LA CALL TO ACTION

Repubblica Digitale, ecco i primi 50 progetti: e-skill in vetta

Il ministero dell’Innovazione traccia il bilancio dell’iniziativa sull’inclusione, lanciata in occasione di ForumPA 2019 e tassello strategico del Piano Italia 2025: PA centrali poco interessate, la maggior parte delle idee dalle Pmi

Pubblicato il 20 Gen 2020

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L’iniziativa Repubblica Digitale incassa le prime 50 adesioni. Ne dà notizia in un post il sito del ministero dell’Innovazione. Il progetto, lanciato in occasione di ForumPA 2019, mira mettere in campo iniziative di inclusione digitale ed è diventato tassello chiave del  Piano Italia 2025, lanciato dalla ministra Paola Pisano.

Le adesioni raggiunte sono il risultato della call to action rivolta ad associazioni, soggetti pubblici e imprese per avviare un “percorso condiviso di trasformazione culturale e digitale del Paese”, si legge nel sito del ministero.

Entrando nel dettaglio sono state inviate poco più di 100 domande di adesioni, la metà delle quali sono state accettate; il 10% non è risultato coerente con gli obiettivi dell’iniziativa mentre per le altre sono ancora in corso approfondimenti.

Le iniziative sono state classificate in base alla tipologia di organizzazione proponente, al destinatario, all’attività prevista, alla scala geografica di attuazione sulla base delle indicazioni delle linee strategiche e operative per la formazione e l’inclusione digitale, pubblicate da Agid.

“Guardando alle iniziative che abbiamo accettato finora – si legge nel post  – riscontriamo una distribuzione equilibrata tra le tre categorie considerate (organizzazioni pubbliche, private e del terzo settore), con una leggera prevalenza delle organizzazioni private”.

Da notare che nessuna PA centrale ha avanzato iniziative mentre le locali che si sono mosse sono poche. In pole le Pmi che hanno proposto il maggior numero di progetti.

A chi sono destinate le iniziative

La maggior parte dei progetti presentati riguardano i cittadini, soprattutto studenti delle scuole superiori mentre scarseggiano quelle destinate agli over 65. Pur con un numero ancora basso, le iniziative rivolte al mondo privato e al mondo pubblico sono ben distribuite tra dipendenti, manager, dirigenti e imprenditori.

La tipologia di progetti proposti

Il maggior numero di iniziative ha come tema le competenze digitali per contrasto al digital divide culturale e per il mercato del lavoro: competenze di base per la cittadinanza digitale, competenze specialistiche Ict, competenze per il settore privato e competenze per la PA.

Molte attività riguardano le competenze digitali di base (61), anche se 12 di queste includono attività di facilitazione digitale, con sportelli o punti fisici di supporto ai cittadini per l’utilizzo dei servizi digitali, spesso associati ad attività formative strutturate. Bassa la presenza di attività relative allo sviluppo di competenze per l’e-leadership.

La distribuzione geografica

La maggior parte delle iniziative garantisce una copertura nazionale, anche grazie all’utilizzo di piattaforme online mentre altre si sviluppano localmente in quanto elaborate da PA locale o Ong che operano a livello di territorio.

Come si svilupperà Repubblica digitale

Come spiega il post si punta a mettere in campo “un’alleanza quanto più ampia possibile tra enti e organizzazioni pubbliche e private e cittadini, basata esclusivamente sul comune riconoscimento di taluni principi ed esigenze, e sulla comune volontà di affrontare con determinazione e spirito etico un problema comune”.

Nei prossimi mesi verranno rafforzate le attività di:

  • Supporto, rafforzamento e valorizzazione delle iniziative multi stakeholder per le competenze digitali, ovvero mettere in rete gli aderenti al progetto, facendo di Repubblica Digitale una community di co-progettazione.
  • Avvio di iniziative promosse direttamente dal Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, in sinergia con altri ministri o con la collaborazione dei soggetti aderenti a Repubblica Digitale, per incidere in modo specifico su alcuni temi o alcune fasce di popolazione su cui si vuole accelerare il cambiamento.
  • Avvio di iniziative di comunicazione, divulgazione e diffusione della cultura digitale.

