agenda Digitale produrrebbero risparmi per 20 miliardi di euro, più altri 5 miliardi di entrate aggiuntive per l’Italia – ha ricordato il manager – Sono numeri che non si possono ignorare, perché equivalgono al gettito dell’Imu ottenuto dal precedente Governo durante tutto il 2012. Numeri che diventano ancora più importanti soprattutto in un momento storico in cui l’Italia ha bisogno di tagliare la spesa pubblica per cercare di ridurre l’insostenibile carico fiscale ai danni di aziende e cittadini. Per questo motivo, auspico che l’iter per l’attuazione del programma dell’Agenzia per l’Italia digitale non subisca ulteriori ritardi e proceda spedito senza nessuna incertezza”.

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