MINISTERO AGRICOLTURA

Sian nel mirino della magistratura: troppi sprechi e dati sbagliati

Altro che spending review. Il sistema Sian del ministero creato per gestire e assegnare i fondi Ue è costato 780 milioni in 4 anni. E per il triennio 2014-2016 è scattata una provvigione di altri 90 milioni. Il tutto a fronte di malfunzionamenti. Il “caso” finisce sul tavolo della Procura di Roma

Pubblicato il 05 Mar 2014

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780 milioni. Tanto è costato dal 2010 ad oggi il Sian, il sistema informatico del ministero che distribuisce 7 miliardi di euro all’anno di contributi europei al settore agricolo che arrivano da Bruxelles. E il cui contratto di gestione è stato rialzato, alla vigilia dell’insediamento del nuovo governo, con una provvigione di altri 90 milioni di euro per il triennio 2014-2016.

E ai costi elevatissimi si aggiungono anche problemi di funzionamento della piattaforma stessa. Come conferma l’ultima relazione di collaudo redatta dallo studio dell’ingegner Giuseppe Felice e ora agli atti della Procura di Roma, dove il pm Alberto Pioletti ha aperto un fascicolo sul funzionamento del Sian. Dal collaudo si evince che, tra i molti aspetti del malfunzionamento del sistema informativo, ci sarebbero le superfici di aziende agricole. I dati non corrisponderebbero a verità, ma nessuno avrebbe verificato. In campo sono arrivati anche i finanzieri del Nucleo speciale di Tutela Spesa Pubblica che, oltre a valutare la relazione di Felice, da mesi stanno passando al setaccio tutti i rimborsi ottenuti dagli agricoltori italiani negli ultimi anni.

Gli esiti dell’indagine sono ancora coperti da segreto, ma da alcune indiscrezioni, riportate da La Repubblica, emergerebbe che ci sarebbero milioni di euro pagati a chi non ha nemmeno un metro di terra coltivato, versamenti a favore di prestanomi di clan mafiosi, o ancora a chi ha un’autorimessa spacciata per fienile. Il Sian, la banca dati più grande e complessa del comparto agricolo e forestale, è gestita da vent’anni dagli stessi imprenditori privati attraverso un complesso sistema di società.

Dal 2007 il sistema è in gestione alla Sin, una Spa che vede la partecipazione al 51% della Agea (società del Ministero), e per il 49%da un raggruppamento temporaneo di imprese Rti, in ordine: Almaviva, Auselda1, Sofiter2, Telespazio, Cooprogetti, Ibm, Agriconsulting, Agrifuturo. Sempre le stesse società, a sotto altre forme o in consorzio hanno gestito il Sian. Ma che qualcosa non torni alla Sin è facile capirlo: negli ultimi due anni si sono avvicendati quattro presidenti e 5 amministratori delegati. Insomma, oltre al buco una matassa complessa da sbrogliare per individuare responsabilità, coprire il buco milionario e fermare l’emorragia di denaro pubblico che fuoriesce dal Ministero delle politiche agricole. Un compito difficilissimo, il primo che deve affrontare il nuovo ministro Maurizio Martina.

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