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Rivoluzione digitale in casa Inail. Tomasini: “Ora è tempo di competenze”

Ridotti i Ced e razionalizzato il sistema elaborativo già prima del varo del Piano di Agid. L’istituto punto di riferimento per tutta l’amministrazione. Ma la partita non è chiusa: “Servono concorsi ad hoc per assumere talenti dotati di competenze tecnologiche e soft skill”

Pubblicato il 22 Mar 2018

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Si ripete oramai come un mantra che nella pubblica amministrazione servono competenze digitali. Ma il blocco del turn over e il fatto che in questi anni gli enti abbiano dovuto tirare la cinghia ha frenato il rinnovamento all’interno del personale. Quello di “iniettare” skill ad alto valore tecnologico resta, però, un obiettivo cruciale per Stefano Tomasini, direttore centrale Organizzazione digitale dell’Inail, componente della giuria dei Digital360 Awards.

La PA dinanzi alla sfide del digitale ha bisogno di giovani talenti. Che fare?

Certamente il blocco del turn over ha impattato negativamente sulla diffusione di skill adeguate. Ma qualcosa inizia a muoversi e qualche ente, anche grande, ha avviato nuovi procedimenti di selezione. In questo senso quello che, a mio avviso, va fatto è strutturare procedure concorsuali ad hoc per ingaggiare personale in grado di vincere la sfida digitale. Ma attenzione, quando mi riferisco alle competenze non intendo solo quelle squisitamente tecnologiche ma anche le cosiddette soft skill ovvero le “competenze trasversali”, capacità che raggruppano le qualità personali, l’atteggiamento in ambito lavorativo e le conoscenze nel campo delle relazioni interpersonali. Il digitale è una grande rivoluzione non solo tecnica ma anche organizzativa e relazionale. Basti pensare allo smart working.

Inail è molto impegnata sul fronte smart working.

Abbiamo dotato il nostro personale strumenti  tecnologici appropriati per la fruizione delle funzionalità rese disponibili dalla digitalizzazione dei processi di lavoro e dei servizi. Il “digital working” offre a ognuno l’opportunità di collaborare con colleghi ed esterni che non hanno la possibilità di effettuare quotidiani lunghi spostamenti o ancora l’opportunità di interagire con personale operativo su altre sedi.

Inail è considerata una best practice nei data center. Il Piano Triennale di Agid si muove verso i poli strategici nazionali che dovrebbero accorpare più server territoriali con l’obiettivo di efficientare i servizi. Il vostro data center che ruolo può svolgere nell’ottica del consolidamento?

L’Inail vanta un  data center tra i più grandi e potenti della PA. Anticipando quanto previsto dal programma di Agid abbiamo razionalizzato il sistema elaborativo e ridotti i Ced a poche decine di centri di riferimento. Per questo motivo diverremo di fatto un polo di riferimento per molte altre amministrazioni. Nelle prossime settimane verranno stipulate, sotto l’egida di Agid, convenzioni con le PA che vogliano appoggiarsi ai nostri data center.

Cosa chiede al governo che verrà?

Sono stati compiuti moltissimi passi avanti sul fronte della digitalizzazione del settore pubblico. Serve proseguire sulla strada intrapresa in questi anni: non arretrare sul consolidamento dei data center, anche per accelerare la realizzazione dell’Anagrafe unica, lavorare alla semplificazione nella fruizione dei servizi pubblici – Spid può essere una chiave. A monte è necessario un forte endorsement politico e e una visione di lungo periodo su quello che l’Italia ambisce a diventare.

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