Far partire subito l’Agenzia per l’Italia digitale. L’appello al premier Enrico Letta arriva dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, dal palco dell’assemblea annuale. “L’Agenzia per l’Italia Digitale è una strada da seguire con forza e decisione. L’ente è già formalizzato e condiviso dagli operatori del settore ma frenato da fusioni organizzative e decreti approssimativi – ricorda Squinzi – Caro Letta, fatela partire e rendetela operativa subito. Si tratta di un’azione vitale per tutto il Paese”.
Nel suo intervento all’assemblea di Confindustria, Squinzi ha acceso i riflettori anche sulla scarsa azione di semplificazione nella PA italiana. “Non ci sono progetti seri e rigorosi nell’amministrazione- evidenzia – In questo senso non basta lo sforzo isolato di un solo ministro, ma bisogna puntare a una pratica consolidata a tutti i livelli di governo. A questo proposito ho già inviato le mie proposte a Palazzo Chigi. Insistendo sulle semplificazioni, infatti, daremo l’idea che nella ragnatela dei vincoli qualche nodo si può sciogliere presto. Ma per avere successo servono soluzioni moderne di connessione e informazione”.
Squinzi ha poi toccato il delicato tema Giustizia. “È necessario decongestionare i tribunali – rimarca – ripensando i gradi di giudizio e sostenendo gli investimenti necessari ad implementare il processo telematico”.
Cristiano Radaelli, presidente di Anitec, considera “estremamente positivi gli interventi sia del presidente di Confindustria Squinzi, sia del presidente del Consiglio Letta che del ministro Zanonato in merito al riconoscimento dell’importanza della piena attuazione dell’agenda digitale”.
“Uno dei punti su cui concentrare il rilancio dell’economia – continua Radaelli – è favorire, tramite l’implementazione di tecnologie e applicazioni sempre più innovative, la digitalizzazione dei processi aziendali e della PA e la nascita di nuove start up. La realizzazione della banda larga e la diffusione di servizi digitali ai cittadini completi e facili da utilizzare, possono essere la leva per permettere all’Italia di recuperare il gap culturale e di produttività, rispetto ai Paesi anglosassoni. Il primo passo è fare sì che la rivoluzione digitale generi quell’economia della conoscenza in grado di catalizzare lo spirito d’impresa, presente nei giovani italiani e negli imprenditori di domani, non ancora messo a sistema”.