RIORGANIZZAZIONE

Samaritani ufficialmente “fuori”, Agid alla paralisi

In una nota l’Agenzia annuncia quanto anticipato da CorCom: niente riconferma al vertice per il manager dopo la scadenza del mandato. Ma l’ente è un organismo monocratico e senza il direttore generale è impossibilitata a operare. Si deve attendere il varo del bando di selezione da parte del ministro con delega al Digitale. Che il governo tarda ad assegnare

Pubblicato il 03 Lug 2018

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E’ ufficiale: Antonio Samaritani lascia l’Agenzia per l’Italia digitale. Come anticipato da CorCom l’oramai ex direttore di Agid ha terminato il suo mandato. In una nota l’ente fa sapere che “il dott. Antonio Samaritani, che ha preso servizio come Direttore Generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale il 18/5/2015 – dopo un bando ad evidenza pubblica – ha completato ieri, 2 luglio 2018, i tre anni di mandato istituzionale e i 45 giorni di proroga previsti dalla legge”.

Ma con la scadenza di Samaritani l’Agid è bloccata. L’ente è infatti un organismo monocratico e senza la guida del direttore generale non può operare. Per la selezione della nuova guida serve infatti un bando ad hoc che deve varare il minstro con la delega al Digitale. Ad oggi però le deleghe ancora non sono state assegnate anche se è probabile che vadano in mano alla ministra della PA Giulia Bongiorno che nei giorni scorsi, in occasione dell’Internet Day, ha delineato la sua strategia per l’innovazione.

“La digitalizzazione deve essere ragionevole – ha detto la ministra – E quando dico ragionevole intendo dire che bisogna fare i conti con l’enorme diversità che esiste fra la PA centrale e il più piccolo comune arroccato su una montagna – ha spiegato – Immaginare una trasformazione digitale omogena significa non tenere conto delle peculiarità. E invece bisogna tenerne conto eccome perché le cose non stanno sempre come ce le immaginiamo o vorremmo immaginarle”.

Realtà diverse necessitano di trattamenti diversi altrimenti si rischia “un mostro della digitalizzazione”, con poche best practice virtuose e molta arretratezza. Insomma serve un approccio realista secondo il ministro.

Intanto si apre il totonomine sul nuovo dg. Stando a quanto risulta a CorCom, la Lega starebbe spingendo Massimo Melica, avvocato cassazionista esperto di diritto applicato alle nuove tecnologie della comunicazione.

Contattato da CorCom, l’avvocato Melica fa sapere di non essere stato informato di nulla. “Nessuno mi ha contattato – ha detto – Immagino che il mio nome circoli per un fatto di competenze. Se dovessi essere chiamato valuterò il da farsi, non è detto che accetti. In ogni caso, immaginandomi nel ruolo di dg, farei piazza pulita: non è possibile che un’Agenzia che deve essere il fiore all’occhiello dell’Italia funzioni così male e che il digitale non riesca a decollare”.

Parole che ha ripreso in serata in un post su Facebook.

“Vedremo all’atto della scadenza del bando, l’indirizzo che il Governo del cambiamento vorrà dare – ha scritto Melica – Dal mio punto di vista, vorrei un’Agenzia senza scheletri nell’armadio, senza “sorelle politiche”, mascherate da squadre digitali che ne impoveriscono la portata, senza fanatismo che ne depauperi la concretezza.

Insomma, un ruolo di equilibrio tra la politica e le esigenze di innovazione, tra la norma e il mercato, tra il sogno e la fattibilità.

Mi piacerebbe un’Agenzia che controlli la crescita digitale sul territorio e intervenga affinchè l’accesso ai servizi digitali sia uguale dal Nord, in cui funziona di più, al Sud in cui ancora stenta a raggiungere livelli ottimali.

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