Dotare tutte le aziende di uno Spid, il sistema pubblico di identità digitale: è la proposta lanciata dal presidente dei Giovani Industriali di Confindustria, Marco Gay, ospite del Forum Agi “Viva l’Italia”. “Si potrebbe associare la partita Iva allo Spid”, spiega. Più in generale Gay sottolinea che la PA “deve assolutamente essere più semplice: non intendo che ci debbano essere meno regole. Le regole devono essere chiare pero. Il cambiamento della PA è lento perché abbiamo decenni di incrostazioni”. Quanto alla fatturazione elettronica “sta iniziando a funzionare, è un primo passaggio, io dovrei potermi collegare da imprese e poter fare tutta la pratica online”. Infine sull’operato del commissario digitale Diego Piacentini, Gay afferma: “Sta facendo un buon lavoro che ancora non si vede all’esterno”.
Secondo il manager, per l’innovazione digitale ci vuole una policy che non c’è. Le imprese da parte loro “sono più pronte di quanto possiamo immaginare – ha evidenziato – Ci vuole coraggio per decidere sulle grandi decisioni digitali, perché costa in termini politici e pratici. In tutti i grandi cambiamenti, come ad esempio i Jobs Act c’è stata una policy, cose che iniziano e si trasformano nel tempo”.
In questo senso l’idea di inserire nei cda delle imprese esperti in digitale sul modello delle quote rosa “non è una proposta provocatoria ma realista”. “Hai bisogno di cambiare le aziende dall’interno – spiega – e quindi hai bisogno di assumere persone in grado di capire e di governare il cambiamento digitale. Dunque nella governance ci deve essere la capacità di leggere questo nuovo mondo e quindi a fianco ai tanti consiglieri, uno che sia esperto in digitale e venga da quel mondo è importante”. Secondo Gay “il rinnovo dei tanti cda che ci sono stati è stata un’occasione mancata, lo avrei visto come un vero segnale di cambiamento ma è chiaro che bisogna scontentare qualcuno”.
Focus anche su Industria 4.0. “Il ministro Calenda ha fatto un ottimo lavoro – ha detto – Credo che sia il primo piano di politica industriale da 20 anni a questa parte”. “Anzi – aggiunge – mi verrebbe voglia di definirlo una policy perché in realtà è un percorso che continua. Era il 2010 quando si parlava di come favorire la nascita delle startup con meccanismi e defiscalizzazioni, la crescita è stata costante e oggi industria 4.0 è davvero un programma che adottato, e adottato bene, modernizza le aziende, il modo di lavorare e le opportunita'”. Gay aggiunge che le aziende stanno iniziando ad usarlo e riguardo all’iperammortamento del 250% in macchinari che fanno interconnessione aggiunge: “Stiamo ragionando e rilevando che si vorrebbe prorogare la posa delle macchine di qualche mese perche’ a giugno 2018, scadenza naturale, c’è già un overbooking di consegne”.
E il tema digitalizzazione della produzione porta una riflessione anche a come cambierà il lavoro ai tempi dei robot. Per Gay “i robot di sicuro non tolgono lavoro al talento: tassare i robot significa cercare di frenare l’innovazione e fare questo vuol dire uscire dal mercato”. “Perché allora – conclude in modo provocatorio – non aver tassato Microsoft 30 anni fa, così non sarebbe quella che conosciamo?” In merito all’ipotesi di tasse sul digitale Gay dice: “La risposta vera non può che essere comunitaria, cioè all’interno dell’Ue”.