“Garantire efficienza, celerità e qualità della giustizia è l’obiettivo delle riforme a cui da quattro mesi stiamo intensamente lavorando, accompagnandole con una grande mobilitazione di risorse e con interventi sul piano organizzativo e della digitalizzazione. Riforme, risorse, digitalizzazione, organizzazione: sono le direttrici di un lavoro che converge verso questi obiettivi”. Lo ha detto la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, intervenendo al convegno “Efficienza, celerità, qualità. Gli obiettivi della riforma dell’Ufficio per il processo”, promosso dalla Corte d’Appello di Firenze e dall’Università degli Studi di Firenze, che si è svolto questa mattina al Palazzo di Giustizia.
“Non possono esservi interventi proficui se non muovono dalla situazione concreta di ciascun ufficio giudiziario – ha sottolineato la Guardasigilli – Non possono esservi interventi proficui se non sono frutto di un progetto e un impegno condiviso con tutti gli operatori che sono in prima linea nell’amministrazione della giustizia in ciascun territorio: magistrati, cancellieri, personale tecnico amministrativo, che nei singoli distretti lavorano e che di ogni singolo distretto, conoscono caratteristiche, esigenze e criticità. La ministra Cartabia ha spiegato a tal proposito che il suo viaggio nelle Corti d’Appello “nasce proprio dalla necessità di ricevere – al di là di statistiche e rapporti – direttamente dalla vostra viva voce una fotografia autentica dei bisogni e dei progetti in atto”.
La riduzione dei tempi dei processi
Il digitale può essere una leva importante per abbattere i tempi della Giustizia. In questo senso per la ministra Cartabia “la riduzione dei tempi dei processi non può dipendere solo dalle riforme del rito – penale o civile – né tantomeno dalle regole della prescrizione o dell’improcedibilità. Ci vogliono risorse e capacità organizzativa”.
“Sappiamo bene – ha proseguito Cartabia – che ci sono alcune Corti di appello che hanno tempi di decisione troppo alti, superiori ai due anni, ma sappiamo
anche che 19 su 29 già rispettano i tempi previsti, solo 7 sono in situazioni critiche”.
“Ogni processo che si estingue è una sconfitta dello Stato – ha poi evidenziato – Ma ogni processo che dura oltre la ragionevole durata è un danno tanto per le vittime – in attesa di risposte – quanto per gli imputati, lasciati per anni in un limbo che il più delle volte condiziona l’intera esistenza. Teniamo sempre in mente entrambe le prospettive e lavoriamo tutti agli obiettivi che ci siamo dati con senso di comune e costruttiva responsabilità”.
Il ruolo di Governo e Parlamento
“Le riforme sono nelle mani del parlamento. Sulle risorse il Governo è al lavoro – ha precisato – La capacità organizzativa dipende in grande misura dai singoli uffici, ma c’è tutta la disponibilità a lavorare insieme”.