“Nessun problema, il progetto Spid va avanti”. Lo fa sapere a CorCom l’Agenzia per l’Italia digitale all’indomani della sentenza del Consiglio di Stato che ha “bocciato” i requisiti richiesti per diventare identity provider ovvero il tetto minimo di 5 milioni di capitale sociale.
“I tre provider già accreditati (Poste, Telecom e Infocert ndr) – dicono da Agid –continuano e continueranno ad erogare identità. Sul fronte service provider stiamo lavorando con Inail e Comune di Venezia che saranno le prossime PA ad erogare prestazioni accessibili via Spid”.
Ieri il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del Tar Lazio del luglio 2015 che ha annullato i criteri stabiliti per diventare identity provider: le norme in questione stabilivano infatto un tetto minino di 5 milioni per poter richiedere l’accreditamento.
Il Consiglio di Stato chiarisce che Spid è un sistema essenzialmente basato su password e non può dunque essere equiparato alle modalità di identificazione forte quali la carta nazionale dei servizi e la firma digitale: di conseguenza non possono richiedersi, per la prestazione dei servizi di identificazione, criteri economici sproporzionati.
“La Sezione, nel condividere gli argomenti della sentenza impugnata, ritiene che l’appello debba essere rigettato si legge nella sentenza – Non può condividersi infatti l’argomento invocato dall’appellante Presidenza del Consiglio dei Ministri, secondo cui l’elevato capitale sociale minimo di 5 mln di euro della società di capitali, alla cui costituzione debbono procedere i gestori dell’identità digitale nel sistema SPID, sarebbe indispensabile per dimostrare la loro affidabilità organizzativa, tecnica e finanziaria, e ciò solo perché l’attività di cui trattasi richiede un rilevante apporto di elevata tecnologia, la cui validità non può ritenersi direttamente proporzionale al capitale sociale versato. In questi termini, si evidenzia altresì l’illegittimità per irragionevolezza dell’impedimento all’accesso al mercato di riferimento, dovuto all’elevato importo del capitale sociale minimo richiesto con l’atto impugnato, trattandosi di scelta rivolta a privilegiare una finalità di incerta efficacia, a fronte della sicura conseguenza negativa di vedere escluse dal mercato stesso tutte le imprese del settore di piccole e medie dimensioni, quali appunto quelle rappresentate dalle associazioni ricorrenti”.
Lo Spid ha debuttato il 15 marzo. Nei primi due giorni si attivazione del servizio sono state 5mila in le richieste presentate dagli italiani. Il governo punta a rilasciare 6 milioni di pin unici entro il 2016.
Lo Spid – acronimo che sta per sistema d’identità digitale – il Pin unico per accedere ai servizi della PA, è diventato realtà il 15 marzo e rimpiazza i diversi codici esistenti, per entrare via web, senza fare code, nei servizi pubblici ma anche in quelli privati, come le banche ad esempio. Basta inserire il nome utente e una password composta da minimo otto caratteri, con alcune condizioni: almeno un numero e un simbolo speciale (%, #, $), mai segni uguali consecutivi, sia lettere minuscole che maiuscole. La password va aggiornata ogni sei mesi. Sarà comunque il gestore dell’identità digitale, a dettagliare gli standard.
SPID, ECCO COS’E’ E A COSA SERVE