Manca un anno e già la gara per il Sistema Pubblico di Connettività sta sollevando polemiche. Lo scorso dicembre Consip ha messo a bando 2,5 miliardi per i servizi di connettività delle pubbliche amministrazioni. Una gara “pesante” sia dal punto di vista economico che da quello dell’efficientamento della PA italiana. Stefano Pileri, Ad di Italtel, evidenzia perché il nuovo bando avrebbe potuto essere un’occasione per ripensare un’architettura a prova di futuro. “Ad oggi l’Spc è un sistema datato basato su un insieme di strutture a stella – spiega Pileri – nella quale dalle 40 PA centrali partono altrettanti collegamenti verso le sedi periferiche, gestiti da uno degli operatori che si sono aggiudicati la gara (Fastweb, BT, Wind e Telecom, ndr). In una siffatta architettura i collegamenti sono lunghi, a capacità limitata e a velocità mediamente bassa, situazione che frena l’efficienza dell’Spc”.
I domini delle varie PA si parlano tra di loro tramite il QxN, un sistema di interscambio dati che però non è multimediale e quindi non integra voce-video e dati. “Per dare alla PA una Rete efficiente, sicura e in grado di stare al passo con l’evoluzione tecnologica – puntualizza il manager – sarebbe necessario creare un’architettura con due elementi essenziali: servizi di backbone, che includono le intelligenze centralizzate per Voip, video messaging, in un solo lotto di assegnazione e servizi di accesso da suddividere in vari operatori”. In questo schema anche il QxN, attualmente di proprietà dei diversi operatori, ed il futuro Niv (nodo di Interconnessione Voce e Video), andrebbero ad essere gestiti o direttamente dalla PA oppure da un solo operatore “altamente qualificato”, avverte Pileri. In sostanza si darebbe vita a una rete unica video-dati-voce per abilitare le esigenze della PA e i servizi dell’Agenda Digitale.
La spinta verso il backbone darebbe un colpo di acceleratore anche al progetto di consolidamento dei data center a cui sta lavorando l’Agid per l’Italia digitale: i server sarebbero collegati al backbone.
Suggestioni quelle di Pileri accolte positivamente dall’Agid il cui dg Agostino Ragosa, ai tempi in cui era Cto di Poste Italiane, aveva messo in opera un sistema simile a quello suggerito per i collegamenti tra la sede centrale e gli uffici.
“È chiaro che l’idea di Pileri va verso un maggiore efficientamento dell’Spc – fanno sapere da Agid – ma per noi l’ostacolo riguarda la capacità di dialogare dei vari sistemi della PA. Va ricordato che la pubblica amministrazione italiana non è un’unica rete ma è fatta di più sistemi gestiti da diversi fornitori. In questo contesto la complessità sale quando una PA vuole condividere dati su una piattaforma diversa realizzata con altri applicativi. Non si può fare, non ci sono gli standard”.
A questo si aggiunge il fatto che una gara risponde non solo a logiche architetturali, ma è vincolata alle regole sugli appalti e soprattutto a quelle del Cad. “La gara Consip risponde anche a queste logiche qui – chiariscono dall’Agenzia -. Detto questo è innegabile che l’Spc deve essere pensato in una logica di maggiore efficienza e l’Agenzia per l’Italia digitale sta lavorando a questo”.
Entrando nel dettaglio della gara Consip per Spc, questa riguarda servizi di trasporto dati in protocollo Ip servizi di sicurezza, servizi di comunicazione e servizi di calcolo e memorizzazione in ambito Cloud (Iaas). Si tratta della prima delle gare riguardanti i servizi in ambito Spc che sono stati oggetto dell’avviso di preinformazione al mercato pubblicato da Consip alla fine dell’anno scorso. “Le gare hanno l’obiettivo di portare innovazione, dare continuità e arricchire le funzionalità di cooperazione, interoperabilità e accesso al Spc (Sistema Pubblico di Connettività) – spiega Consip – oltre che di fornire gli strumenti necessari allo sviluppo dei progetti di digitalizzazione della PA secondo le regole del Cad”.
La gara a procedura ristretta verrà aggiudicata con il criterio del prezzo più basso, al fine di assicurare alle amministrazioni elevati livelli di disponibilità dei servizi alle stesse condizioni contrattuali, come previsto dall’articolo 83 del Cad.