Il mondo della politica segue con interesse ed anche con una certa apprensione l’operazione Kkr su Tim, ossia l’Opa lanciata per salire alla maggioranza del capitale (almeno il 51%). Sui social i principali commenti. Il primo a twittare ieri sera a seguito della nota emessa da Tim dopo il cda straordinario in cui è stata presentata l’offerta è stato il leader dei 5Stelle Giuseppe Conte: “Su Tim il governo mantenga altissima la guardia, assicurando la migliore protezione di interessi nazionali e asset che rappresentano una colonna portante di crescita, sviluppo e progresso tecnologico del Paese. M5s anche per le garanzie sui livelli occupazionali è in prima linea”. E sempre sul fronte 5Stelle il deputato Angelo Tofalo, già sottosegretario di Stato alla Difesa nei governi Conte I e II, chiede che “Cdp salga alla maggioranza” per procedere poi con “lo spin-off della rete e la fusione con Open Fiber” e dare vita a “a una nuova ‘service company’ che promuova almeno il 50% di tecnologia italiana. Il management sia valutato sui risultati, se questi non arrivano subito un passo indietro”.
Secondo Antonio Misiani, responsabile Economia e finanze nella segreteria nazionale del Pd, “il futuro di Tim va seguito dal Governo con la massima attenzione, rapportandosi con il Parlamento e mettendo al centro l’occupazione e la sicurezza nazionale. Le reti Tlc sono un asset strategico del Paese e un punto chiave del Pnrr”. “La cosa più importante di tutte per la crescita e la democrazia, è che in Italia vi sia l’ambizione ad una rete unica sotto il controllo pubblico. E ciò che serve al Paese è la sicurezza della rete infrastrutturale e dei nostri dati”, sottolinea l’ex ministro ed ex capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio.
Chiede un confronto in Parlamento anche il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri: “Nel pieno rispetto delle regole di mercato non si può trascurare il fatto che all’interno di Tim c’è la rete di telecomunicazione strategica per il Paese. C’è quindi da augurarsi che ogni scelta venga valutata con grande attenzione. L’instabilità di Tim, con passaggi di proprietà molteplici nel corso degli anni, ha indebolito l’Italia in un settore strategico. Il mercato è il mercato e va rispettato, ma strutture fondamentali per il futuro del Paese, soprattutto in una fase di transizione tecnologica accelerata dalla drammatica vicenda della pandemia, impongono una massima cautela. Su questo tema ci si dovrà confrontare non solo nell’ambito del Governo ma anche nell’ambito parlamentare”.
“A Tim, e quindi all’Italia, servono un partner ed un piano industriale che valorizzino e rafforzino l’azienda, non un’operazione finanziaria che rischia di portare ad uno spezzatino di una realtà così importante per il Paese. Inoltre, visti i non brillanti risultati degli ultimi mesi, il cambio ai vertici auspicato da più parti pare tema non più rinviabile”, è il commento del segretario della Lega Matteo Salvini.
Il Governo “dovrebbe intervenire e completare il processo per la rete unica, ma non c’è solo la questione di Telecom. Penso anche a quello che sta accadendo in Generali, dove Mediobanca, da anni, fa il cavallo di Troia dei francesi in Italia. Del Vecchio e Caltagirone stanno portando avanti una coraggiosa battaglia contro un pessimo management in Generali e Mediobanca. Il sistema bancario italiano e Cdp dovrebbero aiutarli”, evidenzia il leader di Azione Carlo Calenda.
Stefano Fassina, deputato di Leu, sostiene che “c’è bisogno di un intervento dello Stato che, nel quadro di una strategia delle telecomunicazioni, assicuri il controllo pubblico della rete, della rete unica in fibra ottica da completare e poi dei cloud per i dati sensibili delle amministrazioni. Su tutto questo vogliamo che il Governo si confronti col Parlamento. Open Fiber può essere il player, la società che acquisisce l’infrastruttura Tim di rete, compresa Tim Sparkle, decisiva per la sicurezza nazionale. Questa è la strategia che il Governo dovrebbe portare avanti”.
