Sarà pubblicato prima di Pasqua il decreto che escluderà dagli obblighi del Sistri le aziende che contano su meno di 10 dipendenti. Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, spiegando che il testo “è già pronto, è alla visione degli altri ministeri, per cui manca poco.
Secondo le nuove norme che dovrebbero vedere la luce a breve rimarranno obbligati al Sistri i produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi da scavo, costruzione e demolizione, da lavorazioni industriali e artigianali, da attività commerciali, di servizio e sanitarie; produttori iniziali di rifiuti speciali che ne effettuano lo stoccaggio; soggetti che raccolgono, trasportano, recuperano e smaltiscono rifiuti urbani in Campania.
“Le istanze avanzate dai ‘piccoli produttori’ – aveva annunciato il ministro a ridosso dell’entrata in vigore della seconda fase del Sistri, all’inizio di marzo – sono tenute nella massima considerazione. E’ infatti in via di perfezionamento un decreto che assoggetta al Sistri solo imprese ed enti produttori iniziali di rifiuti con più di 10 dipendenti nei settori dell’industria, artigianato, commercio e servizi. Il decreto inoltre – spiegava – contiene altre semplificazioni finalizzate a venire incontro alle esigenze dei produttori al fine di assicurare un ‘decollo’ della fase 2 sistema che sia meno problematica possibile. L’obiettivo del Governo è quello di rendere questo strumento, dalla storia travagliata, una ulteriore opportunità per la competitività del paese e un presidio per la tutela della legalità”.
Una risposta che si era resa necessaria dopo le forti polemiche che avevano accompagnato l’entrata in vigore delle nuove norme, con le regioni degli scontenti che erano state illustrate sul Corriere della Sera da Dario Di Vico: “Il sistema, che dovrebbe servire per combattere le ecomafie – scriveva – intanto però rischia di complicare la vita alle piccole e medie imprese dell’autotrasporto e dell’artigianato”. Tra i più critici anche Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente a Montecitorio, che definiva il provvedimento “un legno storto, che rischia di essere un appesantimento burocratico e un sovraccarico amministrativo soprattutto per le Pmi, diversamente da quanto messo in atto negli altri Paesi europei”.