Il documento conclusivo è atteso a breve. Ma intanto Agcom, Antitrust e Garante Privacy hanno deciso di anticipare, in un draft “sintetico” le principali linee guida di cooperazione sul tema privacy e big data frutto dell’indagine conoscitiva congiunta avviata il 30 maggio 2017, che ha sortito a giugno dello scorso anno la pubblicazione di alcuni risultati intermedi, alias del Big Data Interim report adottato dall’Agcom e di un rapporto che illustra i risultati di un’indagine campionaria, condotta dall’Autorità Antitrust, volta a indagare la propensione degli utenti di servizi on-line a consentire l’utilizzo dei propri dati a fronte dell’erogazione dei servizi.
Undici le “raccomandazioni” messe nero su bianco nel documento pubblicato oggi sui siti delle tre Autorità. Ma è soprattutto nelle conclusioni del paper che si delinea la strategia prossima ventura al fine di garantire una maggiore tutela in tema di privacy tenendo conto delle implicazioni legate ai Big data.
“Le sfide poste dallo sviluppo dell’economia digitale e dai Big Data richiedono uno sfruttamento pieno delle sinergie esistenti tra strumentazione ex ante ed ex post, a tutela della privacy, della concorrenza, del consumatore e del pluralismo – si legge in calce al documento -. Agcm, Agcom e Garante per la protezione dei dati personali, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze, possono meglio garantire i propri obiettivi istituzionali, nella misura in cui sapranno cogliere a pieno le opportunità offerte da una proficua cooperazione. A tal fine, le tre Autorità, nell’esercizio delle competenze complementari ad esse assegnate e che contribuiscono a fronteggiare le criticità dell’economia digitale, si impegnano a strette forme di collaborazione negli interventi che interessano i mercati digitali, anche attraverso la sottoscrizione di un memorandum of understanding”, per l’istituzione di un “coordinamento permanente” fra le tre Autorità.
Non solo: si punta a rafforzare i campi di azione delle Authority. “Al fine di consentire una piena comprensione dei nuovi fenomeni in atto nell’economia digitale, appare opportuno il rafforzamento dei poteri di acquisizione delle informazioni da parte di Agcm ed Agcom al di fuori dei procedimenti istruttori (indagini conoscitive, attività pre-istruttoria), anche prevedendo la possibilità di irrogare sanzioni amministrative in caso di rifiuto o ritardo nel fornire le informazioni richieste o in presenza di informazioni ingannevoli od omissive”. In questa direzione – puntualizza il documento – è peraltro orientata la cornice normativa in materia di protezione dei dati personali (cfr. artt. 157 e 166, comma 2, del Codice in materia di protezione dei dati personali).
Determinante il ruolo della politica: “Governo e Parlamento si interroghino sulla necessità di promuovere un appropriato quadro normativo che affronti la questione della piena ed effettiva trasparenza nell’uso delle informazioni personali (nei confronti dei singoli e della collettività” si legge al punto 1 del Documento. Azione che deve fare il paio con un “rafforzamento della cooperazione internazionale sul disegno di policy per il governo dei Big Data” (punto 2).
Fra le altre raccomandazioni la promozione di una “policy unica e trasparente circa l’estrazione, l’accessibilità e l’utilizzo dei dati pubblici al fine della determinazione di politiche pubbliche a vantaggio di imprese e cittadini. Sarà necessario un coordinamento tra tale policy e le strategie europee già esistenti per la costituzione di un mercato unico digitale”. E sarà anche necessario “ridurre le asimmetrie informative tra utenti e operatori digitali, nella fase di raccolta dei dati, nonché tra le grandi piattaforme digitali e gli altri operatori che di tali piattaforme si avvalgono”.
Sul fronte più specifico della concorrenza l’indicazione va verso una riforma del controllo delle operazioni di concentrazioni” al fine di aumentare l’efficacia dell’intervento delle autorità di concorrenza” tenendo conto che “con la diffusione dei Big Data il controllo delle concentrazioni assume una nuova centralità” . Last but not least bisognerà “agevolare la portabilità e la mobilità di dati tra diverse piattaforme, tramite l’adozione di standard aperti e interoperabili”, suggeriscono le Autorità.