Tra gli orizzonti di cambiamento radicale che il governo Renzi ha indicato tra i suoi obiettivi a breve termine c’è, molto opportunamente, una riforma della Pubblica amministrazione che dovrebbe renderla finalmente “amica” e non antagonista della società civile e dell’impresa. La griglia della riforma, in questa fase aperta ad una consultazione pubblica, appare orientata nella direzione giusta, perché pone l’accento su un diffuso cambio di cultura del servizio ai cittadini, quindi parla con lucidità di formazione e insieme di una forte digitalizzazione del sistema.
Ma occorre dirsi chiaramente che siamo in un campo difficilissimo, dove la sfida non può essere solo indetta ma va sostenuta giorno per giorno con grande determinazione contro le resistenze immancabili dei più. La maggior parte dei 44 punti nei quali si articola il progetto è condivisibile, ma va portato avanti senza cedimenti alle lobby di chi difende lo status quo. Inoltre, accanto a nuove regole e comportamenti, occorre aggiungere investimenti per infrastrutturare la Pubblica amministrazione in modo ben più deciso di quanto sia stato fatto finora, sia sul piano dei software e degli hardware che su quello della banda larga. È indispensabile per fluidificare i rapporti Stato-cittadini, che in Italia usano la Rete nel 19% dei casi contro il 50% della media Ocse. Invece, soprattutto sul fronte della connettività sulla rete fissa, procede tutto a rilento. Mentre sarebbe ora che il Paese si dotasse anche di un vero, nuovo piano per la banda larga diffusa capillarmente in tutte le regioni.