LA RICERCA

Bambini e videogiochi, allarme Federprivacy: “Dati personali a rischio”

Il 93,8% delle app di gaming spia i comportamenti online. Nicola Bernardi: “Mancano all’appello i data protection officer”. E da un report Kaspersky-Giffoni Innovation Hub emerge anche il pericolo “catfishing”

Pubblicato il 30 Set 2020

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Il 93,8% delle app di giochi spia i comportamenti dei giovani attraverso l’uso di tracker, mentre l’87% non ha o non indica un data protection officer. E’ l’allarme lanciato da Federprivacy, con il presidente Nicola Bernardi che richiama l’attenzione sul fatto che queste app “vengono presentate come innocui giochi per i soggetti più vulnerabili ma raccolgono massivamente informazioni profilando su larga scala i loro comportamenti online”. Quello lanciato da Federprivacy non è però l’unico allarme nei riguardi dei servizi online rivolti al pubblico delle nuove generazioni. A questo si aggiunge infatti quello di Kaspersky, che si concentra sul catfishing e denuncia come a oltre 6 ragazzi su 10 sia capitato di imbattersi in profili falsi sui social”.

La ricerca di Federprivacy

 Secondo lo studio realizzato dall’osservatorio dell’associazione, effettuato sulle principali app di giochi rivolte ai più giovani dal Play Store di Google, su un campione di 500 app è i emerso che 469, pari al 93,8%, contengono tracker di profilazione online che di fatto spiano i comportamenti online dei giovanissimi utenti, mentre 498, il 93,6%, richiedono mediamente 10 permessi di accesso a varie funzioni o parti di informazioni presenti sul device in cui sono installate. Nel 41,8% dei casi inoltre gli sviluppatori hanno sede in paesi considerati non sicuri perché non garantiscono un sufficiente livello di protezione dei dati personali.

Quanto poi alla compliance rispetto al Gdpr, l’87% delle app esaminate non dichiarano di aver nominato un Data Protection Officer incaricato di vigilare sul rispetto della privacy, a cui gli utenti dovrebbero potersi rivolgersi in ogni momento per esercitare i loro diritti, come risposto dal regolamento Ue sulla protezione dei dati personali.

“Che centinaia di app scaricate da milioni di minori italiani ed europei non abbiano adempiuto alla nomina di un Dpo o che in ogni caso abbiano omesso di pubblicarne i recapiti per contattarlo è una questione grave Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy – Auspichiamo quindi che le autorità di controllo non indugino a far luce su cosa facciano effettivamente queste app con i dati dei minori, specialmente quando si tratta dei soggetti più vulnerabili quali sono i bambini, e adottando nei confronti dei trasgressori i provvedimenti sanzionatori previsti dal Gdpr, che è ormai operativo da oltre due anni.”

Tra gli altri risultati della ricerca, risalta anche che il 90,8% delle app contenga avvisi pubblicitari e abbia nel contempo tracker di profilazione per proporre quindi ai giovani utenti annunci mirati in base ai loro gusti e alle loro preferenze. Inoltre, ben 459 sulle 500 app esaminate (91,8%) contengono tracker di Google, 273 contengono tracker di Facebook (54,6%), mentre sono pochi i casi in cui sono stati rilevati tracciatori online di Amazon (5,6%) e di Microsoft (3%).

“Purtroppo regolamenti e leggi sono incapaci di andare al di là di norme generali e si dimostrano molto spesso di difficile interpretazione, quasi sempre di complicata attuazione – sottolinea l’avvocato Antonio Ciccia Messina, presidente di Persone & Privacy e legale esperto di protezione dati – Se e quando il consenso di un quindicenne possa essere considerato un vero consenso, o quando i genitori possano essere accantonati e il minore possa tuffarsi da solo nella rete virtuale, o ancora chi debba difendere i diritti di un minore quando i suoi dati sono stati violati, sono solo alcuni degli interrogativi più scottanti, talvolta rimossi e relegati nel limbo delle incertezze. Peraltro, le risposte non possono essere lasciate all’angoscia di singoli procedimenti giudiziari, magari a fattaccio avvenuto”.

L’allarme di Kaspersky

 Sul fenomeno del catfishing è invece focalizzato il report di Kaspersky in collaborazione con il Giffoni Innovation Hub, nato con l’intenzione di sensibilizzare i ragazzi e i loro genitori sul fenomeno delle false identità online.

Il problema della sicurezza in chat, emerge dalla ricerca, è decisamente sentito dai ragazzi italiani, che iniziano a frequentare i social molto presto: quasi il 40% apre il primo profilo prima dei 12 anni e oltre l’80% prima dei 14. Ad oltre 6 intervistati su 10 – si legge in una nota di Kaspersky – è capitato di imbattersi in profili falsi, avendo avuto però la capacità di saperli riconoscere. Se oltre il 65% considera dunque fondamentale informarsi e l’85% è cosciente della serietà del fenomeno, sono in particolare le ragazze le più preparate sul tema (62%), contro il 43% dei maschi, e anche le più sensibili, ritenendo importante sapere con chi si chatta realmente: il 73%, infatti, dà un voto massimo a questo aspetto, rispetto al 50% dei maschi.

In generale il Catfishing viene visto come qualcosa che coinvolge soprattutto i giovanissimi (citato dal 72% dei rispondenti), anche se il 17% pensa riguardi principalmente il mondo degli adulti e il 13% solo persone molto deboli e fragili. Alcuni, inoltre, sottovalutano il pericolo e non lo ritengono tale, a meno che non si tramuti in truffa economica, ricatto o minaccia (14%).

“Negli ultimi mesi c’è stato un forte aumento dell’uso dei dispositivi digitali necessari al lavoro da casa e alla didattica a distanza, ma è cresciuto anche l’uso dei social e di nuove piattaforme di comunicazione, soprattutto da parte dei più giovani, costretti a relazionarsi durante la quarantena solo in questo modo – sottolinea Morten Lehn, general manager Italy di Kaspersky – Oltre dunque ai benefici offerti dalla possibilità di essere sempre connessi, è fondamentale tenere presente che gli adolescenti sono naturalmente i più esposti alle minacce della rete. Per questo motivo è importante creare progetti e iniziative per una vita digitale sicura e per informare i ragazzi sui pericoli del mondo online. Un impegno che con Kaspersky ci siamo presi da tempo e che stiamo proseguendo, con l’obiettivo di fornire strumenti educativi a genitori e insegnanti, che possano guidare all’uso corretto del mondo digitale fin dall’infanzia”.

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