Assegnare con Consip entro dicembre il bando da 2,7 miliardi per il nuovo Sistema pubblico di connettività (http://www.corrierecomunicazioni.it/pa-digitale/21415_consip-al-via-la-gara-per-l-spc.htm) ed entro giugno fare quello per i sistemi dati dell’Anagrafe unica nazionale, “primo grande esempio di cloud pubblico italiano”. Entro giugno anche le prime linee guida del cloud, che dovranno essere seguite da tutte le PA, “e probabilmente saranno adottate anche dal privato”. Per arrivare a preparare a fine anno la grande sfida di creare 40 datacenter, da cui erogare tutti i servizi della Pa locale e centrale. E’ questa la roadmap prevista dall’Agenzia per l’Italia digitale, parola del direttore Agostino Ragosa, oggi durante un convegno milanese curato da Business International.
Ragosa ha anche chiarito, nell’occasione, un aspetto formale: “sto lavorando a tutte queste cose e firmando autorizzazioni in qualità di commissario presso la Presidenza del Consiglio, nell’attesa che si sblocchi la questione dello Statuto dell’Agenzia. Ma presto mi auguro di poter emanare misure direttamente come Agenzia…”. Insomma, un escamotage formale per aggirare i ritardi burocratici dell’Agenzia.
Anche perché è una roadmap che non può attendere. “Dobbiamo rompere alcuni meccanismi deteriori, la grande frammentazione del sistema pubblico. Ogni Pa va per conto suo, manca l’interoperabilità tra i vari sistemi. Non solo, spesso anche all’interno di una stessa amministrazione: adesso il Mef sta provando a integrare sei propri Ced (Centro elaborazione dati)”.
“La Pa ha 4-5 mila punti Ced. Sprechi economici a parte, c’è un problema di sicurezza e affidabilità. Se facessimo una normativa secondo cui tutti i servizi PA devono essere ospitati su siti con affidabilità Tier 4, come raccomandato dall’Europa, dovremmo chiudere quasi tutti i servizi pubblici che stiamo erogando”.
Come si rimedia? “Servono tre cose. Dobbiamo avere un nuovo sistema di connettività, cioè una rete degna di questo nome: è l’Spc di cui abbiamo fatto il bando a fine maggio, Servono sistemi di datacenter Tier 4. E poi sistemi informatici e dati centralizzati su questa infrastruttura”.
“Il primo aspetto è a buon punto, contiamo di assegnare la gara entro dicembre. E’ nuovo disegno di Spc, per la prima volta avremo fonia e dati integrati su stessa infrastruttura, con larghezza di banda idonea per gestire in remoto alcuni servizi”. Il secondo punto è “garantire un sistema di datacenter altrettanto razionalizzato e adeguato. Al massimo potremo avere 40 datacenter, altrimenti non avremo una Enterprise public infrastructure degna di questo nome, come la chiamano in altri paesi”.
Prima scadenza: “dobbiamo presentare entro settembre piano di razionalizzazione come previsto dal decreto sviluppo. Ma per fare questo dobbiamo risolvere alcuni problemi normativi”, continua Ragosa. “Purtroppo l’infrastruttura tecnologica ancora non è considerata asset strategico in Italia”.
“Il nuovo ministro allo Sviluppo economico mi ha chiesto quanto vale l’asset tecnologico pubblico, su cui spendiamo 10 miliardi di euro l’anno. Risposta: zero, perché non patrimonializziamo niente, spendiamo tutto. Questo perché, appunto, non è considerato asset. Serve nuove norme, per colmare questa lacuna. Un’altra conseguenza è che non c’è un responsabile dell’infrastruttura pubblica italiana, visto che questa non è considerato un asset”. “L’ente responsabile, dell’infrastruttura territoriale, potrebbero essere le Regioni”, suggerisce Ragosa.
Terzo aspetto, “le norme impongono all’Agenzia di fare entro il 2015 l’Anagrafe unica nazionale. A giugno faremo la gara, il committente sarà il Ministero degli Interni, lavorando con noi, Consip e Sogei. Tutti gli 8 mila Comuni si connetteranno a quest’Anagrafe e ovviamente questo implica che si connetteranno al’Spc”.
Ragosa considera anche gli open data tra le priorità. “Nel prossimo G8 si prevede che il presidente Obama faccia una dichiarazione su open data come fattore di crescita del Pil e dell’occupazione. Dobbiamo farci trovare pronti. Ma per poter aprire il sistema informativo pubblico e i dati ai privati abbiamo bisogno de cloud: di luoghi che ospitino basi dati importanti della PA”.
Propedeutico a tutto questo sono le linee guida del cloud e degli open data, che l’Agenzia conta di fare entro giugno. “Nelle linee guida indicheremo non solo i requisiti tecnici minimi, ma anche quali sono gli elementi fondamentali per erogare servizi cloud pubblici. Prevediamo che queste linee guida saranno poi adottate, volontariamente, anche dal privato”.
Ragosa le farà riorganizzando la normativa esistente sul cloud, le raccomandazioni del Garante Privacy e dell’Europa. “Infine, dobbiamo essere presenti sui tavoli tecnici europei dove si fanno le standardizzazione. Vedi la Pec italiana, che funziona solo da noi perché non abbiamo combattuto su quei tavoli per farla adottare come standard europeo. Non deve più succedere”.