“La spending review di Monti? Bene, visto che utilizza tutte le leggi del governo di Silvio Berlusconi, ma ora è arrivata l’ora di accelerare sulla PA digitale”. A dirlo l’ex ministro Renato Brunetta sul decreto al vaglio del governo. “Adesso – sottolinea il coordinatore dei dipartimenti del Pdl – però serve la piena implementazione delle altre norme che aveva approvato il governo Berlusconi: la riforma della pubblica amministrazione, ovvero la trasparenza e il merito, e l’informatizzazione, vale a dire il codice dell’amministrazione digitale. In questo caso avremmo fatto bingo”.
Non è la prima volta che l’ex ministro sottolinea il lavoro fatto dal precedente esecutivo. In occasione degli esami di maturità, Brunetta aveva ricordato come il successo del plico telematico – praticamente l’invio della tracce via Web – era stato reso possibile grazie all’uso della Posta elettronica certificata. “Si tratta – aveva detto – di una delle novità più importanti introdotte dalla riforma Brunetta varata dal governo Berlusconi”.
Ma se la spending review firmata Enrico Bondi incontra il favore dell’ex ministro lo stesso non si può dire dell’Agenzia per l’Italia digitale.
“La nuova Agenzia per l’Italia digitale nasce come un arlecchino inesorabilmente servo di troppi padroni – ha detto Renato Brunetta nei giorni scorsi – pur essendo d’accordo sulla necessità di dare una guida unica alle politiche per l’innovazione rileva come nel decreto non ci sia traccia “del trasferimento al nuovo soggetto delle competenze necessarie per attuare l’Agenda digitale: reti di telecomunicazione e riduzione del digital divide tecnologico, digitalizzazione del sistema formativo ed e-commerce.
“Tolto il ricco boccone delle gare Spc, affidato alla gestione di Consip in pratica il nuovo soggetto erediterà solamente le competenze che, fino a oggi, erano esercitate dalle strutture che dipendevano dal ministro dell’Innovazione: il Dipartimento per la digitalizzazione della PA e l’innovazione, DigitPA e l’Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione. Con l’ulteriore aggravante che, nel caso in cui il Parlamento non converta il decreto in legge entro 60 giorni, come detto, la decadenza retroattiva degli effetti del decreto inevitabilmente confliggerà con quanto già avvenuto proprio in quei 60 giorni. A fronte di ciò, quello che cambia veramente è il modo in cui è organizzata la struttura di responsabilità che sovraintenderà all’operatività del nuovo soggetto. Infatti, se per un verso l’Agenzia nascerà contraddistinta da un profilo tecnico che porta ad accentrare tutti i poteri di gestione in capo al direttore generale, la struttura di potere che sovraintende alla sua azione sarà molto articolata”.
A non convincere Brunetta anche la distribuzione delle responsabilità, dato che saranno tre i ministri da cui l’Agenzia dovrebbe dipendere: quello con le deleghe per l’Innovazione, quello dello sviluppo economico e quello dell’istruzione, università e ricerca. In questo modo “mentre non è vero che con l’Agenzia si istituirà un luogo unitario di attuazione delle policy in materia di Agenda digitale (il sistema delle competenze che non riguarda l’e-government resterà infatti immutato), l’unica cosa di rilievo che produrrà il provvedimento sarà l’annullamento, di fatto, dei poteri (peraltro già limitati) di quello che era l’unico ministro competente per l’innovazione, i cui poteri verranno frammentati e assegnati a più decisori”.
Sul tema del rapporto spending review-Ict, cloud in particolare, è intervenuta anche Linda Lanzillotta, in occasione di un convegno organizzato dal think tank Glocus di cui la deputata è direttrice. “In ottica di spending review con il cloud computing si possono risparmiare miliardi di euro – ha detto – Nella pubblica amministrazione ci sono migliaia di server che occupano migliaia di metri quadrati e problemi di non compatibilità tra diversi sistemi che con il sistema a nuvola potrebbero essere superati”.
Il cluod è solo uno dei punti di sviluppo digitale indicato da Lanzillotta: “Nel decreto sviluppo ci sono segnali importanti anche per la semplificazione degli enti, ora aspettiamo DigItalia sia per l’e-government e l’informatizzazione della pubblica amministrazione che per la creazione di una vera economia digitale perché la crescita passa attraverso i servizi e le reti”.