“La rete -deve essere di proprietà pubblica e il servizio deve essere venduto in libera concorrenza. Per questo lo Stato con Cassa Depositi e Prestiti faccia una scelta uscendo dalla Tim e favorendo da una posizione di forza questa operazione”: ha detto la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. “Telecom è un grande tema. Secondo me è assolutamente intollerabile che in una nazione come la nostra la rete di comunicazione sia in mano agli stranieri che siano francesi o americani non me ne frega niente. Noi abbiamo portato una mozione in Parlamento in cui si diceva che la rete deve essere pubblica, controllata dallo Stato”.
Giorgetti in audizione al Copasir
Ha deciso di non esprimersi sull’offerta di Kkr il Copasir: “Su Tim il Comitato parlamentare sulla sicurezza della Repubblica farà le sue valutazioni e poi se vuole si esprimerà”, si è limitato a dire il presidente Adolfo Urso a margine di un evento. Intanto è fissata per giovedì 25 novembre alle 11,30, l’audizione del Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti in Commissione nell’ambito di un ciclo di audizioni sulle aspettative di sviluppo della difesa comune europeo. Occasione in cui non è escluso che si faccia il punto sull’offerta di Kkr.
I sindacati annunciano la mobilitazione nazionale
I sindacati delle tlc avviano le procedure di legge “per la proclamazione dello stato di agitazione e le iniziative di sciopero a sostegno della vertenza in oggetto in tutte le aziende italiane del Gruppo Tim”. Così in una lettera firmata da Slc Cgil Fistel Cisl e Uilcom Uil inviata ai dirigenti dell’azienda Luciano Sale, Human Resources, Organization & Real Estate e Giovanni Pipita Trade Union Relations. Nelle motivazioni delle procedure di raffreddamento si indicano: incertezze societarie e possibile ennesimo cambio di proprietà. Difesa dei perimetri occupazionali e Piano industriale di rilancio aziendale.
Le Segreterie Nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil evidenziano che “la rete ed il settore delle Tlc sono centrali per portare il Paese a cogliere gli importanti e sfidanti obiettivi relativi alla digitalizzazione ed innovazione, quelli indicati nel Pnrr, avere notizia che un gruppo di lavoro è deputato a seguire una vicenda strategica per il Paese sulla quale i riflettori sono puntati da decenni ci amareggia fortemente. Non averci convocato e non essere ascoltati dalle Istituzioni governative coinvolte, in un contesto che evolve vorticosamente, non è uno sgarbo alle Organizzazioni sindacali confederali ma a decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori occupati nel gruppo Tim e nel settore Tlc, cittadine e cittadini dell’Italia. La difesa degli attuali livelli occupazionali ed il loro sviluppo non possono passare dal rimanere in attesa di cosa farà il mercato o da un gruppo di lavoro, la politica nella sua più alta rappresentazione ovvero i Ministri ed il Presidente del Consiglio prenda una posizione urgente e chiara che preservi le infrastrutture del Paese e gli occupati del settore”.
“Non possiamo ripetere gli errori del passato quando si lasciò privatizzare Telecom disperdendo una competenza che oggi c’è bisogno di rilanciare e rafforzare”, ha detto il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a margine dell’assemblea dei lavoratori Iren a Torino. “Non abbiamo ancora una rete di nuova generazione che sia in grado di connettere il nostro Paese. Quindi, quello che deve essere realizzato e anche analizzato rispetto alla proposta avanzata dal fondo americano è quale sistema vogliamo costruire sulle telecomunicazioni. Essendo un settore strategico pensiamo che il governo non debba lasciare fare al mercato, ma debba essere in grado di porre indirizzi e condizioni capaci di costruire la rete unica in tutto il Paese”. Secondo Paolo Capone, Segretario Generale dell’Ugl il Governo deve valutare il ricorso al Golden power. “Gli interessi del Paese, fra cui la protezione dei dati sensibili, vengono prima delle logiche di mercato. Chiediamo un confronto per discutere di un piano industriale che acceleri la creazione di una rete unica, indispensabile per connettere il territorio e favorire il processo di digitalizzazione. In tal senso, occorrono investimenti infrastrutturali per rilanciare il settore delle telecomunicazioni, salvaguardare i livelli occupazionali e garantire lo sviluppo e la modernizzazione del Paese”.