PUNTO DI VISTA

Scuola digitale, Lasala: “Il motore è culturale”

Secondo l’esperto di e-school bisogna inserire le competenze digitali in un quadro di conoscenze che esalti gli skill extracurriculari dei docenti

Pubblicato il 24 Nov 2012

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L’annunciato grande salto digitale della Scuola italiana è tra le notizie più positive ed interessanti degli ultimi mesi. Nel D.M. 10 settembre 2010, n. 249, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 24 del 31 gennaio 2011, il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca rileva la funzione basilare delle competenze digitali, accanto a quelle linguistiche, nei docenti delle scuole di ogni ordine e grado, competenze incluse nel quadro delle competenze chiave per l’educazione permanente sancito dalla Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006. Nel Decreto citato, infatti all’art. 3 comma 4 si legge: “Costituiscono parte integrante dei percorsi formativi ai fini del raggiungimento degli obiettivi di cui all’articolo 2: l’acquisizione delle competenze digitali previste dalla raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio 18 dicembre 2006. In particolare dette competenze attengono alla capacità di utilizzo dei linguaggi multimediali per la rappresentazione e la comunicazione delle conoscenze, per l’utilizzo dei contenuti digitali e, più in generale, degli ambienti di simulazione e dei laboratori virtuali.”


Ma come spesso accade esiste ancora una notevole distanza tra ciò che sono gli intenti e ciò che è la realtà, gap che è rilevante ancor di più in un contesto ampio come quello europeo. In una ricerca realizzata da Panasonic nel 2010 appariva palese come in Inghilterra si assistesse ad una diffusione di massa di Lim nelle Scuole. Nello stesso periodo in Francia solo il 20 per cento degli istituti scolastici poteva disporre di lavagne interattive multimediali. Una percentuale ancora più bassa si riscontrava in Italia, dove ancora oggi la diffusione è lenta. Abbiamo dunque da una parte un concetto estremizzato di “Scuola Digitale” di stampo europeo e dall’altra una Ue a più velocità, con alcuni Stati che seppur in ritardo (Italia, Spagna) sono pronti ad un piano di digitalizzazione spinta in grado di azzerare potenzialmente il grave gap accumulato sino ad oggi.


Bisogna ricordare come i più moderni modelli pedagogici vedono l’Ict quale strumento utile a potenziare la didattica tradizionale, con il ruolo dell’insegnante estremamente delicato nell’ambito del processo di trasformazione delle azioni di apprendimento. Dunque occorre fare necessariamente riferimento ad un concetto oggi troppo spesso sottovalutato ed al contrario chiave di lettura di tutto il processo di digitalizzazione della scuola italiana ed europea: quello di cultura digitale. Solo un approccio culturale sarà in grado di radicare nel corpo docente una serie di competenze oggi espresse solo in parte e nel contempo nei discenti, un utilizzo consapevole e strutturato delle nuove tecnologie. Arriviamo così ad una valorizzazione dell’apprendimento informale, quale fattore chiave nello sviluppo della cultura digitale.


Come ipotizzare una scuola digitale, ad alto tasso di innovazione tecnologica, in assenza di un programma generale di diffusione della cultura digitale e di validazione (anche attraverso certificazione) delle competenze di settore? Le problematiche connesse con l’utilizzo delle Tecnologie digitali, prima fra tutte la “risorsa computer”, a supporto della produttività e dell’efficienza della Scuola trovano una concreta risposta solo nel consolidamento e nello sviluppo di specifiche competenze da parte del personale docente preposto all’ azione didattico – educativa all’interno dell’istituzione Scolastica. Ma possedere cultura digitale non significa saper utilizzare un foglio di calcolo o saper compilare un database. Queste sono operazioni da mero utilizzatore, che per troppo tempo hanno caratterizzato le certificazioni di competenza tradizionali, e che oggi non aggiungono nulla al know-how di un docente.


Serve una vera e propria rivoluzione culturale digitale, che abbia i docenti quali ispiratori e promotori di una diversa modalità di intendere la competenza digitale, inserita in un quadro organico di conoscenze, in grado di esaltare le competenze extracurriculari del formatore, sempre di più vero e proprio motore di un modello di Scuola 2.0.

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