“Sappiamo che il digital divide rappresenta una vera e propria emergenza – conclude il post – Il rischio che si corre è che la trasformazione digitale del Paese finisca per favorire solo i cittadini digitalmente più educati e consapevoli e per svantaggiare gli altri” che sono tanti, milioni di cittadini che possono essere esclusi dall’esercizio dei diritti di cittadinanza, sempre più vincolati all’uso consapevole del digitale e della rete. Il nostro obiettivo è affrontare con successo questa emergenza e riusciremo a farlo solo se potremo contare sul contributo di tutti, costruendo la più grande operazione di formazione digitale collettiva del Paese”.

L’impegno contro l’odio online

A Repubblica Digitale ha aderito Cop – Chi Odia Paga  una startup innovativa a vocazione sociale nata per combattere ogni forma di odio online, come ad esempio il cyberbullismo, lo stalking, il revenge porn, l’hate speech o la diffamazione online.

In virtù di questo accordo, i cittadini italiani avranno a disposizione, gratuitamente, le prime funzionalità della sua piattaforma ‘Chi Odia Paga‘. Infatti già da subito sarà possibile ricevere un feedback automatizzato dalla piattaforma per capire se i commenti che si ricevono online siano contenuti legalmente sanzionabili o meno. Le future funzionalità che verranno rilasciate nei prossimi mesi forniranno ai cittadini tutti gli strumenti tecnici e legali necessari per difendersi dai reati d’odio online in modo facile, veloce, sicuro ed economico.

Una ricerca Doxa Kids segnala che “Circa il 6% dei ragazzi tra i 9 e i 17 anni denuncia di essere stato vittima di cyberbullismo” mentre da dati Vox Diritti “In Italia viene postato un tweet al minuto contenente contenuti legati a razzismo, insulti sulla disabilità, misoginia, islamofobia, omofobia ed antisemitismo”.

‘Chi Odia Paga‘ nasce nel 2018 da Francesco Inguscio, con il suo venture accelerator Nuvolab, l’investimento del fondo di impact investing Oltre Venture e cofinanziato da Regione Lombardia. L’idea è fornire assistenza legale per difendersi da queste condotte, attraverso una piattaforma online, semplice da utilizzare e capace di garantire tempi brevi di risposta.

Il Ministro per l’innovazione e la digitalizzazione si è impegnata a sostenere e promuovere il progetto, che sposa appieno i suoi principi per un digitale etico e sicuro.

“Sin dall’inizio del mio mandato – spiega la ministra per l’Innovazione e la Digitalizzazione Paola Pisano – ho creduto che proteggere chi viene colpito dall’odio online e al tempo stesso salvaguardare i principi di libertà di espressione fosse un obiettivo primario. A breve nascerà un tavolo di lavoro pubblico-privato proprio su questo tema. Nel frattempo è importante dare il giusto sostegno a iniziative come quelle portate avanti da ‘Chi Odia Paga‘, che hanno il grande merito di usare la tecnologia per dare risposte etiche e concrete a problemi che la stessa tecnologia pone”.

Chi Odia Paga è una piattaforma legaltech in grado di combattere l’odio online avviando la migliore procedura di tutela legale per ciascun caso. Il primo servizio rilasciato permette all’utente, attraverso la compilazione di un questionario interattivo, di ricevere  immediatamente un primo feedback legale basato su un algoritmo di intelligenza artificiale: grazie ad esso l’utente scopre se è stato vittima di un reato, di quale reato eventualmente si tratti e, se del caso, suggerisce di contattare un avvocato. Per istruire l’algoritmo è stato utilizzato un archivio di oltre 1.500 sentenze passate in giudicato e la consulenza di un team di avvocati specializzato sui reati online. Il feedback legale è fornito utilizzando un linguaggio comprensibile e riducendo così la distanza percepita tra cittadino e materia giuridica.

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